sabato 30 giugno 2012

Il Papa torna a Loreto cinque anni dopo l'Agorà e cinquanta dopo Giovanni XXIII (Izzo)

PAPA: TORNA A LORETO 5 ANNI DOPO AGORA' E 50 DOPO GIOVANNI XXIII


Salvatore Izzo 

(AGI) - CdV, 30 giu. 



Cinque anni dopo l'Agora' dei giovani che porto' sulla spianata di Montorso oltre mezzo milione di ragazzi di tutta Italia, Benedetto XVI torna a Loreto il prossimo 4 ottobre. La data e' stata scelta perche' ricorreranno quel giorno 50 anni esatti dallo storico pellegrinaggio di Giovanni XXIII che lascio' il Vaticano in treno per recarsi in Umbria ad Assisi e nella citta' mariana delle Marche. La notizia era attesa e ieri e' stato l'arcivescovo di Loreto, Giovanni Tonucci, a comunicarla ai fedeli nel corso della celebrazione vespertina nel Santuario.
L'annuncio della visita con relativo programma e' stato reso noto ieri nel corso di una messa espressamente dedicata al Pontefice nella festa dei santi Pietro e Paolo e presieduta dallo stesso arcivescovo nella Basilica lauretana. 

"Questa decisione di Benedetto XVI ci riempia di gioia e di orgoglio - ha detto l'arcivescovo Tonucci durante l'omelia di ieri - faremo di tutto perche' il Papa possa sentire il calore della nostra accoglienza, in questa citta'-santuario che e' a Lui particolarmente cara. Questa predilezione del Papa ci impegna a vivere questa visita come un'occasione di approfondimento e di rinnovamento spirituale, a cui fin da ora esorto tutti i carissimi fratelli e sorelle della prelatura di Loreto. Il programma dettagliato previsto per il 4 ottobre verra' reso noto tra qualche tempo, nel frattempo si sa che il Papa ha espresso l'intenzione di celebrare una messa in Basilica".
"Cosi' come papa Roncalli venne per affidare alla Madonna il Concilio che si sarebbe aperto da li' a poco - ha spiegato su Avvenire l'arcivescovo Tonucci - cosi' papa Benedetto XVI verra' per affidare all'intercessione della Vergine Maria i lavori del Sinodo dei vescovi e l'Anno della fede". 

Il quotidiano della Cei riporta oggi in proposito le parole di Giovanni XXIII pronunciate a Loreto: "O Maria, o Maria, Madre di Gesu' e Madre nostra! Qui siamo venuti stamane per invocarvi come prima stella del Concilio, che sta per avviarsi; come luce propizia del nostro cammino, che si volge fiducioso verso la grande assise ecumenica che e' universale aspettazione". Nel discorso ufficiale di apertura del Concilio Vaticano II poi il Papa ricordo' cosi' il suo pellegrinaggio lauretano: "O Maria, Auxilium Christianorum, Auxilium Episcoporum, della cui predilezione abbiamo avuto nuova prova nel tuo tempio di Loreto, ove rimeditammo il mistero dell'Incarnazione, volgi ogni cosa a esito felice e propizio".  


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Martedì il Papa si trasferisce a Castel Gandolfo. "Pausa" estiva densa di impegni. L'analisi di TMNews


Papa/ In settimana Castel Gandolfo, a Strasburgo esame Moneyval


'Pausa' estiva densa di impegni, da Ior a Vatileaks a lefebvriani


Città del Vaticano, 30 giu. (TMNews) 


Arriva la pausa estiva per il Papa, ma sarà solo parzialmente un periodo di riposo. Da martedì Joseph Ratzinger si trasferisce a Castel Gandolfo.
Ormai da tre anni Benedetto XVI, 85 anni, evita l'alta quota della montagna, poco salubre per la pressione circolatoria, e si ritira nel palazzo apostolico sulle pendici del lago albano. Il luogo è più fresco della città eterna e concilia meglio, tanto più con le temperature alte di questi giorni, il riposo.
"Nel periodo estivo sono sospese tutte le udienze private", ha reso noto un comunicato della prefettura della casa pontificia pubblicato oggi. "Le udienze generali del mercoledì - sospese nel mese di luglio - riprenderanno da mercoledì primo agosto a Castel Gandolfo Nelle domeniche e nelle solennità durante il periodo estivo la preghiera mariana dell'Angelus avrà luogo nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo".
Tradizionalmente il Papa usa i tre mesi estivi (l'anno scorso tornò in Vaticano a inizio ottobre) per allentare i ritmi di lavoro e concedere maggiore tempo ed energie alle attività più amate: la lettura, il pianoforte e la scrittura. Dopo i primi due libri su 'Gesù di Nazaret' ora dovrebbe comporre l'ultimo volume dedicato all'infanzia del Salvatore. Non è escluso che metta mano ad una quarta enciclica (il teologo e liturgista Nicola Bux ha espresso la speranza che sia dedicata alla liturgia a partire dalla fede). Preparerà poi i discorsi per il rientro, e in particolare quelli per l'impegnativo viaggio che lo attende in Libano dal 14 al 16 settembre, una trasferta che sarà fortemente influenzata dall'evoluzione della guerra civile in corso in Siria.
Gli impegni pubblici, per il resto, sono pochi e confinati nella zona dei Castelli romani. Lunedì 9 luglio dovrebbe visitare i verbiti di Nemi il mercoledì successivo assistere ad un concerto offerto dal maestro Daniel Baremboim nel Palazzo apostolico, domenica 15 luglio messa a Frascati (sede suburbicana del 'cardinale vescovo' Tarcisio Bertone, segretario di Stato vaticano), il giorno di Ferragosto, come ogni anno, celebrazione mattutina dell'Assunta nella chiesetta centrale di Castel Gandolfo.
Il Papa, ovviamente, seguirà dai Colli albani il governo della Chiesa cattolica mondiale. Se solitamente gli impegni si diradano in estate, però, quest'anno è diverso. Il frangente è agitato. Innanzitutto il Papa non sarà accompagnato nel 'buen retiro' affacciato sul lago di Castel Gandolfo dal suo maggiordomo. Paolo Gabriele è stato arrestato il 23 maggio per furto aggravato di documenti riservati della Santa Sede - il cosiddetto caso Vatileaks - e da allora è rinchiuso in una cella di sicurezza nella caserma della gendarmeria vaticana. Gli arresti domiciliari gli sono stati sinora negati e non si prevede attualmente una data di inizio del processo a suo carico. Gabriele viene interrogato dai magistrati vaticani con una qualche sporadicità e le sue informazioni vengono utilizzate dagli inquirenti e dai gendarmi per ulteriori perquisizioni e interrogatori finalizzati a individuare eventuali complici e mandanti - vaticani o italiani - dell'assistente di camera del Papa. Intanto, discretamente e senza limiti di mandato, tre cardinali nominati dal Papa - Julian Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi - procedono in "audizioni" di funzionari e maggiorenti, laici e chierici, nel quadro di un'inchiesta parallela di cui riferiscono esclusivamente a Benedetto XVI.
Il caso Vatileaks, intanto, ha innescato una sorta di 'crisi di Governo' in Vaticano. Sabato scorso, dopo una riunione con i capi-dicastero, il Papa ha ricevuto nel suo appartamento cinque cardinali di peso - Pell, Ouellet, Tauran, Ruini, e Tomko - che, "in forza della loro grande e varia esperienza di servizio della Chiesa, non solo nell'ambito romano ma anche internazionale, - ha spiegato nell'occasione il portavoce vaticano Federico Lombardi - possono utilmente scambiare con lui considerazioni e suggerimenti per contribuire a ristabilire il desiderato clima di serenità e di fiducia nei confronti del servizio della Curia Romana".
Il portavoce Lombardi ha successivamente smentito - come ricostruito dalla stampa - che sia in vista un cambio di guardia in segreteria di Stato, sebbene l'affaire delle fughe di notizie abbia spinto personalità del calibro del card. André Vingt-Trois, arcivescovo di Parigi, a denunciare un mal funzionamento della Curia romana e prevedere un prossimo pensionamento di Bertone, che a dicembre prossimo compirà 78 anni. Nel toto-nomine fioccano i nomi più disparati, dai cardinali Mauro Piacenza e Leonardo Sandri, ai maggiorenti della segreteria di Stato - il ministro degli Esteri Dominique Mamberti, il 'sostituto' Angelo Becciu - ai nunzi apostolici in Canada (Pedro Lopez Quintana), Venezuela (Piero Parolin) o Francia (Luigi Ventura). Difficilmente Bertone andrà in pensione prima dell'età a cui si ritirò il suo predecessore Angelo Sodano, 78 anni e sei mesi, ma il Papa intenderebbe comunque mettere mano, nei prossimi mesi, a qualche modifica nell'organigramma e nello stile di governo. La festa dei Santi Pietro e Paolo di ieri è stata occasione per altri colloqui riservati di Benedetto XVI con arcivescovi giunti a Roma da tutto il mondo per la consegna del 'pallio' nella basilica vaticana. E la quiete di Castel Gandolfo potrebbe essere proprizia per ulteriori incontri.
Dal palazzo apostolico estivo, intanto, il Papa osserverà quanto accade la prossima settimana a Strasburgo. Da lunedì a venerdì si riunisce l'assemblea plenaria di Moneyval, l'organismo responsabile dell'anti-riciclaggio per il Consiglio d'Europa. E mercoledì dovrebbe affrontare il rapporto relativo al Vaticano, che da pochi anni sta tentando - con polemiche tra cardinali, una prima legge poi emendata, le indagini della Procura di Roma sullo Ior - di entrare nella 'white list' dei paesi trasparenti, conformando così la propria normativa agli standard internazionali divenuti vincolanti con la circolazione nella Città Leonina dell'euro con l'effige papale. Da alcune anticipazioni filtrate sulla stampa italiana, il Vaticano potrebbe essere parzialmente bocciato (sarebbero negativi otto su sedici previsioni-chiave) ma dovrebbe comunque incassare un primo, condizionato via libera. Una partita che si intreccia, ancorché a distanza, con la scelta del nuovo presidente dello Ior (le consultazioni sono iniziate questa settimana) dopo la abrasiava sfiducia che il 'board' ha votato a fine maggio a Ettore Gotti Tedeschi.
C'è infine un ultimo dossier che sta a cuore al Papa e potrebbe impegnarlo durante l'estate: il rientro dei lefebvriani nella Chiesa cattolica. Nel corso del pontificato Benedetto XVI ha fatto diverse mosse per chiudere lo scisma che questa fraternità sacerdotale ha aperto negli anni Ottanta - ha liberalizzato la 'messa in latino', ha tolto la scomunica ai vescovi lefebvriani, ha aperto con loro un negoziato dottrinale - e la questione sembrava vicina a una conclusione. Senonché, dopo molte polemiche all'interno dei tradizionalisti tra falchi e colombe, ieri il superiore, mons. Beranrd Fellay, ha dichiarato che le trattative con la Santa Sede sono ad un "punto morto" perché la discussione dottrinale "è tornata al punto di partenza" e nella Chiesa "alcuni tirano, vogliono andare ancora più in là verso il progressismo e verso le sue conseguenze, altri che cercano di fare correzioni, e siamo in mezzo come una pallina di ping pong che tutti colpiscono". Salvo sconvocazione, un 'capitolo generale' dei lefebvriani dovrebbe svolgersi appunto nei prossimi giorni. Mentre il Papa inizia una pausa estiva che tutto sembra fuorché una vacanza.


