lunedì 19 novembre 2012

Il Papa: Di fronte a «calamità naturali e guerre» il «fondamento stabile» resta Cristo, e la sua Parola



Il Papa: «Gesù non era un veggente»

Città del Vaticano 

Di fronte a «calamità naturali e guerre» il «fondamento stabile» resta Cristo, e la sua Parola, nonostante il «relativismo» imperante. E da Gesù, che non era un «veggente», non dobbiamo aspettarci descrizioni o previsioni sulla «fine del mondo», semplicemente sapere che «saremo giudicati in base al nostro comportamento».
Il Papa si affaccia alla finestra del suo studio su piazza San Pietro davanti a migliaia di persone, in una domenica tragica in cui venti di guerra spirano da Gaza, dove sono stati uccisi anche tre bambini. La riflessione, come sempre, muove dai brani biblici che si leggono la domenica in tutte le chiese cattoliche del mondo e oggi c’è il brano del Vangelo di Marco con il discorso «escatologico» di Gesù, «uno dei più difficili». «Il sole si oscurerà, la luna non darà più la sua luce, le stelle cadranno dal cielo e le potenze che sono nei cieli verranno sconvolte» e «Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi del cielo con grande potenza e gloria», cita il Papa dall’evangelista. E spiega che il testo è difficile sia per il contenuto che per il linguaggio: «si parla infatti di un avvenire che supera le nostre categorie, e per questo Gesù utilizza immagini e parole riprese dall’Antico Testamento».
Ma, commenta il Papa, Gesù «non descrive la fine del mondo, e quando usa immagini apocalittiche, non si comporta come un “veggente”. Al contrario, Egli vuole sottrarre i suoi discepoli di ogni epoca alla curiosità per le date, le previsioni e vuole invece dare loro una chiave di lettura profonda, essenziale e soprattutto indicare la via giusta su cui camminare, oggi e domani, per entrare nella vita eterna. Tutto passa, ci ricorda il Signore, ma la Parola di Dio non muta, e di fronte ad essa ciascuno di noi è responsabile del proprio comportamento. In base a questo saremo giudicati».
Non si sa se a Benedetto XVI siano giunti gli echi del tormentone contemporaneo sulla profezia dei Maya e la fine del mondo, o di un’epoca, a seconda delle interpretazioni, da collocarsi il 21 dicembre 2012, ma la sua idea sulla fine del mondo e le immagini apocalittiche l’ha espressa con chiarezza. «Anche nei nostri tempi - è la conclusione di Benedetto XVI - non mancano calamità naturali, e purtroppo nemmeno guerre e violenze. Anche oggi abbiamo bisogno di un fondamento stabile per la nostra vita e la nostra speranza, tanto più a causa del relativismo in cui siamo immersi».

http://www.ilsecoloxix.it/p/mondo/2012/11/18/APOttjyD-veggente_papa_gesu.shtml

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