venerdì 2 novembre 2012

L'Anno della fede nello spirito dei martiri. Messaggio della Conferenza episcopale del Giappone (O.R.)

Messaggio della Conferenza episcopale del Giappone

L'Anno della fede nello spirito dei martiri


Tokyo, 31. L'Anno della fede in Giappone costituisce «una sfida per tutte le Chiese, ma in modo particolare per quella nipponica che ha davanti a sé molte sfide. Queste si possono risolvere tornando alla vita nella fede e al sangue dei martiri, fondamento della nostra esistenza». È il senso del messaggio inviato dalla Conferenza episcopale del Giappone a tutte le Chiese locali del Paese in occasione delle celebrazioni relative all'Anno proclamato da Benedetto XVI.

«Fra gli scopi dell'Anno della fede -- si legge nel testo, intitolato “Le sfide per la Chiesa giapponese” -- c'è anche la preparazione per il futuro sviluppo della Chiesa e il rinnovamento della nostra fede, basandosi sulla comprensione del catechismo cattolico. Nel corso di quest'anno, noi vescovi vorremmo confermare anche il progresso dell'evangelizzazione, alla luce del concilio Vaticano II, negli ultimi cinquanta anni e promuovere il rinnovamento della fede».
«In questo 2012 -- continua il testo -- la nostra Chiesa commemora il 150º anniversario della canonizzazione dei ventisei martiri giapponesi e la ripresa delle attività missionarie. Noi non dobbiamo mai dimenticare che abbiamo lo stesso sangue e la stessa fede di coloro che, 415 anni fa, diedero la vita per la Chiesa in Giappone: come ha sottolineato il beato Giovanni Paolo II durante la sua visita qui nel 1981, la fondazione della Chiesa nipponica è nel sangue stesso dei martiri». Con queste premesse, scrivono ancora i presuli, «dobbiamo riflettere sulla straordinaria storia di salvezza che Dio ha preparato per il nostro Paese. Allo stesso tempo, rinnoviamo e confermiamo la nostra fede in linea con Benedetto XVI. Per ottenere questi scopi, e promuovere una nuova evangelizzazione, è importante continuare nei nostri sforzi evangelici: leggiamo la Bibbia, preghiamo e condividiamo la nostra fede».
Il Giappone -- evidenziano i presuli -- ha davanti a sé molte sfide: i postumi delle grandi tragedie ambientali, la stagnazione economica, il calo delle nascite, l'aumento della popolazione anziana, i suicidi, i problemi nelle relazioni umane e familiari, gli episodi di bullismo, e la questione delle centrali nucleari. Questo nasce in parte anche «per un modo di pensare sbagliato, basato sul materialismo e sul vivere solo per il presente». Si potrebbe dire che «la nostra società è piena di lamenti non espressi, che chiedono quale sia il significato della vita e della salvezza. In queste circostanze, noi che abbiamo ricevuto il prezioso dono della fede siamo invitati a testimoniare quella fede con le nostre parole e le nostre azioni mentre “scegliamo di schierarci con il Signore e di vivere con Lui”».
Dobbiamo però chiederci di nuovo -- sottolineano ancora i vescovi -- «come stiamo vivendo la gioia della fede e come abbracciamo la speranza e l'amore attraverso questa consapevolezza. Anche se il grande terremoto nel Giappone orientale e l'incidente nucleare alla centrale di Fukushima Daiichi dell'11 marzo 2011 hanno provocato diverse vittime e sconvolto la vita di migliaia di persone costrette a fuggire, dobbiamo concentrarci sul fatto che questi eventi ci hanno dato l'opportunità di riflettere di nuovo sulla nostra vita e sul nostro modo di vivere la fede. Molte parrocchie e molti fedeli laici di tutta la nazione si sono impegnati nella ricostruzione e nell'assistenza alle aree colpite, aree in cui la popolazione cattolica è molto poco presente. Anche se siamo andati in queste zone con l'intenzione di aiutare il più possibile le popolazioni colpite, ci siamo resi conto che sono stati loro ad aiutare noi insegnandoci l'importanza di stare fianco a fianco con gli altri, la gioia di vivere insieme e la speranza per il futuro. Attraverso queste esperienze, abbiamo sentito con forza che Dio ha voluto dare nuova luce alla nostra fede».
Nel corso dell'Anno della fede, «i laici, i religiosi, i sacerdoti e noi vescovi -- si legge nella parte finale del messaggio -- siamo tutti insieme in cammino. Entriamo attraverso la “porta della fede” con nuova umiltà e coraggio. Ascoltando la voce di chi soffre, come cattolici dobbiamo fare il possibile per trovare nuove misure ed espressioni di evangelizzazione per chi vive all'interno e all'esterno della Chiesa».

(©L'Osservatore Romano 1° novembre 2012)

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