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La fraternità cristiana. L'omelia della Santa Messa nella Festa dei Santi Pietro e Paolo (Vian)


La fraternità cristiana


Con un'omelia tanto bella quanto profonda - che va ben al di là della contingenza, ma naturalmente la illumina - Benedetto XVI ha celebrato la festa degli apostoli Pietro e Paolo. Circondato secondo la consuetudine dagli arcivescovi metropoliti (provenienti quest'anno da ventidue Nazioni dei cinque continenti) a cui ha consegnato il pallio e alla presenza di una delegazione della Chiesa sorella di Costantinopoli, in una basilica dove si sono innalzati i canti meravigliosi del coro anglicano di Westminster Abbey uniti a quelli della Sistina.
Non ci poteva essere un'immagine più eloquente della dimensione cattolica ed ecumenica (due sinonimi, non solo etimologicamente) della Chiesa e della fraternità cristiana che essa esprime. Una fraternità - tema caro già al giovane Ratzinger - che il Papa ha presentato questa volta parlando dei due patroni principali della città, i nova sidera celebrati nella seconda metà del iv secolo da Damaso. Come ha spiegato Benedetto XVI, i due apostoli sostituiscono non solo le figure mitiche di Romolo e Remo ma rovesciano l'immagine tragica di Caino e Abele inaugurando «un nuovo modo di essere fratelli» reso possibile da Cristo.
Questa è la nuova fraternità cristiana che hanno realizzato Pietro e Paolo, inseparabili «benché assai differenti umanamente l'uno dall'altro e malgrado nel loro rapporto non siano mancati conflitti» ha voluto puntualizzare il Papa con perfetta aderenza ai dati storici della tradizione cristiana. Un profondo realismo teologico che Benedetto XVI ha subito dopo applicato alla figura di Pietro, per grazia di Dio pietra e roccia, e cioè «fondamento visibile su cui è costruito l'intero edificio spirituale della Chiesa». Ma questo stesso discepolo «che, per dono di Dio, può diventare solida roccia, si manifesta anche - ha insistito il Pontefice - per quello che è, nella sua debolezza umana»: una pietra d'inciampo a cui il Signore chiede di mettersi al suo seguito.
È questa la scena fondante che anticipa e illumina secondo Benedetto XVI il dramma storico del papato: fondamento della Chiesa «grazie alla luce e alla forza che vengono dall'alto», luce e forza che sole possono trasformare quella «debolezza degli uomini» presente lungo i secoli nella stessa Chiesa. Ma nonostante queste debolezze e imperfezioni che il Pontefice conosce e delle quali si fa carico in prima persona - non possono qui non tornare alla mente le accorate parole sulla sporcizia nella Chiesa scritte dal cardinale Ratzinger per la Via Crucis al Colosseo poco prima di essere eletto Papa - lo sguardo di Benedetto XVI è fisso sulla promessa di Cristo che il male non avrà l'ultima parola.
Promessa contenuta in quel non praevalebunt che non a caso Gesù rivolge allo stesso Pietro e che il Papa già rintraccia nel racconto della vocazione del profeta Geremia. Con parole di speranza che rassicurano il primo degli apostoli riguardo al futuro della Chiesa. Parole che si estendono «a tutti i tempi».
  
g.m.v.


(©L'Osservatore Romano 1° luglio 2012)

Il Papa: prego per i nuovi arcivescovi perchè abbiano gioia e fedeltà. Benedetto XVI si sposta a Castel Gandolfo. Le udienze generali riprendono il 1° agosto (Izzo)

PAPA:PREGO PER NUOVI ARCIVESCOVI PERCHE' ABBIANO GIOIA E FEDELTA'


Salvatore Izzo 

(AGI) - CdV, 30 giu. 



"Vi assicuro la mia costante preghiera, affinche' possiate svolgere con gioia e fedelta' il vostro ministero episcopale, per edificare nella carita' le vostre Comunita' diocesane, sostenendole nella testimonianza della fede e aiutandole ad evidenziare sempre piu' il rinnovato entusiasmo dell'incontro con la persona del Cristo". 
Lo ha detto il Papa ai 41 nuovi arcivescovi dei 5 continenti ai quali ha imposto ieri il 'pallio' nella Basilica di San Pietro. "La vostra presenza a Roma presso la tomba degli Apostoli, con i fedeli che vi fanno corona, manifesta in modo visibile - ha spiegato - l'universalita' della Chiesa".
"Cari fratelli e sorelle - ha esortato il Pontefice rivolgendosi poi direttamente ai fedeli che gremivano l'Aula Nervi - portate nelle vostre comunita' l'esperienza di intensa spiritualita' e di autentica unita' evangelica di queste giornate, affinche' essa tocchi il cuore dei credenti e si riverberi nell'intera societa', lasciando tracce di bene". "L'intercessione della celeste Madre di Dio e degli Apostoli Pietro e Paolo, ottengano al popolo cristiano la capacita' di far risplendere nel mondo, attraverso la tenace e limpida testimonianza dei singoli, la parola di verita' che il Signore Gesu' ci ha lasciato in dono", ha quindi auspicato Ratzinger ricordando che la comunita' ecclesiale e' "chiamata a far conoscere Cristo e annunciare il Vangelo in tutti i continenti e nelle varie lingue".
Il Papa tedesco ha poi rivolto il suo pensiero "in primo luogo" ai "cari Pastori della Chiesa che e' in Italia! Saluto Lei, monsignor Francesco Moraglia, patriarca di Venezia; saluto Lei, monsignor Filippo Santoro, arcivescovo di Taranto; e Lei, monsignor Arrigo Miglio, arcivescovo di Cagliari". "Saluto con affetto - ha infine concluso dopo aver elencato anche gli altri presuli, paese per paese - ciascuno di voi, venerati e stimati fratelli metropoliti, e con voi saluto i familiari, gli amici e i fedeli affidati alle vostre cure pastorali, che vi fanno corona in queste giornate cosi' significative". 



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PAPA: MARTEDI' SI SPOSTA A CASTELGANDOLFO, UDIENZE RIPRENDONO 1/8


Salvatore Izzo 

(AGI) - CdV, 30 giu. 



Dal pomeriggio di martedi' Benedetto XVI si trasferisce nel Palazzo Apostolico di Castelgandolfo. 
Lo ha reso noto la prefettura della Casa Pontificia precisando che "nel periodo estivo sono sospese tutte le udienze private. 
E che le udienze generali del mercoledi' - sospese nel mese di luglio - riprenderanno da mercoledi' primo agosto a Castelgandolfo". "Nelle domeniche e nelle solennita' durante il periodo estivo la preghiera mariana dell'Angelus avra' luogo - come e' consuetudine - nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo". 


