mercoledì 21 novembre 2012

L’infanzia di Gesù, mattino della fede (Muolo)

L’infanzia di Gesù, mattino della fede

di Mimmo Muolo

C’è la storia e c’è l’attualità. La profezia veterotestamentaria e il Gesù dei Vangeli di Luca e Matteo.
Ma soprattutto c’è un libro offerto a tutti e in special modo ai cristiani adulti nella fede, perché  approfondiscano la loro stessa fede. Sono questi, per il cardinale Gianfranco Ravasi, «i fili  principali con cui Benedetto XVI ha tessuto la stoffa» di L’infanzia di Gesù, il libro che completa la sua trilogia cristologica, da oggi nelle librerie di 50 Paesi (e in 9 lingue) per una tiratura  complessiva di oltre un milione di copie.
Il volume, edito da Rizzoli e dalla Libreria Editrice  Vaticana (Lev), è stato presentato ieri alla stampa proprio dal presidente del Pontificio Consiglio  della cultura, il quale ne ha sottolineato i diversi piani di lettura.
Ad esempio il rapporto con l’attualità.
«Penso al grido delle madri nella strage degli innocenti – ha detto il porporato –, un grido universale che risuona ancora ai nostri giorni, mentre muoiono i bambini a Gaza».
Dunque, ha  ricordato Ravasi, «non siamo di fronte a un testo solo informativo, ma anche performativo, che ci coinvolge e artiglia la nostra coscienza».
Naturalmente non si tratta del solo pregio del volume. Un’altra qualità dell’opera ratzingeriana è  infatti, per il porporato, «la chiarezza del pensiero, che si riflette nella chiarezza dello stile.
Questo libro, infatti, non ha l’autoreferenzialità oracolare esoterica di certe pagine teologiche o filosofiche  illeggibili».
Cosicché, ha aggiunto il 'ministro' della cultura della Santa Sede, «Benedetto XVI ha messo in pratica ciò che un filosofo del linguaggio del secolo scorso ha dichiarato, ma non ha mai fatto: tutto quello che si può dire, si può dire chiaramente».
Infine una raccomandazione ai lettori, anche alla luce del fatto che il volume esce a ridosso del periodo natalizio.
«Vi sconsiglio – ha detto Ravasi – di incartare quest’opera nella carte per i regali natalizi con le stelline». Una metafora, naturalmente, per dire che non si tratta di una semplice strenna natalizia o di un instant book, ma «di un libro serio, il cui contenuto è per persone adulte».
Su questa suggestione sono poi tornati il presidente di Rcs libri, Paolo Mieli («non è solo l’opera di un Papa ma anche di un uomo, come Joseph Ratzinger, che è tra le persone più importanti della cultura europea») e la teologa brasiliana, Maria Clara Bingemer.
«Preparandoci a celebrare la grande festa del Natale – ha fatto notare quest’ultima –, questo libro può aiutarci in modo molto profondo ad aprire in noi uno spazio affinché il Salvatore possa nascere e manifestarsi, in un mondocome il nostro che ha tanto bisogno del suo Vangelo».
Alla conferenza stampa erano presenti, tra gli altri, i cardinali Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i laici e Camillo Ruini, già presidente della Cei, oltre all’arcivescovo Gerhard Ludwig Müller, prefetto della Congregazione per a dottrina della fede e a monsignor Georg Gänswein, segretario personale del Pontefice.
Padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, ha ricordato lo straordinario sforzo che Joseph Ratzinger ha compiuto per completare la trilogia. «Solo un grande coraggio e una grande passione potevano permettergli di arrivare in porto in anni in cui gli impegni del governo della Chiesa universale sono così grandi. Per molti di noi, che il Papa vi sia riuscito ha dell’incredibile e suscita ammirazione e gratitudine». Di questa impresa, infine, don Giuseppe Costa, direttore della Lev, ha ricordato le tappe. Il primo volume fu pubblicato ad aprile del 2007 (41 edizioni e 2 milioni di copie), il secondo a febbraio del 2011 (40 edizioni e un milione di copie). Ora questo terzo volume costituisce una specie di «sala di ingresso» agli altri due e ci fa vedere «il mattino di Gesù».

