mercoledì 21 novembre 2012

Coraggio per la pace. E nella catechesi il Pontefice riafferma che credere è una cosa ragionevole (O.R.)


All’udienza generale l’appello del Papa di fronte all’aggravarsi della violenza tra israeliani e palestinesi

Coraggio per la pace

E nella catechesi il Pontefice riafferma che credere è una cosa ragionevole

È giunto il momento di «adottare decisioni coraggiose in favore della pace» e «porre fine a un conflitto» che ha ripercussioni negative in tutta la regione medio orientale «travagliata da troppi scontri e bisognosa di riconciliazione». È chiara l’esortazione rivolta da Benedetto XVI alle autorità israeliane e palestinesi: inutile continuare a pensare di risolvere le questioni con l’odio e la violenza. 
Bisogna avere il coraggio di promuovere un dialogo animato da sinceri propositi di giungere a conclusioni definitive, per restituire speranza in un futuro di pace ai popoli di questa travagliata regione del mondo. Nell’ennesimo appello — lanciato questa mattina, mercoledì 21 novembre, al momento di salutare i pellegrini italiani presenti all’udienza generale — il Papa non ha mancato di richiamare la responsabilità che, in tale contesto, deve assumersi  la comunità internazionale e ha perciò incoraggiato «le iniziative e gli sforzi di quanti stanno cercando di ottenere una tregua e di promuovere il negoziato». 
Ai fedeli il Pontefice ha chiesto di pregare per le vittime e per quanti soffrono in quella terra martoriata.
In precedenza Benedetto XVI aveva proseguito nel dettare alcune riflessioni ai fedeli per accompagnare la celebrazione di questo Anno della fede. Si è soffermato su un concetto che più volte torna nel suo insegnamento magisteriale, cioè la ragionevolezza della fede. «Credere — ha ripetuto — è  ragionevole». 
Lo è perché «fede e ragione non si oppongono, né si combattono»; al contrario sono le condizioni necessarie a comprendere il senso e il messaggio della rivelazione divina. Il Papa parte da una certezza: l’uomo è al centro della creazione «non per sfruttarla insensatamente, ma per custodirla». Anche per questo è ragionevole credere che se la scienza permette alla fede la comprensione del disegno di Dio sull’universo è altrettanto vero che la fede, da parte sua, permette alla scienza «di realizzarsi sempre per il bene e per la verità dell’uomo, restando fedele a questo stesso disegno». Ecco perché «è decisivo per l’uomo aprirsi alla fede e conoscere Dio e il suo progetto di salvezza in Gesù Cristo».

(©L'Osservatore Romano 22 novembre 2012)

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