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Padre Ayuso Guixot nuovo segretario del dicastero per il Dialogo Interreligioso

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Un islamista per il dialogo (Tornielli)

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Il Papa nomina due nuovi vescovi in Vietnam. Nessun curiale fra i presidenti del Sinodo ma Asia, Africa e A. Latina. L'islamista Ayuso Guixot neo segretario del dicastero per il dialogo interreligioso (Izzo)

VATICANO-VIETNAM: PAPA NOMINA DUE NUOVI VESCOVI


Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 30 giu. 



Tra Vaticano e Vietnam continua il dialogo e il Papa ha potuto nominare oggi due vescovi ordinari, accettando la rinuncia per ragioni di eta' al governo pastorale della diocesi di Phu Cuong presentata da monsignor Pierre Tran ?inh Tu e della diocesi di Quy Nhon presentata da monsignor Pierre Nguyen Soan. In entrambe le sedi succede il coadiutore: a Phu Cuong monsignor Joseph Nguyen Tan Tuoc e a Quy Nhon monsignor Matthieu Nguyen Van Khoi. 


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SINODO: NESSUN CURIALE TRA PRESIDENTI MA ASIA, AFRICA E A.LATINA


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 30 giu. 


Non c'e' nessun cardinale di Curia ne' europeo tra i tre presidenti delegati del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione che si terra' in Vaticano dal 7 al 28 ottobre. Il Papa ha nominato infatti il Cardinale John Tong Hon, vescovo di Hong Kong (Cina), il cardinale Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara (Messico) e il cardinale Laurent Monsengo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa (Repubblica Democratica del Congo). Arriva dagli Stati Uniti pero' il relatore generale, che e' l'arcivescovo di Washington Donald William Wuerl. Il segretario speciale e' invece monsignor Pier Marie Carre', arcivescovo di Montpellier in Francia. 


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PAPA:ISLAMISTA AYUSO GUIXOT NEO SEGRETARIO DIALOGO INTERRELIGIOSO


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 30 giu. 


Il grande islamista Miguel Angel Ayuso Guixot, dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesu', docente a Khartoum, poi al Cairo e quindi al Pontificio Istituto di Studi Arabi e d'Islamistica, dove ha in seguito ricoperto fino a oggi l'ufficio di presidente, e' il nuovo segretario del dicastero per il dialogo interreligioso. Sostituisce il nunzio apostolico Luigi Celata, gia' braccio destro del cardinale Agostino Casaroli, che lascia per ragioni di eta'. Sessantenne, padre Ayuso Guixot ha presieduto vari incontri di dialogo interreligioso in Africa (Egitto, Sudan, Kenya, Etiopia e Mozambico) e parla anche l'arabo, l'inglese, il francese e l'italiano. 


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Il Papa a Loreto. Mons. Tonucci: nei momenti importanti la Chiesa si rivolge a Maria


Il Papa a Loreto. Mons. Tonucci: nei momenti importanti la Chiesa si rivolge a Maria


Affidare alla Madonna i buoni esiti del sinodo della Nuova Evangelizzazione e dell’Anno della fede. La volontà di Benedetto XVI, resa nota ieri, di recarsi al Santuario di Loreto, il prossimo 4 ottobre, richiama alla mente la scena del Cenacolo quando la Vergine prega accanto agli Apostoli che si apprestano a iniziare la loro missione. L’arcivescovo prelato del Santuario lauretano, mons. Giovanni Tonucci, riflette sul valore di questa visita, a 50 anni da quella che Giovanni XXIII fece alla vigilia del Vaticano II. L’intervista è di Alessandro De Carolis:  


R. – Lo vedo come un gesto profetico, quindi un grande annuncio per la Chiesa intera: nei momenti fondamentali la Chiesa si rivolge a Maria e chiede a Lei di accompagnarci in questo cammino. Il Sinodo, l’Anno della fede, sono momenti importanti per il cammino della nostra Chiesa e quindi come allora fece Papa Giovanni, ora Papa Benedetto ripete lo stesso gesto in qualche modo ripercorrendo lo stesso itinerario e guardando verso lo stesso Santuario come punto di riferimento più tradizionale più vero della devozione mariana della Chiesa. Io l’ho sentito come un grande incoraggiamento verso una dimensione teologica della dimensione mariana della Chiesa che è estremamente incoraggiante ed è già di per se stessa una grossa lezione.


D. – Come pastore responsabile di un luogo di preghiera tra i più frequentati della cristianità, cosa crede porterà alla Chiesa l’Anno della fede?


R. – Io credo che dovrà portare una grande attenzione alla riflessione sul lavoro fatto ai tempi del Concilio in questi 50 anni. Il Concilio ha aperto dimensioni importantissime, vorrei soltanto ricordare la maggiore attenzione nell’ascolto delle Scritture. Quello che una volta si diceva, cioè che i cattolici sono quelli che rispettano tanto la Bibbia da non aprirla mai, ormai non è più vero. C’è un grande contatto di ogni fedele con la Sacra Scrittura, attraverso la liturgia e attraverso anche la lettura personale. Io credo che durante l’Anno della fede dovremo proprio fare questo: che tutte le famiglie e gli individui che vivono la fede si rendano sempre più familiari con la Scrittura e quindi, attraverso una conoscenza biblica, sappiano interpretare meglio e capire meglio quello che è l’insegnamento della Chiesa.


D. – Il Papa sarà con voi tra poco più di tre mesi. State pensando a qualcosa di particolare in questo luogo mariano per incontrare Benedetto XVI?


R. – Io ho avuto l’informazione che il Papa celebrerà una messa in Basilica e quindi siamo ancora nel momento di esaltazione per la notizia della sua visita. Di qui, in avanti dovremo cominciare a scendere al concreto e fare in modo che questa visita e questo incontro, anche se è un incontro breve, sia il più bello e piacevole per tutti. Penso soprattutto a qualcosa - e voglio che sia così - che deve grande gioia al Santo Padre. Il Papa è amatissimo qui a Loreto, come è amatissimo in tutta la Chiesa, ma vorrei che questa sensazione di vicinanza e di amore la sentisse forte.


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Il Papa dal 3 luglio a Castel Gandolfo, sospese le udienze nel periodo estivo

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Il Papa agli arcivescovi metropoliti: sostenete le vostre comunità con fede e carità


Il Papa agli arcivescovi metropoliti: sostenete le vostre comunità con fede e carità


Benedetto XVI ha ricevuto, stamani in Aula Paolo VI, gli arcivescovi metropoliti, a cui ha imposto ieri il Pallio, assieme ai familiari e ai fedeli delle proprie diocesi. In un discorso in più lingue, il Papa ha sottolineato l’importanza del legame tra i vescovi e il Successore di Pietro. Quindi, ha esortato i nuovi metropoliti a sostenere le loro comunità “lasciando tracce di bene” in tutta la società. Il servizio di Alessandro Gisotti:  


Un’occasione gioiosa per simboleggiare, in modo visibile, l’universalità della Chiesa e la profonda comunione dei vescovi con Cristo e con il Papa. E’ quanto sottolineato da Benedetto XVI che, rivolgendosi ai nuovi metropoliti, li ha innanzitutto invitati a far tesoro delle giornate passate a Roma:


"Portate nelle vostre comunità l’esperienza di intensa spiritualità e di autentica unità evangelica di queste giornate, affinché essa tocchi il cuore dei credenti e si riverberi nell’intera società, lasciando tracce di bene”.


Il Papa si è soffermato proprio sull’importanza del sostegno che i pastori devono offrire alle proprie comunità di fedeli:


“Vi assicuro la mia costante preghiera, affinché possiate svolgere con gioia e fedeltà il vostro ministero episcopale, per edificare nella carità le vostre Comunità diocesane, sostenendole nella testimonianza della fede e aiutandole ad evidenziare sempre più il rinnovato entusiasmo dell’incontro con la persona di Cristo”.


Soffermandosi quindi sul significato del Pallio imposto ai nuovi metropoliti, il Papa ha ricordato, in polacco, che è “segno di particolare unità con Cristo e di comunione con il Successore di Pietro”, auspicando che questa “comunione pervada anche i cuori dei fedeli” di ogni diocesi. Quindi, ha aggiunto una riflessione sul Pallio, in lingua francese:


“Il rappelle aussi aux pasteurs…”


“Ricorda ai pastori – ha detto – la loro responsabilità di essere esemplari”, ricchi di amore per tutti “al fine di guidare il popolo di Dio, affidato alla propria sollecitudine pastorale”. E in spagnolo, ha ribadito l’auspicio che si incrementi “la vicinanza spirituale e i vincoli di comunione” tra le chiese particolari e la Sede Apostolica.