© Copyright Avvenire, 21 novembre 2012

Il Papa incoraggia il dialogo islamo-cristiano per la giustizia (Izzo)


PAPA: INCORAGGIA DIALOGO ISLAMO-CRISTIANO PER LA GIUSTIZIA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 nov. 

Benedetto XVI ha incoraggiato i partecipanti al colloquio islamo-cristiano sulla cooperazione per la giustizia che si e' tenuto in Vaticano "a proseguire sul cammino di un dialogo autentico e fecondo".
Ne da' notizia l'Osservatore Romano annunciando che "il prossimo colloquio, preceduto da un incontro preparatorio, si terra' tra due anni a Teheran".
"La fede nell'Unico Dio che ha creato tutte le cose, da' a ciascuno - sottolinea il documento conclusivo dei lavori, ugualmente pubblicato dal giornale vaticano - una comprensione olistica della giustizia. Le diverse sfere della sua applicazione sono collegate tra loro: personale, comunitaria, sociale, politica, economica, culturale e giudiziaria".
Ma, ammonisce il comunicato, "la giustizia come virtu' basata sulla dignita' umana esige il giusto esercizio della ragione e l’illuminazione di Dio". E "il riconoscimento e il rispetto della liberta' di coscienzasono requisiti di giustizia nelle societa'".
Il documento richiama poi "la responsabilita' dei leader religiosi, delle istituzioni e, di fatto, di ogni credente, di denunciare l’ingiustizia e l'oppressione in tutte le loro forme e di promuovere la giustizia in tutto il mondo". "Le due religioni - si afferma - possiedono risorse che possono ispirare le persone a lavorare per rendere la giustizia e la pace delle realta'".
Infine, e' riaffermata nel testo "l'esigenza che, per il bene della promozione della giustizia nel mondo attuale, i musulmani e i cristiani continuino ad approfondire la loro comprensione gli uni degli altri attraverso il dialogo e la cooperazione costanti". Occorre dunque, conclude il documento, "cogliere i frutti dell'incontro e comunicarli alla gente delle rispettive comunita' e societa', affinche' possano avere un effetto concreto nel mondo". 

© Copyright (AGI)

A San Pietro il presepe low cost

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La clausura e la fede. Mercoledì 21 novembre la giornata mondiale di preghiera e solidarietà (Di Cicco)


Su segnalazione di Laura leggiamo:

Mercoledì 21 novembre la giornata mondiale di preghiera e solidarietà

La clausura e la fede

La giornata mondiale delle claustrali ha molto a che fare con l’Anno della fede indetto da Benedetto XVI. 
Le vite di donne provenienti da paesi e culture diverse, anche professioniste che rinunciano alla carriera per ritirarsi in monastero e dedicarsi totalmente a Dio nella solitudine e nella preghiera, nel tempo delle agenzie di rating sono una proposta inconsueta di vita alternativa.
Sono donne liberate dalle sirene dell’efficientismo  produttivo e dal fascino di modelli privi di orizzonti spirituali. 
Privilegiano il silenzio anziché lo strepito e il frastuono e così vivendo, per i cristiani restano un richiamo palese di riflessione  sulla qualità della fede professata e per i non credenti sono un invito a porsi domande su Dio: il medesimo che attira così fortemente giovani vite, consacrate perché in cerca di un amore appagante.
Nello stesso tempo le donne in clausura per amor di Dio, mentre stimolano la fede cristiana,  a loro volta sono chiamate a rispondere ogni giorno in modo coerente alle esigenze della loro consacrazione. Anche a queste donne straordinarie il Vangelo rivolge ogni giorno la domanda  rivolta da Gesù ai discepoli: «Chi dite voi che io sia?». Il segreto della fedeltà agli impegni di povertà, castità, obbedienza  che caratterizzano la vita e la preghiera monastica sta anzitutto nella risposta di ciascuna donna consacrata a questa domanda di Cristo. Nella misura in cui la fede in Gesù è vissuta con amore, si hanno buoni motivi di fedeltà alla vocazione monastica. Se viene meno l’amore, sia nella vita cristiana che nella consacrazione totale a Dio, viene meno anche la fede.
La fede e l’amore per scegliere il monastero si alimentano con la preghiera. È proprio della vita monastica pregare sempre. Non è un caso che le donne consacrate siano chiamate e conosciute come oranti e trascorrono gran parte della vita pregando. La vita di preghiera non è una vita di lavativi e un po’ fannulloni. Pregare è un intrattenersi a colloquio con una persona amata. Finché resiste l’amore, pregare ha un senso e aiuta a vivere coerentemente con l’amore. Progredire nell’amore anziché regredire non è una cosa scontata né facile. Sono coinvolte tutte le energie della persona. Nel monastero c’è  in agguato la stanchezza per una vita apparentemente piatta e ripetitiva che concorre ad attenuare la fede o l’amore.
Ci sono due sante carmelitane di nome Teresa che hanno ben raccontato il loro percorso di vita consacrata e le fatiche superate per giungere a un rapporto vitale e costante con Dio. Teresa d’Avila e Teresa di Lisieux, donne sante e maestre della vita spirituale tanto da essere dichiarate dottore della Chiesa, hanno vissuto l’esperienza mistica raccontata nei loro scritti.
In definitiva la vita claustrale richiede molto amore. Si regge sull’amore. Nel mondo non ce n’è mai abbastanza. Perciò questi luoghi di preghiera, a detta dei Papi,  restano essenziali per la Chiesa che vi attinge risorse spirituali per una fedele testimonianza.

