venerdì 9 novembre 2012

Fondazione Ratzinger a Rio de Janeiro. Il saluto del Presidente Scotti (O.R.)

Fondazione Ratzinger a Rio de Janeiro

Pubblichiamo alcuni stralci del saluto che il presidente della fondazione vaticana Joseph Ratzinger - Benedetto XVI ha rivolto ai partecipanti al simposio internazionale sul pensiero del Papa («Humanização e sentido da vida») che si svolge l'8 e il 9 novembre alla Pontificia Università Cattolica di Rio de Janeiro.


(©L'Osservatore Romano 9 novembre 2012)


Fu rivoluzionaria l'idea di riconoscere dignità ai deboli

Quei ribelli dei cristiani


di Giuseppe Scotti


Cosa è un convegno di studio a livello universitario, come questo proposto dalla Fondazione vaticana Joseph Ratzinger - Benedetto XVI, se non lasciare che il dibattito sull'uomo vada in profondità?

È qui il caso di iniziare ricordando che la visione dell'uomo, così come lo pensiamo oggi e lo consideriamo, non è sempre appartenuta al patrimonio storico e culturale della civiltà prima dell'avvento del cristianesimo. Molto bene lo tratteggia Jacob Burckhardt nel suo libro pubblicato postumo, nel 1955. Nel volume La storia della civiltà greca egli spiega che nel mondo antico «Una persona deforme non è soltanto una disgrazia per la famiglia, come oggi, ma è addirittura un orrore che richiede la pacificazione degli dei per l'intera città, per la nazione. Queste persone non dovevano essere cresciute (...) Secondo Platone, anche le persone malate non dovevano vivere e non dovevano lasciarsi prole alle spalle».
È drammatico, ma era così. Bisognosi, poveri, ammalati erano, prima del cristianesimo, una realtà estranea e addirittura nemica della vita buona della società. Se lo si ricorda qui, all'inizio di un dibattito sull'uomo, è per iniziare a fare un cammino di verità.
Che cosa è umano, dunque? Cosa fa sì che l'uomo sia uomo?Il filosofo pagano Celso, nel ii secolo, per osteggiare il cristianesimo affermava che i cristiani usavano il «linguaggio della ribellione». E lo diceva proprio a proposito dell'affermazione dei cristiani circa il valore dell'uomo e, in particolare, quando sostenevano che tutti, greci e barbari che fossero, appartenessero a una sola umanità.
I cristiani, dunque, sono chiamati ribelli. Lo erano per l'impero romano di allora e lo sono, in larga parte, per la cultura di questo nostro mondo. Ecco le sfide che la nostra assemblea deve affrontare mentre ricorda, con le parole di Benedetto XVI, che «una ragione, che di fronte al divino è sorda e respinge la religione nell'ambito delle sottoculture» si mostra «incapace di inserirsi nel dialogo delle culture» (Incontro con i rappresentanti della scienza, università di Regensburg, 12 settembre 2006).


(©L'Osservatore Romano 9 novembre 2012)

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