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DISCORSO AI METROPOLITI CHE HANNO RICEVUTO IL PALLIO

Il Papa agli Arcivescovi Metropoliti che hanno ricevuto il Pallio: "Portate nelle vostre comunità l’esperienza di intensa spiritualità e di autentica unità evangelica di queste giornate, affinché essa tocchi il cuore dei credenti e si riverberi nell’intera società, lasciando tracce di bene"

COMUNICATO DELLA PREFETTURA DELLA CASA PONTIFICIA: TRASFERIMENTO DEL SANTO PADRE A CASTEL GANDOLFO


COMUNICATO DELLA PREFETTURA DELLA CASA PONTIFICIA


Dal pomeriggio di martedì 3 luglio il Santo Padre Benedetto XVI si trasferisce nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.
Nel periodo estivo sono sospese tutte le Udienze private.
Le Udienze generali del mercoledì - sospese nel mese di luglio - riprenderanno da mercoledì 1° agosto a Castel Gandolfo.
Nelle domeniche e nelle solennità durante il periodo estivo la preghiera mariana dell’Angelus avrà luogo nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo.


Bollettino Ufficiale Santa Sede

La Basilica della Natività a Betlemme dichiarata patrimonio dell'umanità dell'Unesco (Radio Vaticana)


La Basilica della Natività a Betlemme dichiarata patrimonio dell'umanità dell'Unesco


L'Unesco ha incluso oggi, con una procedura d'urgenza, la chiesa della Natività a Betlemme tra i siti patrimonio dell'umanità. La decisione presa a San Pietroburgo con 13 sì, 6 no e 2 astenuti è stata accolta da un lungo applauso della delegazione palestinese, ma anche dalle critiche israeliane che la definiscono “totalmente politica”. Profonda delusione è stata espressa dagli Usa. E’ il primo sito dell’Anp, entrata nell’Unesco dal 2011, ad essere dichiarato patrimonio dell’Umanità. Al microfono di Paolo Ondarza il custode di Terra Santa padre Pierbattista Pizzaballa:   


R. – Devo chiarire che non è solo la Basilica ma è tutta la città vecchia di Betlemme, che comprende anche la Basilica della Natività ad essere stato dichiarato patrimonio dell’Unesco. Il presidente palestinese Abu Mazen, a suo tempo, aveva espresso le garanzie che non sarebbero stati toccati i diritti delle Chiese, i diritti di proprietà come anche di gestione. Come Chiese ortodosse, cattoliche ed armene, avevamo espresso qualche preoccupazione. Adesso esprimiamo il nostro apprezzamento all’autorità palestinese e ci auguriamo che i luoghi santi restino comunque un’isola esclusa da qualsiasi attività che non sia legata al luogo di culto ed al luogo santo.


D. – I luoghi santi, quindi, continueranno ad essere gestiti esclusivamente dalle comunità religiose oppure cambierà qualcosa?


R. – Non deve cambiare assolutamente nulla. Abbiamo avuto delle garanzie, in questo senso, e ci auguriamo che così resti.


D. – Esprimete perciò il vostro apprezzamento, con l’augurio che la decisione non venga strumentalizzata a livello politico. C’è da dire che alla soddisfazione da parte palestinese ha fatto subito eco la reazione negativa di Israele, che parla di “decisione politica”…


R. – Sì, tutto diventa politica. Noi vogliamo essere lasciati fuori da questi discorsi. I luoghi santi e di culto devono avere dinamiche diverse ed estranee alle questioni politiche locali. Non posso che ribadire quanto già detto.


D. – Ma allora che cosa cambia con l’inclusione della Chiesa della Natività di Betlemme tra i siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco?


R. – E’ sicuramente una nomina di prestigio ed è un primo conseguimento dell’autorità palestinese, come è anche un riconoscimento internazionale di un luogo che comunque era già internazionalmente riconosciuto. Dal punto di vista pratico non cambierà tantissimo se non, forse, una procedura un po’ più burocratica per eventuali interventi. E’ più una questione di prestigio che altro.


D. – Da un punto di vista della conservazione di questo importante sito, che cosa cambia?


R. – Per quanto riguarda la conservazione, la Basilica al momento ha bisogno di una grande opera di ristrutturazione e di conservazione. In ogni caso, con o senza l’Unesco, sarebbe stata eseguita ugualmente con i migliori criteri possibili.

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Sono due i luoghi fisici e simbolici del potere supremo vaticano: l’Appartamento papale e la Segreteria di Stato (Galeazzi)

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L’occasione di incontrare tanti vescovi autorevoli ha significato per Benedetto XVI estendere le consultazioni avviate sabato scorso (Ansaldo)

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Il Papa: le forze del male non prevarranno (Vecchi)

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Il Papa a Loreto sulle orme di Giovanni XXIII

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Il Papa: I Santi Pietro e Paolo brillano non solo nel cielo di Roma, ma nel cuore di tutti i credenti (Gagliarducci)


Il Papa: Pietro e Paolo stelle nel cielo di Roma


Andrea Gagliarducci


Il Pontefice ha ricordato le "colonne della Chiesa" che dalla Capitale irradiano la loro luce nel mondo.
«I Santi Pietro e Paolo brillano non solo nel cielo di Roma, ma nel cuore di tutti i credenti che, illuminati dal loro insegnamento e dal loro esempio, in ogni parte del mondo camminano sulla via della fede, della speranza e della carità». 
Benedetto XVI all’Angelus ricorda le «colonne della Chiesa», i santi Pietro e Paolo. Durante l’omelia alla Messa della mattina ha ricordato che i due santi, a Roma, non sono mai venerati separatamente, ma uniti, come una specie di contraltare di Romolo e Remo. E, alla recita dell’Angelus, ripercorre i concetti dell’omelia e li attualizza nella festa, anche popolare, della città di Roma. E da Roma, i segni di Pietro e Paolo brillano in tutto il mondo. Il 29 giugno per Benedetto XVI è un giorno speciale, perché ricorre l’anniversario della sua ordinazione (era il 29 giugno 1951). Ma è il giorno in cui il Papa impone il pallio ai nuovi arcivescovi metropoliti. Quest’anno sono 44. Due eventi che fanno sì che la Chiesa e il sacerdozio siano sempre il centro dell’omelia di Benedetto XVI. Ma è a partire dalla missione di Pietro, dal suo modo di essere roccia, che il Papa racconta anche un po’ della Chiesa di oggi. «Pietro e Paolo - dice il Papa - benché assai differenti umanamente l’uno dall’altro e malgrado nel loro rapporto non siano mancati conflitti, hanno realizzato un modo nuovo di essere fratelli, vissuto secondo il Vangelo, un modo autentico reso possibile dalla grazia del Vangelo di Cristo operante in loro». Tutt’altra storia rispetto alla prima coppia biblica di fratelli, Caino e Abele, di cui uno uccide l’altro. Cosa è cambiato con Pietro e Paolo? C’è stato il messaggio di Gesù, perché «solo la sequela di Gesù conduce alla nuova fraternità». Questo, ricorda il Papa, è «il primo fondamentale messaggio che la solennità odierna consegna a ciascuno di noi, e la cui importanza si riflette anche sulla ricerca di quella piena comunione, cui anelano il Patriarca ecumenico e il Vescovo di Roma, come pure tutti i cristiani». 
Il Papa parla della Chiesa, che «non è una comunità di perfetti, ma di peccatori che si debbono riconoscere bisognosi dell’amore di Dio, bisognosi di essere purificati attraverso la Croce di Gesù». «I detti di Gesù sull’autorità di Pietro e degli Apostoli - dice - lasciano trasparire proprio che il potere di Dio è l’amore che irradia la sua luce dal Calvario». Che è presente anche nel «dramma della storia dello stesso papato». Un Papato che è «il fondamento della Chiesa pellegrina nel tempo», anche se «lungo i secoli emerge anche la debolezza degli uomini, che solo l’apertura all’azione di Dio può trasformare». Tuttavia, aggiunge Benedetto XVI, «le forze del male, non potranno avere il sopravvento, non prevalebunt». Perché è vero, afferma il Papa, che «il discepolo che, per dono di Dio, può diventare solida roccia, si manifesta anche per quello che è, nella sua debolezza umana: una pietra sulla strada, una pietra in cui si può inciampare - in greco skandalon». Ed è per questo che c’è bisogno della grazia, per colmare la tensione «tra il dono che viene dal Signore e le capacità umane». E questa grazia, che «toglie energia alle forze del caos e del male, è nel cuore del ministero della Chiesa».