c.d.c.

(©L'Osservatore Romano 21 novembre 2012)

L'Annunciazione e la stella dei magi: il nuovo libro di Ratzinger completa la trilogia del Nazareno (Tornielli)

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L'artista, testimone della bellezza della fede, partecipa alla missione della Chiesa. Così il Papa nel messaggio alle Pontificie Accademie


L'artista, testimone della bellezza della fede, partecipa alla missione della Chiesa. Così il Papa nel messaggio alle Pontificie Accademie 

L’artista è un testimone della bellezza della fede. 
Così il Papa in un messaggio inviato al cardinale Gianfranco Ravasi in occasione della XVII seduta pubblica delle Pontificie Accademie, riunitasi questo pomeriggio presso l’Aula Magna del Palazzo San Pio X sul tema “Pulchritudinis fidei testis. 
L’artista, come la Chiesa, testimone della bellezza della fede”. 
Il titolo richiama l’incipit del Motu Proprio col quale Benedetto XVI ha voluto recentemente unire la Pontificia Commissione per i Beni Culturali della Chiesa al Pontificio Consiglio della Cultura. “La bellezza della fede – spiega il Santo Padre - non può mai essere ostacolo alla creazione della bellezza artistica, perché ne costituisce in qualche modo la linfa vitale e l’orizzonte ultimo”. 
“Il vero artista – prosegue Benedetto XVI citando il Messaggio del Concilio Vaticano II agli artisti – è custode della bellezza del mondo e grazie alla sua particolare sensibilità estetica e al suo intuito può cogliere e accogliere più in profondità di altri la bellezza propria della fede, e quindi riesprimerla e comunicarla con il suo stesso linguaggio”. 
“Egli può partecipare, con il proprio specifico e originale contributo, alla stessa vocazione e missione della Chiesa, in particolare quando, nelle diverse espressioni dell’arte, voglia o sia chiamato a realizzare opere d’arte direttamente collegate all’esperienza di fede e al culto, all’azione liturgica della Chiesa, la cui centralità venne definita dal Concilio Vaticano II con la nota espressione “fons et culmen”. Infine il Papa cita un saggio scritto nel 1931 dall’allora sacerdote Giovanni Battista Montini, nel quale il futuro Paolo VI esortava chi era chiamato all’arte sacra ad esprimere l’ineffabile», iniziandosi alla mistica, per “raggiungere con l’esperienza dei sensi qualche riverbero, qualche palpito della Luce invisibile”. 
Benedetto XVI conclude il messsaggio invitando gli artisti, all’inizio dell’Anno della fede, a far sì che il loro percorso artistico possa diventare come un itinerario integrale, in cui tutte le dimensioni dell’esistenza umana siano coinvolte, così da testimoniare efficacemente la bellezza della fede in Cristo Gesù, immagine della gloria di Dio che illumina la storia dell’umanità 

© Copyright Radio Vaticana

MESSAGGIO DEL PAPA ALLE ACCADEMIE PONTIFICIE

Il Papa: "Alla Pontificia Academia Latinitatis auguro vivamente di intraprendere, sotto la guida del neo-Presidente, il Prof. Ivano Dionigi, una proficua e feconda attività di promozione della lingua latina, lascito prezioso della tradizione e testimone privilegiato di un patrimonio culturale che chiede di essere trasmesso alle nuove generazioni"

Immigrati, Bagnasco: i vescovi vi sono vicini nella fatica dell'integrazione (Izzo)


IMMIGRATI: BAGNASCO, VESCOVI VI SONO VICINI NELLA FATICA DELL'INTEGRAZIONE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 nov. 

