lunedì 12 novembre 2012

Benedetto XVI ieri sera nella Cappella Sistina per il Concerto diretto dal Maestro Palombella


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Benedetto XVI ieri sera nella Cappella Sistina per il Concerto diretto dal Maestro Palombella 

Ha fatto tappa ieri pomeriggio, nel magnifico scenario della cappella Sistina, l’11.ma edizione del Festival di musica e arte sacra, con un concerto del tutto particolare alla presenza di Benedetto XVI. Un omaggio a suo fratello Georg Ratzinger, sacerdote e compositore, di cui è stata eseguita la Missa Anno santo affidata al Coro della Cappella Musicale Pontificia guidata da Massimo Palombella. Ma quali sono le caratteristiche di questa opera e i tratti caratteristici del suo autore, mons Ratzinger? Gabriella Ceraso lo ha chiesto al maestro Palombella:   

R. – Un musicista completo che ha curato la tecnica della direzione, che ha curato la tecnica del coro, che ha curato l’aspetto compositivo, cioè tutto. Non è un uomo che scrive come si scriveva o che scrive facendo il verso. Si capisce dalla sua musica che ha frequentato i grandi ma che ha fatto una sua sintesi. Si tratta di una Messa con una scrittura tardo-romantica, con influssi di Beethoven, di Wagner, che rimane radicata nella tradizione ma è capace di ampliarla.

D. – Musica espressione dello spirito. Tante volte Papa Benedetto XVI lo ha detto. In questo senso quest’opera cosa ci comunica?

R. – Quest’opera cerca di declinare la fede della Chiesa in questa cultura, che è un po’ il compito, in fin dei conti, dell’evangelizzazione. Dobbiamo parlare all’uomo e alla cultura di oggi, non a quella di ieri.

D. - E’ una Messa nelle sue parti completa…

R. - Manca il Credo. In occasione dell’Anno della Fede, per fare una Messa completa faremo il Credo della Missa Papae Marcelli di Palestrina. Iniziamo con il canto gregoriano, proprio per ricordare la fonte della musica sacra. C’è la Messa di Georg Ratzinger con in mezzo il Credo di Giovanni Pierluigi da Palestrina. C’è un mottetto eucaristico di mia composizione e chiudiamo il concerto con il Tu es Petrus di Colin Mawby. Sono tutti autori contemporanei e ci sono due punti fermi della tradizione che lanciano in avanti la contemporaneità. Se noi, se la Cappella musicale pontificia si ferma a contemplare se stessa e non si apre al confronto culturale, non si apre allo scambio culturale, è un’istituzione destinata ad essere un pezzo da museo e non un’istituzione che può evangelizzare.

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