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Anno della Fede e Sinodo. Riscoprire il Concilio, tornare alle radici della fede. Il commento di Salvatore Izzo

Riscoprire il Concilio, tornare alle radici della fede


Gli scandali e le difficoltà di un pontificato molto faticoso non hanno impedito a papa Benedetto XVI di mettere in cantiere tre iniziative dirompenti e coraggiose: l'Anno della fede, il Sinodo sulla Nuova evangelizzazione e la memoria del 50esimo anniversario dall'indizione del Concilio.


di Salvatore Izzo, vaticanista dell’Agenzia Giornalistica Italia (Agi)

I riflettori della ribalta mediatica sono accesi come non mai in queste settimane sulla Chiesa Cattolica, ma tanta attenzione non è indirizzata al suo messaggio quanto alle miserie umane emerse nell’affaire Vatileaks. Una vicenda che dovrebbe concludersi dopo l’estate con un inedito processo penale in Vaticano, e che dunque sembra destinata ad accompagnare lo svolgimento del Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione e l’inizio dell’Anno della Fede che il Papa ha voluto si celebrassero a 50 anni dal Concilio Vaticano II e a 20 dalla pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica.
L’ombra del crimine compiuto sottraendo e pubblicando i documenti riservati e soprattutto la brutta immagine che i media hanno offerto della Curia Romana a causa delle contraddizioni di alcuni non oscureranno però le due grandi iniziative promosse da Joseph Ratzinger a sette anni dalla sua elezione, così come lo scandalo degli abusi sessuali non mortificò nel 2010 l’Anno Sacerdotale, che assunse un carattere penitenziale ma poté in qualche modo beneficiare della presa di coscienza del male che c’è anche nella Chiesa per avviare un cammino di guarigione.
Come il Papa teologo ha spiegato recentemente nel videomessaggio conclusivo del Congresso Eucaristico Internazionale di Dublino, anch’esso vissuto in un clima di mestizia, quella che stiamo vivendo è prima di tutto una crisi di fede. Non è solo questo, ovviamente, ma non è un caso che lo scandalo degli abusi sia il terreno di coltura di Vatileaks in quanto l’attacco alla persona del Pontefice scaturisce - in parte forse addirittura come reazione - dall’ostilità verso le inchieste sui crimini degli ecclesiastici pedofili volute e spinte prima dal cardinale Ratzinger e poi da Benedetto XVI senza guardare in faccia a nessuno.
«Come possiamo spiegare - si è chiesto nei giorni scorsi il Papa in quel videomessaggio - il fatto che persone le quali hanno ricevuto regolarmente il corpo del Signore e confessato i propri peccati nel sacramento della Penitenza abbiano offeso in tale maniera? Evidentemente il loro cristianesimo non veniva più nutrito dall’incontro gioioso con Gesù Cristo: era divenuto semplicemente un’abitudine». E dunque, per l’ex prefetto della Congregazione della Dottrina della Fede, ci sono stati errori nell’applicazione del Concilio che, ha ricordato nella registrazione, «aveva in realtà l’intento di superare questa forma di cristianesimo e di riscoprire la fede come una relazione personale profonda con la bontà di Gesù Cristo».«A distanza di tempo dai desideri espressi dai Padri Conciliari circa il rinnovamento liturgico, e alla luce dell’esperienza universale della Chiesa nel periodo seguente, è chiaro che il risultato è stato molto grande; ma è ugualmente chiaro - ha ammesso coraggiosamente Benedetto XVI - che vi sono state molte incomprensioni ed irregolarità.
Il rinnovamento delle forme esterne, desiderato dai Padri Conciliari, era proteso a rendere più facile l’entrare nell’intima profondità del mistero. Il suo vero scopo era di condurre la gente ad un incontro personale con il Signore, presente nell’Eucaristia, e così al Dio vivente, in modo che, mediante questo contatto con l’amore di Cristo, l’amore reciproco dei suoi fratelli e delle sue sorelle potesse anch’esso crescere».
«La Chiesa nel suo insieme, ed i Pastori in essa, come Cristo devono mettersi in cammino, per condurre gli uomini fuori dal deserto, verso il luogo della vita, verso l’amicizia con il Figlio di Dio, verso Colui che ci dona la vita, la vita in pienezza», aveva detto nella messa d’inizio del Pontificato sottolineando che «capita ormai non di rado che i cristiani si diano maggior preoccupazione per le conseguenze sociali, culturali e politiche del loro impegno, continuando a pensare alla fede come un presupposto ovvio del vivere comune. In effetti, questo presupposto non solo non è più tale, ma spesso viene perfino negato». Mentre nel passato era invece possibile «riconoscere un tessuto culturale unitario, largamente accolto nel suo richiamo ai contenuti della fede e ai valori da essa ispirati», oggi non sembra più essere così «in grandi settori della società, a motivo di una profonda crisi di fede che ha toccato molte persone».
Nel best seller Rapporto sulla Fede, che raccoglie le risposte dell’allora cardinale Ratzinger a Vittorio Messori, questo pensiero è sviluppato con molta chiarezza e onestà intellettuale: «La mia impressione - si legge nel testo - è che tacitamente si vada perdendo il senso autenticamente cattolico della realtà “Chiesa” senza che lo si respinga espressamente. Molti non credono più che si tratti di una realtà voluta dal Signore stesso. Anche presso alcuni teologi, la Chiesa appare come una costruzione umana, uno strumento creato da noi e che quindi noi stessi possiamo riorganizzare liberamente a seconda delle esigenze del momento. Si è cioè insinuata in molti modi nel pensiero cattolico, e perfino nella teologia cattolica, una concezione di Chiesa che non si può neppure chiamare protestante, in senso “classico”».
Ed ecco che nei sette difficili anni di Pontificato, tutti in salita perché la grande eredità spirituale di Papa Wojtyla rischiava davvero di essere dispersa se non vi fosse stata un’opera seria, decisa e rigorosa di pulizia e in molti casi quasi di rifondazione, si è fatta strada l’idea di un salto di qualità nell’impegno per un rilancio e una riscoperta delle Fede cristiana. È questa stessa del resto la missione specifica del successore di Pietro, cioè il compito che Gesù stesso affidò al Capo degli Apostoli quando gli disse: «Io ho pregato per te, perché la tua fede non venga meno. E tu, una volta convertito, conferma i tuoi fratelli». Che cosa significa questa espressione «conferma i tuoi fratelli» e di quale conferma abbiamo bisogno lo ha spiegato molto bene il cardinale Angelo Scola, oggi arcivescovo di Milano, nella sua ultima lettera quale patriarca di Venezia, dedicata proprio alla preparazione della visita che il Papa ha compiuto l’anno scorso alla chiese del Triveneto. «Il desiderio che arde nel nostro cuore - scrisse Scola - è di essere confermati nella certezza che Gesù Cristo è vivo ed è a noi contemporaneo. AmarLo e seguirLo ci rende pienamente uomini. La fede, nutrita dalla preghiera liturgica e personale, dall’amore di carità e dal pensiero di Cristo, è “conveniente” per gli uomini e le donne di oggi, perché investe in ogni istante affetti, lavoro e riposo. Nulla resta fuori. E Benedetto XVI lo sta documentando con la sua preghiera, con la sua testimonianza, con il suo insegnamento e coi suoi viaggi».
Il Catechismo della Chiesa Cattolica insegna proprio che il Papa conferma nella fede tutti i suoi fratelli e propone, nell’esercizio del Magistero ordinario, un insegnamento che porta ad una migliore intelligenza della Rivelazione in materia di fede e di costumi. 

E Benedetto XVI, con amore e maestria, attraverso il suo magistero porge al mondo il patrimonio della Rivelazione Divina, rendendolo comprensibile a tutti, come ha mostrato all’inizio di giugno a Milano, nello straordinario dialogo della Veglia con le famiglie di tutto il mondo all’aeroporto di Bresso nel Parco Nord, confidando ad esempio che egli immagina il Paradiso come era la semplice casa dove ha trascorso un’infanzia serena. Quella sera, poi, ha fatto sentire ai divorziati risposati che davvero non sono soli, ma il Papa soffre con loro. Benedetto XVI guarda con amore all’umanità intera e, come Gesù, si fa carico delle sofferenze e preoccupazioni di ogni uomo. E con infaticabile paternità e pazienza eroica, continua ad affermare i valori dell’uomo, la salvezza eterna dell’anima, la crescita della fede, la difesa della vita, la custodia della pace nella giustizia e nella libertà, la sollecitudine verso i poveri e verso i sofferenti, la promozione dei popoli sottosviluppati e abbandonati. E solo questo farà anche nell’Anno della Fede che - programma intenso e quasi eroico per un uomo di 85 anni - prevede la sua partecipazione a una ventina di appuntamenti compresa la Giornata Mondiale della Gioventù che si celebrerà tra 12 mesi a Rio de Janeiro.


http://www2.azionecattolica.it/riscoprire-il-concilio-tornare-alle-radici-fede

Papa Ratzinger: don Puglisi sarà beato. «La mafia lo uccise per la sua fede» (Vecchi)

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“Padre Puglisi sarà beato”. Arriva il sì di Benedetto XVI per il prete ucciso dalla mafia (Anello)

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Lo Ior ha aperto le porte ai mass media (Giansoldati)

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La parola del Papa, il male della discordia, il legame esemplare (Sequeri)