"Cari fratelli e sorelle, i vescovi italiani vi sono vicini". 
Con queste parole il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana, si e' rivolto alle comunita' etniche (i gruppi piu' numerosi quelli dei filippini, romeni e ucraini) che gremivano questo pomeriggio la Basilica di San Pietro in occasione del 25esimo della Fondazione Migrantes, l'organismo della Cei che coordina l'impegno della Chiesa per "favorire l'autentica integrazione in una societa' dove tutti siano membri attivi e responsabili ciascuno del benessere dell'altro, generosi nell'offrirre apporti originali, con pieno diritto di cittadinanza e partecipazione ai medesimi diritti e doveri".
"La Chiesa  cammina con gli uomini  perche' la sua missione e' stare con l'uomo ovunque si trovi, starvi per portarvi la presenza di Cristo", ha ricordato Bagnasco assicurando che "i vescovi incoraggiano la Migrantes a continuare con generoso impegno la sua missione". 
L'accoglienza e il sostengono offerto agli stranieri, ha continuato, "e'  un'espressione peculiare" della presenza delle comunita' ecclesiali".
Nell'omelia, il porporato ha ricordato la fatica sperimentata dagli immigrati "nei molti cammini di lavoro, di affetti, di incertezze, di ricerche, di fughe forzate, di dolorose lontananze da terre amate, da luoghi familiari, da persone care", esprimendo l'auspicio che essi possano sentire nel nostro Paese "tutta la forza e il calore" dell'abbraccio di Dio. 
"La Chiesa - ha detto - guarda a voi, nei vostri cammini a volte tribolati, con affetto, sapendo che voi siete Chiesa" e che "il Signore, ben conoscendo il cuore umano, ci indica la via per stabilire con Lui quei rapporti di famiglia,
Attraverso la Chiesa, ha spiegato ancora il presidente della Cei, "Gesu' ha voluto rendere il suo abbraccio visibile, ha voluto dargli le sembianze delle braccia umane, poveri nostri segni, perche' ogni credente, ogni pellegrino potesse anche vedere e toccare il cuore di Cristo".
"Cari amici - ha poi sottolineato il presidente della Cei  sempre rivolto alle rappresentanze etniche presenti in San Pietro questo pomeriggio - voi che per motivi diversi di mobilita' o di migrazione, vivete senza particolari radicamenti di luogo, piu' di altri siete in grado di apprezzare i legami degli affetti nella parentela, nell'amicizia, nella solidarieta', ritrovando li' le radici umane di cui tutti abbiamo bisogno".
La Chiesa, infatti, ha concluso Bagnasco, "e' chiamata ad essere casa accogliente, a generare il calore della famiglia, quella dei figli di Dio".  

© Copyright (AGI)

Gli anglicani dicono no alle donne vescovo. I laici determinanti nel voto al Sinodo generale della Church of England (O.R.)


