domenica 4 novembre 2012

Le leggi del mercato vanno corrette con la solidarietà. Intervista all'arcivescovo di Sydney cardinale George Pell sulle iniziative contro la crisi (Ricupero)

Intervista all'arcivescovo di Sydney cardinale George Pell sulle iniziative contro la crisi

Le leggi del mercato vanno corrette con la solidarietà


di Francesco Ricupero


«La Chiesa cattolica in Australia ha sempre sentito la responsabilità di contribuire in maniera adeguata ai bisogni della comunità. Anche se non siamo la prima religione del Paese, la Chiesa ha sempre dato un grande contributo alla vita civile, andando in soccorso a scuole, ospedali e servizi di welfare. Da circa un anno abbiamo creato la Catholic Business Network, una rete che offre l'opportunità ideale a chi si occupa di affari, di governo, di comunità, e ai leader cattolici di riunirsi mensilmente per discutere questioni di interesse comune». Il cardinale arcivescovo di Sydney, George Pell, in un'intervista rilasciata all'«Osservatore Romano», illustra le iniziative messe in campo per combattere la crisi che ha colpito anche l'Australia. Il sistema di solidarietà alimentato dalle organizzazioni caritative, quello dell'istruzione, che può vantare istituti di riconosciuta qualità, l'eredità della Giornata mondiale dei giovani del 2008 e la nuova evangelizzazione sono stati al centro del colloquio con il porporato.


Come ha reagito la Chiesa in Australia alla crisi che ha investito il Paese come gran parte del pianeta?


Per fortuna, da noi non ci sono stati gli stessi effetti negativi come in altri Paesi. Come cristiani, ci sforziamo di seguire gli insegnamenti di Gesù Cristo e come leader religiosi è nostra responsabilità seguire valori e principi etici in tutte le nostre attività, sia che siamo azionisti di un'azienda, sia che siamo dipendenti, ma sempre consapevoli della nostra responsabilità nei confronti della società australiana. Certamente, abbiamo molto da imparare dalla recente situazione finanziaria e dobbiamo essere grati per la nostra situazione economica, ma c'è ancora molto da fare in quanto società democratica che aiuta i meno fortunati».


La Chiesa vanta organizzazioni caritative di primo piano, basti pensare alla Sydney Catholic Business Network, alla San Vincenzo de' Paoli e a Catholic. Qualcuna svolge anche un ruolo di mediazione religiosa e culturale.


Il Sydney Catholic Business Network è rivolto e aperto a tutti coloro che condividono i valori cristiani. Fino a oggi ci siamo incontrati cinque-sei volte e l'obiettivo è quello di dare la possibilità a tutti quelli che la pensano allo stesso modo di riunirsi per ascoltare e condividere i propri pensieri su idee e temi attuali e sviluppare progetti solidali. La solidarietà è importante. In un momento in cui il comportamento etico di tutti i settori della società è sotto esame, e dove l'egoismo rischia di distruggere il tessuto sociale, l'arcidiocesi di Sydney è lieta di offrire questa opportunità ai membri della comunità imprenditoriale e del Governo a dialogare insieme in un quadro etico cristiano. Per quanto riguarda la San Vincenzo de' Paoli, Catholic Care e altre associazioni caritative non ho parole per poterle ringraziare. Sono presenti in quasi tutte le nostre parrocchie con migliaia di volontari che aiutano quotidianamente anziani, disabili, senza tetto, disadattati, famiglie monoparentali, tossicodipendenti. Una rete solidale indispensabile per lo sviluppo della società e della Chiesa stessa.


Cosa è cambiato in Australia dalla Giornata mondiale della gioventù di Sydney del 2008?


La Gmg è stata senza dubbio una gran bella sorpresa per tutti noi. Un coinvolgimento emozionale che sarà difficile dimenticare. Molti giovani si sono avvicinati alla Chiesa cattolica e continuano a frequentare le nostre attività. Questo ci fa ben sperare per il futuro. Di recente abbiamo anche registrato un aumento del numero dei giovani indigeni alle celebrazioni liturgiche e nelle nostre scuole.


Eppure le scuole cattoliche devono affrontare il problema dei tagli ai finanziamenti, come quelli decisi dal Governo del New South Wales.


Senza dubbio ci crea qualche difficoltà, ma questo non deve consentire di abbassare la qualità dell'offerta formativa. Noi cerchiamo di aiutare tutti coloro che hanno bisogno. Per esempio, solo nelle scuole di Sydney 900 ragazzi aborigeni frequentano gratuitamente le lezioni grazie al sostegno dell'arcidiocesi. Fino ad oggi siamo riusciti ad andare avanti grazie anche ad alcune donazioni, ma non ci possiamo permettere di subire ulteriori tagli.


Molte nazioni hanno stretto la cinghia per far quadrare i conti e abbattere il debito pubblico. A livello globale il pericolo è di lasciare alcuni Paesi indietro, per esempio quelli in via di sviluppo.


A mio avviso, la situazione in Africa o in Asia non è così critica come lo era fino a dieci anni fa. In alcune zone la qualità della vita è leggermente migliorata. Con questo non voglio dire che sono stati risolti tutti i problemi, però non me la sento di affermare che il mercato non abbia prodotto risultati positivi. Sicuramente sono stati fatti alcuni errori, ma si deve partire proprio da questi errori per evitare di commetterne altri. Se i debiti continuano ad aumentare si arriverà a un punto non sopportabile. Quindi, dobbiamo purificare i mercati con onestà intellettuale e con la solidarietà e abbattere con convinzione quelle sacche di corruzione e di malaffare che impediscono la crescita dell'economia e il benessere della popolazione.


Cosa sta proponendo la Chiesa in Australia per la nuova evangelizzazione?


La nostra è una Chiesa viva e in continua evoluzione. Migliaia di laici e numerosi sacerdoti sono impegnati quotidianamente per avvicinare i giovani e i battezzati. Sono tanti, infatti, i fedeli che di recente hanno ricevuto il sacramento del battesimo e della cresima. Ogni anno sempre più persone chiedono di entrare nelle nostre comunità e avvicinarsi a Gesù Cristo: coreani, vietnamiti, indonesiani. Ciascuno è attratto dalla Chiesa da esperienze e circostanze diverse. Ogni viaggio verso la Chiesa è un cammino verso Dio.


È ancora possibile in una società secolarizzata riuscire a convincere i giovani ad andare in Chiesa e a essere solidali con chi soffre?


Sì, perché le nostre comunità offrono formidabili esempi di fede e di solidarietà e ispirano gli altri a partecipare e a scoprire da soli il Signore. C'è un fermento forte, che consente ai giovani di comprendere il vero senso della vita.


(©L'Osservatore Romano 4 novembre 2012)

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