La parola del Papa, il male della discordia, il legame esemplare 


Fraternità fondatrice 



Pierangelo Sequeri 


Dobbiamo farcela. E possiamo. Noi credenti, non è una novità, viviamo sempre sull’abisso della separazione delle acque: le acque della rigenerazione, che vengono da Dio, e le acque della degenerazione, che la nostra debolezza lascia immancabilmente filtrare e accumulare. Dobbiamo ritrovare il coraggio di camminare sulle acque di Dio, e uscire dallo stagno. 
Con grande lezione di stile, Benedetto XVI, illustra la serietà di questa dialettica, che si riforma sempre, a riguardo del papato stesso. Ricorda il celebre episodio di Gesù, che loda Pietro per la sua ferma confessione di fede, la quale non viene «dalla carne e dal sangue», e poi lo sgrida per aver ceduto alla debolezza «della carne e del sangue», nel momento in cui vuole allontanare la croce (Mt 16, 22-23). In questa scena, osserva Papa Benedetto, «vediamo in qualche modo anticipato il dramma della storia dello stesso papato, caratterizzato proprio dalla compresenza di questi due elementi: da una parte, grazie alla luce e alla forza che vengono dall’alto, il papato costituisce il fondamento della Chiesa pellegrina nel tempo; dall’altra, lungo i secoli emerge anche la debolezza degli uomini, che solo l’apertura all’azione di Dio può trasformare».
La promessa, nondimeno, stabilisce la linea di confine per la minaccia, e indica la linea della coerenza richiesta. «Le porte degli inferi», cioè le forze del male, «non praevalebunt». C’è qualcuno che ancora non si sia convinto del fatto che la più grande debolezza della Chiesa, nei suoi frangenti più difficili, è sempre venuta dallo spirito mal dissimulato di una profonda discordia: quando tutti dicono «Signore, Signore», ma poi ciascuno edifica sul proprio fondamento, che non è il Signore? 
Nella riflessione pronunciata per la consegna del Pallio agli Arcivescovi Metropoliti, Benedetto XVI ha sviluppato un insolito ed elegante spunto di riflessione sul tema della «fraternità fondatrice». Pietro e Paolo, che «insieme, rappresentano tutto il Vangelo di Cristo», sono inseparabili nella tradizione cristiana. 
Forse, fu anche la risposta cristiana al vanto di Roma, che ricordava con orgoglio Romolo e Remo, la coppia di fratelli della sua mitica fondazione. 
Forse, ne viene ispirazione anche per la ricerca di quel più profondo legame nella fede dell’Oriente e dell’Occidente cristiano, «cui anelano – ha concluso il Papa – il Patriarca Ecumenico e il Vescovo di Roma». Nella semplice solennità, e persino nell’audacia, di questi accostamenti, vibrano i toni alti di un ritorno della Chiesa al legame di tutti i legami, che Pietro intende restituire integralmente alla sua forza, per l’ora presente. Questo legame è quello della fraternità. Nella congiuntura attuale, dove tutti gli altri espedienti mostrano la loro irrimediabile friabilità, la fraternità cristiana è la cosa più rocciosa che abbiamo a disposizione. Deve sospendere radicalmente la sua inclinazione nei confronti delle sue versioni sentimentali, burocratiche, corporative. Deve ridiventare fraternità fondatrice. Non abbiamo legame più forte di questo, per venire a capo del primato dell’edificazione di sé, che intorbida le pure acque della sorgente di ogni potere nella Chiesa e per la Chiesa. 
Non abbiamo custodia più solida, per la fraternità fondatrice del cristianesimo, del ministero di Pietro che continua. Sta scritto, del resto: «E tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli» (Lc 22, 32). Va fatto. Le scuse per sottrarsi alla fraternità donata dal Signore, qualunque cosa sia accaduto e qualsiasi incombenza sia affidata, stanno a zero. I capi e i fedeli del cristianesimo di Occidente e di Oriente, incoraggiati da colui che «presiede la carità della Chiesa», diano l’esempio per primi. Essi stanno sulla faglia del mondo nella quale si decide, ora, anche il nuovo assetto dell’umanesimo a venire. Le pratiche dell’avvilimento della comunione, all’interno delle singole comunità, vanno espiate con serietà e purificate con gioia. La fraternità fondatrice di un nuovo inizio cristiano, passa proprio di qui. Fra Pietro e Paolo.


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venerdì 29 giugno 2012

Ad ottobre Benedetto XVI a Loreto: affiderà alla Vergine il Sinodo e l'Anno della Fede

Ad ottobre Benedetto XVI a Loreto: affiderà alla Vergine il Sinodo e l'Anno della Fede


Questa sera, nel corso della Celebrazione vespertina nel Santuario di Loreto, l’Arcivescovo mons. Tonucci ha annunciato che giovedì 4 ottobre il Santo Padre, accogliendo il suo invito, si recherà nel Santuario Lauretano per affidare alla intercessione della Vergine i lavori del Sinodo dei vescovi e l’Anno della Fede
La visita avverrà in occasione del 50.mo anniversario dello storico pellegrinaggio in treno di Giovanni XXIII ad Assisi e Loreto alla vigilia dell’apertura del Concilio Vaticano II. 
Questa volta però il Papa viaggerà non in treno, ma in elicottero. 


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Benedetto XVI a Loreto 50 anni dopo il pellegrinaggio di Giovanni XXIII

Benedetto XVI a Loreto 50 anni dopo il pellegrinaggio di Giovanni XXIII

Benedetto XVI sarà a Loreto (Ancona) il 4 ottobre prossimo, nell'anniversario dei 50 anni del viaggio di Giovanni XXIII nella città mariana. 
Oggi pomeriggio, nella Basilica della Santa Casa, l'arcivescovo delegato pontificio di Loreto mons. Giovanni Tonucci ha annunciato ufficialmente la visita del pontefice.
Giovanni XXII fu protagonista di un viaggio memorabile a Loreto, in treno, con migliaia di fedeli in attesa nelle varie stazioni ferroviarie. 
Nella città marchigiana affidò alla Madonna di Loreto il Concilio Vaticano secondo, che si sarebbe aperto di lì a poco. Nei mesi scorsi mons. Tonucci aveva invitato papa Ratzinger a ripercorrere le orme del suo predecessore.

Se il Papa parla delle debolezze del Papato (Tornielli)

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Il Papa sarà a Loreto il 4 ottobre

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Il Papa ringrazia la Pro Loco di Roma per l'infiorata di Piazza San Pietro ed il card. Vallini per le presenze di oggi (Izzo)



PAPA: RINGRAZIA PRO LOCO ROMA PER INFIORATA PIAZZA SAN PIETRO


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 29 giu. 


Uno straordinario colpo d'occhio dell'infiorata di piazza San Pietro,   ha permesso a Benedetto XVI di ammirare dalla finestra del suo studio privato i  "quadri" realizzati con ben 16 mila fiori in occasione della festa dei santi Pietro e Paolo. 
Cosi' dopo l'Angelus di oggi, il Pontefice ha voluto salutare personalmente "la Pro Loco di Roma e i maestri infioratori, che - ha detto - ringrazio per l'artistico omaggio floreale che possiamo vedere qui accanto alla piazza". 
Per realizzare l'infiorata hanno lavorato tutta la notte gli stessi gruppi che preparano le diverse infiorate nei comuni del Lazio e anche altri  infioratori italiani: insieme hanno "dipinto gli otto enormi quadri di petali ispirati alle immagini di Pietro e Paolo della volta della Cappella Sisitna, della quale ricorre il cinquecentesimo anniversario e in particolare i santi Pietro e Paolo, alcuni altri dettagli degli affreschi michelangioleschi e le due facciate della moneta da 5 euro realizzata dalla Zecca dello Stato in occasione dei 500 anni della Cappella Sistina.
Accanto all'infiorata, in piazza Pio XII, la Pro Loco di Roma, ha allestito una mostra fotografica sulla storia di questa tradizione e delle varie infiorate in Italia e nel mondo. In serata e' previsto anche il magnifico spettacolo di fuochi d'artificio della "Girandola di Castel Sant'Angelo",introdotto nel 1481 per l'esaltazione del pontificato di Sisto IV e che viene riproposto in occasione delle piu' importanti festivita' religiose dell'anno. 


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PAPA: RINGRAZIA VALLINI PER PRESENZE DI OGGI IN PIAZZA SAN PIETRO


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 29 giu. 


Anche se molti romani oggi hanno approfittato della festa patronale della Capitale e della Santa Sede per andarsene al mare, circa 20mila fedeli hanno partecipato all'Angelus
Il Papa ha voluto ringraziarli e con loro esprimere gratitudine anche al suo vicario per la diocesi di Roma, Agostino Vallini, che li ha guidati in questa sfida al caldo impressionate. 
Sono qui, ha osservato Benedetto XVI, "per rinnovare sentimenti di profonda comunione e di spirituale vicinanza al Successore di Pietro, i fedeli della Diocesi di Roma con il cardinale vicario e i giovani cattolici riunitisi spontaneamente in gruppo attraverso i social network". 