I laici determinanti nel voto al Sinodo generale della Church of England

Gli anglicani dicono no alle donne vescovo

Londra, 21. Un “no” quasi inatteso, ma «questo voto non rappresenta certamente la fine della storia»: a sottolinearlo alla radio inglese Bbc è stato l'arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana, Rowan Williams, dopo la bocciatura, a sorpresa, da parte del Sinodo generale della Church of England (che si conclude oggi) della proposta sulla consacrazione delle donne vescovo. Per il rigido sistema che regola l'attività del Sinodo non sono infatti stati raggiunti, in ciascuna delle tre Houses, in cui si suddivide l'organismo rappresentativo, i due terzi necessari ad accogliere la proposta. Per l'attuale arcivescovo di Canterbury e primate -- che assieme al recentemente nominato suo successore, il vescovo di Durham Justin Welby, si erano espressi per il “sì” alle donne vescovo -- si tratterebbe comunque soltanto di una battuta di arresto, che non impedirà di proseguire il dibattito sulla controversa questione che da lungo tempo vede contrapposti i gruppi legati alla tradizione a quelli più liberali. Entro tre anni infatti la proposta potrà, in base ai regolamenti, essere nuovamente sottoposta all'attenzione del Sinodo per un'eventuale approvazione.
Oltre un centinaio di delegati hanno preso parte, ieri, alla discussione sul tema presso la Church House, la sede centrale londinese della Church of England. I due terzi favorevoli alla proposta sono emersi, al termine di un dibattito durato circa sei ore, soltanto alla House of Bishops e alla House of Clergy, mentre per soltanto sei voti tale percentuale non è stata raggiunta alla House of Laity, ovvero la rappresentanza dei laici. L'arcivescovo di Canterbury ha osservato al riguardo: «Bisogna registrare che i voti a favore sono stati moltissimi ed è da lì che dobbiamo ripartire». La discussione, quindi, andrà avanti e a guidare il processo sarà il vescovo di Durham, che subentrerà nel nuovo incarico di arcivescovo di Canterbury nel 2013. Welby alla vigilia della votazione aveva esortato l'assemblea sinodale a impegnarsi per trovare un accordo: «La Church of England -- aveva detto -- ha bisogno di mostrare come sviluppare la sua missione nella diversità e non nella divisione». Finora gli sforzi compiuti, grazie a vari tentativi di compromesso, sono riusciti a preservare l'unità e a scongiurare la spaccatura. L'arcivescovo Rowan Williams ha giudicato come «un'anomalia» l'impossibilità per le donne di accedere alle cariche più alte della gerarchia ecclesiastica. Dal 1992 la Comunione consente alle donne di diventare sacerdoti, ma finora l'ordinazione a vescovi è stata negata sulla base di motivazioni teologiche. Donne vescovo, tuttavia, sono da tempo consacrate all'interno della comunità episcopaliana negli Stati Uniti (il ramo della Comunione anglicana in quel Paese) e in altre comunità in Australia e Nuova Zelanda. Ma il voto per il “sì” da parte della Church of England era atteso (anzi varie fonti lo davano oramai quasi scontato) come quello determinante per abbattere l'ultimo ostacolo a una generalizzata apertura nei confronti delle aspettative del clero femminile. Diverse organizzazioni hanno già annunciato che proseguiranno la lotta «per la piena accettazione» della leadership delle donne.
In una nota della Church of England è spiegato che la proposta sulle donne vescovo non potrà essere però ripresentata se non al prossimo Sinodo generale che si terrà nel 2015, a meno che il cosiddetto “Gruppo dei Sei” (arcivescovi, presidenti di assemblea e presidente e vice presidente della House of Laity) del Sinodo non conceda in anticipo il permesso.

(©L'Osservatore Romano 22 novembre 2012)

I vescovi ed il clero erano ampiamente favorevoli all'episcopato femminile. Sono stati determinanti i voti contrari dei laici. C'e' molto su cui riflettere e non solo in campo anglicano.
Fanno tenerezza quei preti cattolici (e suore) costantemente in televisione a fare a gara a chi e' piu' "avanti". Sono cosi' sicuri che, fuori dagli studi televisivi, prenderebbero gli applausi che i media garantiscono? Si potrebbero aprire scommesse :-)
R.

Emergenza Congo, salesiani in campo (Marchese Ragona)

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Il Papa: falsi pregiudizi contro la fede cattolica, che è ragionevole. Incoraggiare le ricerche a servizio della vita (Izzo)

PAPA: FALSI PREGIUDIZI CONTRO FEDE CATTOLICA, CHE E' RAGIONEVOLE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 nov. 