© Copyright (AGI)

Il direttore dello Ior e tutta la dirigenza hanno partecipato ieri a un briefing con sessanta giornalisti e corrispondenti di tutti il mondo (Calabrò)


E l'istituto apre le porte ai giornalisti


Maria Antonietta Calabrò 


Il Torrione quattrocentesco di Niccolò V è dall'inzio del secolo scorso la sede dello Ior. Sembra quasi essere posto a difesa delle mura stesse del Palazzo Apostolico dove vive e lavora il Pontefice. 
E invece spesso si trasforma in una debolezza per il Vaticano
Per fugare i fantasmi che evocano storie di mafia e di denaro sporco, con un'iniziativa senza precedenti, il direttore dello Ior, Paolo Cipriani, e tutta la dirigenza dell'Istituto hanno partecipato ieri a un briefing con sessanta giornalisti e corrispondenti di tutti il mondo.
Con un messaggio chiaro, mai ribadito con tanta nettezza, dopo le polemiche seguite alla destituzione dell'ex presidente Gotti Tedeschi che ha attribuito la sua «cacciata» alla mancata volontà di trasparenza. 
Motivazione respinta subito dal board dell'Istituto che ha rivendicato di voler «lavorare per la trasparenza, non con le parole ma con i fatti». Ma, ieri, nell'open day allo Ior, Cipriani ha detto anche di più. Ha detto che allo Ior non ci sono conti cifrati. Ha detto che lo Ior non lavora con i cosiddetti Paesi offshore, né che fa investimenti speculativi.
Ha detto che lo Ior usa, come tutte le banche, dei codici alfanumerici che servono a «tracciare le operazioni e non a nasconderle» e che «sono stati richiesti dalla Vigilanza italiana». Ha detto che i conti intestati ai laici sono meno dell'1 per cento delle circa 25 mila posizioni (per circa 33 mila conti) e si tratta solo di dipendenti o pensionati vaticani, di dipendenti o pensionati dello Ior, del personale diplomatico presso la Santa Sede (ambasciatore, primo e secondo segretario per ogni delegazione) e poche decine di «Gentiluomini di Sua Santità».
«Da quando sono diventato direttore generale il primo ottobre 2007 - ha spiegato Cipriani - nessun nuovo conto è stato aperto a quest'ultima categoria di persone, che in ogni caso sono sottoposte ai controlli di rischio (procedure Ccd) come tutti gli altri utenti e alle segnalazioni all'Aif, organismo di vigilanza per l'eventuale sequestro del denaro impegnato in operazioni anomale».
Anche preti e suore non possono avere un conto Ior solo per il fatto di esserlo, ma devono essere autorizzati dalle proprie congregazioni o diocesi per i compiti loro attribuiti. 
«Una suora di per sé - ha detto con un lapsus Cipriani - ha fatto voto di castità (intendendo, povertà, ndr) e non può avere un conto allo Ior». Non è possibile, inoltre, per un utente operare per conto terzi.
Cipriani ha spiegato anche cos'era lo sweep account, cioè la combinazione di due conti presso la JPMorgan di Milano (sempre a zero a fine giornata) e la JPMorgan di Francoforte. Si tratta di un servizio fornito da moltissime banche anche a singoli utenti, in quanto utile per gestire un costante flusso di danaro tra un conto cash usato per effettuare pagamenti e un conto di investimento. «Fu la JPMorgan a chiedere a Ior di aprire il "conto secondario" la cui clausola contrattuale era stata avallata dall'Autorità di vigilanza italiana», niente a che fare - quindi - «con lo spostamento dei soldi all'estero per motivi di riciclaggio».
Alle richieste di chiarimento extracontrattuali di JPMorgan - ha spiegato Cipriani - «lo Ior rispose che ormai dovevano essere poste all'organismo interno di vigilanza (l'Aif presieduta dal cardinal Nicora) e non più direttamente a Ior». Secondo Cipriani, infine, la nuova legge antiriciclaggio dell'aprile di quest'anno (che modifica quella del 2010, epoca Gotti), avvicina maggiormente la normativa della Santa Sede agli standard e ai principi internazionali sulla materia, recependo le indicazioni degli ispettori di Moneyvall del novembre 2011 e marzo 2012.
In quasi due ore di incontro il nome di Gotti Tedeschi non è mai stato fatto. Cipriani si è limitato a ricordare di quando, assieme al «presidente» andò spontaneamente a deporre dai magistrati romani che avevano iscritto entrambi nel registro degli indagati.


© Copyright Corriere della sera, 29 giugno 2012

Indagini su un conto dello Ior intestato ad un laico (Sarzanini)

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"Solo la sequela di Gesù conduce alla nuova fraternità". Le celebrazioni per San Pietro e Paolo (Scolozzi)

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Santa Messa ed Angelus: servizio di Enzo Romeo

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Fratelli nella fede. Le parole del Papa nella solennità dei santi Pietro e Paolo. All’Angelus: “Unità e cattolicità della Chiesa, un tesoro prezioso” (Sir)


Fratelli nella fede


Le parole del Papa nella solennità dei santi Pietro e Paolo


“La tradizione cristiana da sempre considera san Pietro e san Paolo inseparabili: in effetti, insieme, essi rappresentano tutto il Vangelo di Cristo”. Lo ha detto, questa mattina, Benedetto XVI, nella basilica di san Pietro, durante la messa per la solennità dei santi apostoli Pietro e Paolo, principali patroni della Chiesa di Roma, in cui c’è stata l’imposizione del pallio ai nuovi 44 metropoliti. Presenti alla celebrazione anche una delegazione del patriarcato ecumenico di Costantinopoli, inviata da Bartolomeo I, e “The Choir of Westminster Abbey”, che ha animato la liturgia assieme al Coro della Cappella Sistina. 


Nuova fraternità. A Roma, ha precisato il Papa, “il loro legame come fratelli nella fede ha acquistato un significato particolare”. Infatti, “la comunità cristiana di questa Città li considerò come una specie di contraltare dei mitici Romolo e Remo, la coppia di fratelli a cui si faceva risalire la fondazione di Roma”. Si potrebbe pensare anche “a un altro parallelismo oppositivo, sempre sul tema della fratellanza: mentre, cioè, la prima coppia biblica di fratelli ci mostra l’effetto del peccato, per cui Caino uccide Abele, Pietro e Paolo, benché assai differenti umanamente l’uno dall’altro e malgrado nel loro rapporto non siano mancati conflitti, hanno realizzato un modo nuovo di essere fratelli, vissuto secondo il Vangelo, un modo autentico reso possibile proprio dalla grazia del Vangelo di Cristo operante in loro”. In effetti, “solo la sequela di Gesù conduce alla nuova fraternità: ecco il primo fondamentale messaggio che la solennità odierna consegna a ciascuno di noi, e la cui importanza si riflette anche sulla ricerca di quella piena comunione, cui anelano il patriarca ecumenico e il vescovo di Roma, come pure tutti i cristiani”.


La promessa di Gesù. Commentando il brano del Vangelo di san Matteo, nel quale Pietro riconosce Gesù come Messia e Figlio di Dio, ma anche il passo nel quale l’Apostolo reagisce “a partire da ‘carne e sangue’” all’annuncio della passione di Cristo, il Pontefice ha sottolineato: “Appare qui evidente la tensione che esiste tra il dono che proviene dal Signore e le capacità umane; e in questa scena tra Gesù e Simon Pietro vediamo in qualche modo anticipato il dramma della storia dello stesso papato, caratterizzata proprio dalla compresenza di questi due elementi: da una parte, grazie alla luce e alla forza che vengono dall’alto, il papato costituisce il fondamento della Chiesa pellegrina nel tempo; dall’altra, lungo i secoli emerge anche la debolezza degli uomini, che solo l’apertura all’azione di Dio può trasformare”. Nel Vangelo di oggi emerge, poi, “la chiara promessa di Gesù”: le forze del male “non potranno avere il sopravvento”. Pietro viene rassicurato “riguardo al futuro della Chiesa, della nuova comunità fondata da Gesù Cristo e che si estende a tutti i tempi, al di là dell’esistenza personale di Pietro stesso”.


Purificati dalla Croce. Parlando del simbolo delle chiavi nella mano di Pietro, nella statua davanti alla basilica vaticana, il Santo Padre ha precisato che anche questo “ci aiuta a comprendere la promessa fatta a Pietro: a lui, in quanto fedele amministratore del messaggio di Cristo, spetta di aprire la porta del Regno dei Cieli, e di giudicare se accogliere o respingere”. In realtà, “appare chiaramente che l’autorità di sciogliere e di legare consiste nel potere di rimettere i peccati. E questa grazia, che toglie energia alle forze del caos e del male, è nel cuore del ministero della Chiesa”. Essa “non è una comunità di perfetti, ma di peccatori che si debbono riconoscere bisognosi dell’amore di Dio, bisognosi di essere purificati attraverso la Croce di Gesù Cristo”. 


La buona battaglia. La tradizione iconografica “raffigura san Paolo con la spada”, immagine che “si riferisce a tutta la sua missione di evangelizzatore”. Infatti, sentendo avvicinarsi la morte, scrive a Timoteo: “Ho combattuto la buona battaglia”, non di un condottiero, ma “quella di un annunciatore della Parola di Dio, fedele a Cristo e alla sua Chiesa, a cui ha dato tutto se stesso”. Proprio per questo “il Signore gli ha donato la corona di gloria e lo ha posto, insieme con Pietro, quale colonna nell’edificio spirituale della Chiesa”.


All’Angelus: “Unità e cattolicità della Chiesa, un tesoro prezioso”


Pietro e Paolo “sono chiamati colonne della Chiesa nascente. Testimoni insigni della fede, hanno dilatato il Regno di Dio con i loro diversi doni e, sull’esempio del divino Maestro, hanno sigillato col sangue la loro predicazione evangelica. Il loro martirio è segno di unità della Chiesa”: lo ha evidenziato, stamattina, nella solennità dei santi Pietro e Paolo, Benedetto XVI all’Angelus, guidato da piazza San Pietro. I due Santi “brillano non solo nel cielo di Roma, ma nel cuore di tutti i credenti che, illuminati dal loro insegnamento e dal loro esempio, in ogni parte del mondo camminano sulla via della fede, della speranza e della carità”. In questo cammino di salvezza, la comunità cristiana “si sente incoraggiata a proseguire forte e serena sulla strada della fedeltà a Cristo e dell’annuncio del suo Vangelo agli uomini di ogni tempo”. Ricordando poi la consegna del pallio agli arcivescovi metropoliti, il Papa ha spiegato che è “un rito sempre eloquente, che pone in risalto l’intima comunione dei pastori con il Successore di Pietro e il profondo vincolo che ci lega alla tradizione apostolica”. Si tratta di “un duplice tesoro di santità, in cui si fondono insieme l’unità e la cattolicità della Chiesa: un tesoro prezioso da riscoprire e da vivere con rinnovato entusiasmo e costante impegno”. Anche nei saluti in varie lingue dopo l’Angelus, il Pontefice ha ricordato la consegna del pallio agli arcivescovo metropoliti. “I Santi Apostoli – Pietro, roccia su cui Cristo ha edificato la Sua Chiesa, e Paolo, l’Apostolo delle Genti – sostengano il ministero di questi Pastori in modo che possano guidare le comunità loro affidate secondo la volontà di Dio”, ha detto in polacco. Poi in italiano ha aggiunto: “Sono qui convenuti, per rinnovare sentimenti di profonda comunione e di spirituale vicinanza al Successore di Pietro, i fedeli della diocesi di Roma con il cardinale vicario Agostino Vallini, e i giovani cattolici riunitisi spontaneamente in gruppo attraverso i social network. Grazie per la vostra presenza”. “Cari amici – ha affermato –, vi ringrazio cordialmente per questo gesto di affetto e per le vostre iniziative a sostegno del mio ministero apostolico e per favorire in ogni ambiente una coraggiosa e attiva testimonianza cristiana. Conto anche sulle vostre preghiere per continuare a servire la Chiesa con la mitezza e la forza dello Spirito Santo”.


© Copyright Sir

Il Papa: continuerò a guidare la Chiesa con mitezza e forza. Agli Ortodossi: avanti verso il traguardo della piena unità. Lombardi: una meravigliosa festa romana d'estate (Izzo)

PAPA: CONTINUERO' A GUIDARE LA CHIESA CON MITEZZA E FORZA
Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 29 giu. - "Conto anche sulle vostre preghiere per continuare a servire la Chiesa con la mitezza e la forza dello Spirito Santo". 
Con queste parole Benedetto XVi si e' congedato oggi dalla piccola folla di piazza San Pietro, al termine dell'Angelus che e' seguito alla impegnativa liturgia celebrata in San Pietro dove ha consegnato il pallio a una quarantina di nuovi arcivescovi metropoliti.
"Cari amici - ha detto ancora il Papa ai fedeli - vi ringrazio cordialmente per questo gesto di affetto e per le vostre iniziative a sostegno del mio ministero apostolico e per favorire in ogni ambiente una coraggiosa e attiva testimonianza cristiana". 


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PAPA AGLI ORTODOSSI: AVANTI VERSO TRAGUARDO DELLA PIENA UNITA'


Salvatore Izzo 

(AGI) - CdV, 29 giu. 



"La Vergine Santa conduca tutti i credenti in Cristo al traguardo della piena unita'". Con questo auspicio Benedetto XVI ha salutato all'Angelus la delegazione ortodossa invita dal patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I che, ha detto, "come ogni anno e' venuta per prender parte a queste nostre tradizionali celebrazioni" dei santi Pietro e Paolo, patroni delle Sede Apostolica. "Una festa - ha spiegato - che accompagna la storia bimillenaria del Popolo cristiano".
"Pietro e Paolo - ha ricordato Papa Ratzinger - sono chiamati 'colonne della Chiesa nascente'. Testimoni insigni della fede, hanno dilatato il Regno di Dio con i loro diversi doni e, sull'esempio del divino Maestro, hanno sigillato col sangue la loro predicazione evangelica. Il loro martirio e' segno di unita' della Chiesa". In proposito, il Pontefice ha citato sant'Agostino che spiegava che "un solo giorno e' consacrato alla festa dei due apostoli" con il fatto che "anch'essi benche' siano stati martirizzati in giorni diversi, erano una cosa sola. Pietro precedette, Paolo segui'". "Del sacrificio di Pietro - ha osservato Benedetto XVI - sono segno eloquente la Basilica Vaticana e questa Piazza, cosi' importanti per la cristianita'. Anche del martirio di Paolo restano tracce significative nella nostra Citta', specialmente la Basilica a lui dedicata sulla via Ostiense. Roma porta inscritti nella sua storia i segni della vita e della morte gloriosa dell'umile Pescatore di Galilea e dell'Apostolo delle genti, che giustamente si e' scelti come Protettori. Facendo memoria della loro luminosa testimonianza, noi ricordiamo gli inizi venerandi della Chiesa che in Roma crede, prega ed annuncia Cristo Redentore".
"Ma - ha continuato il Pontefice teologo - i santi Pietro e Paolo brillano non solo nel cielo di Roma, ma nel cuore di tutti i credenti che, illuminati dal loro insegnamento e dal loro esempio, in ogni parte del mondo camminano sulla via della fede, della speranza e della carita'". E per il Papa, "in questo cammino di salvezza, la comunita' cristiana, sostenuta dalla presenza dello Spirito del Dio vivo, si sente incoraggiata a proseguire forte e serena sulla strada della fedelta' a Cristo e dell'annuncio del suo Vangelo agli uomini di ogni tempo". "In questo fecondo itinerario spirituale e missionario - ha poi rilevato - si colloca anche la consegna del Pallio agli arcivescovi metropoliti, un rito sempre eloquente, che pone in risalto l'intima comunione dei Pastori con il Successore di Pietro e il profondo vincolo che ci lega alla tradizione apostolica". "Si tratta - ha concluso Papa Benedetto - di un duplice tesoro di santita', in cui si fondono insieme l'unita' e la cattolicita' della Chiesa: un tesoro prezioso da riscoprire e da vivere con rinnovato entusiasmo e costante impegno". 



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PAPA: PADRE LOMBARDI, UNA MERAVIGLIOSA FESTA ROMANA D'ESTATE


Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 29 giu. 



Una "meravigliosa festa romana d'estate, che si celebra sotto la cupola e sopra l'altare che sovrastano esattamente la tomba di Pietro, nella Basilica che si apre sulla Piazza luogo del suo martirio, crocifisso a testa in giu' per umile e fedele amore del suo Signore". Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha presentato cosi' ai microfoni della Radio Vaticana l'odierna celebrazione presieduta da Benedetto XVI, alla quale hanno partecipato una delegazione del Patriarcato di Costantinopoli ma anche il principale coro della Comunione Anglicana.
"Dall'Abbazia di Westminster a Londra, cuore della comunione anglicana e dedicata anch'essa a San Pietro, quest'anno e' venuto a cantare insieme alla Cappella Sistina - ha rilevato Lombardi - uno dei cori piu' famosi del mondo, per dire che nella fedelta' alla grande tradizione liturgica si alimenta continuamente la passione verso l'unita'". "Gli inviati del Patriarca ecumenico ortodosso sono venuti da Costantinopoli, la sede di Andrea, fratello di Pietro, a rinnovare una tradizione antica di scambio di auguri e preghiere nelle feste dei due apostoli, capi delle Chiese dell'Occidente e dell'Oriente. A rinnovare la nostalgia e la speranza mai morta di una comunione piu' piena". "Da tutti i continenti, da ogni regione della Chiesa cattolica, sono venuti - ha continuato padre Lombardi - i nuovi arcivescovi nominati nel corso dell'anno, oltre 40, per ricevere dalle mani del Papa il pallio, che era custodito sulla tomba di Pietro e che ora porteranno sulle spalle nelle loro sedi, segno dell'unione con il Successore del Capo degli apostoli, mentre, come Paolo, annunciano il Vangelo fino ai confini della terra. Pietro, Andrea, Paolo". "Da Gerusalemme a Roma - ha quindi concluso il portavoce - al mondo: unione e desiderio di comunione piu' piena. Servizio del Vangelo fino al martirio". 



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