"E' ragionevole credere, e' in gioco la nostra esistenza". Ed "e'ragionevole la Fede Cattolica", che "nutre fiducia anche nella ragione umana". 
Lo afferma Papa Benedetto nella catechesi proposta all'Udienza Generale, tenuta nell'Aula Nervi per circa 10 mila fedeli, all'indomani della presentazione del libro "L'infanzia di Gesu'" che completa la trilogia ratzingeriana "Gesu' di Nazaret". Per il Pontefice, dunque, "e' falso il pregiudizio di certi pensatori moderni, secondo i quali la ragione umana verrebbe come bloccata dai dogmi della fede". "E' vero esattamente il contrario, come i grandi maestri della tradizione cattolica hanno dimostrato", spiega citando Sant'Agostino.
"La sua faticosa ricerca razionale e' una significativa pedagogia per l'incontro con la Verita' di Cristo", dice Joseph Ratzinger, ricordando che il vescovo di Ippona "prima della sua conversione, cerca con tanta inquietudine la verita', attraverso tutte le filosofie disponibili, trovandole tutte insoddisfacenti". "Intelletto e fede, dinanzi alla divina Rivelazione non sono - chiarisce Benedetto XVI - estranei o antagonisti, ma sono ambedue condizioni per comprenderne il senso, per recepirne il messaggio autentico, accostandosi alla soglia del mistero". Dunque, "e' decisivo per l'uomo aprirsi alla fede e conoscere Dio e il suo progetto di salvezza in Gesu' Cristo". "Nel Vangelo - infatti - viene inaugurato un nuovo umanesimo, un'autentica 'grammatica' dell'umano e di tutta la realta'". "Confidiamo allora - suggerisce il Papa teologo - che il nostro impegno nell' evangelizzazione aiuti a ridare nuova centralita' al Vangelo nella vita di tanti uomini e donne del nostro tempo. Preghiamo perche' tutti ritrovino in Cristo il senso dell'esistenza e il fondamento della vera liberta': senza Dio, infatti, l'uomo smarrisce se stesso". "Le testimonianze di quanti ci hanno preceduto e hanno dedicato la loro vita al Vangelo - conclude infine - lo confermano per sempre. Vale la pena di spendersi per Cristo, Lui solo appaga i desideri di verita' e di bene radicati nell'anima di ogni uomo: ora, nel tempo che passa, e nel giorno senza fine dell'Eternita' beata". 

© Copyright (AGI)

PAPA: INCORAGGIARE RICERCHE A SERVIZIO VITA, FERMARE LE ALTRE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 nov. 

"Vanno incoraggiate, le ricerche poste a servizio della vita e miranti a debellare le malattie". Lo afferma Benedetto XVI nella catechesi tenuta all'Udienza Generale di oggi. In merito, ricorda che la scienza deve "rinunciare solo a quei tentativi che opponendosi al progetto originario di Dio" possono dunque "produrre effetti che si ritorcono contro l'uomo stesso".
Per il Papa, sono "importanti anche le indagini volte a scoprire i segreti del nostro pianeta e dell'universo, nella consapevolezza che l'uomo e' al vertice della creazione non per sfruttarla insensatamente, ma per custodirla e renderla abitabile". 
"Cosi' - spiega ai 10 mila fedeli che gremiscono l'Aula Nervi - la fede, vissuta realmente, non entra in conflitto con la scienza, piuttosto coopera con essa, offrendo criteri basilari perche' promuova il bene di tutti". Nella catechesi Benedetto XVI esalta dunque "il nesso fecondo tra comprendere e credere, si fonda anche il rapporto virtuoso fra scienza e fede". "La ricerca scientifica - insiste il Pontefice - porta alla conoscenza di verita' sempre nuove sull'uomo e sul cosmo, e lo vediamo". "Il vero bene dell'umanita', accessibile nella fede, apre - dunque - l'orizzonte nel quale si deve muovere il suo cammino di scoperta". "Anche per questo - conclude - e' ragionevole credere: se la scienza e' una preziosa alleata della fede per la comprensione del disegno di Dio nell'universo, la fede permette al progresso scientifico di realizzarsi sempre per il bene e per la verita' dell'uomo, restando fedele a questo stesso disegno". 

© Copyright (AGI)

Coraggio per la pace. E nella catechesi il Pontefice riafferma che credere è una cosa ragionevole (O.R.)


All’udienza generale l’appello del Papa di fronte all’aggravarsi della violenza tra israeliani e palestinesi

Coraggio per la pace

E nella catechesi il Pontefice riafferma che credere è una cosa ragionevole

È giunto il momento di «adottare decisioni coraggiose in favore della pace» e «porre fine a un conflitto» che ha ripercussioni negative in tutta la regione medio orientale «travagliata da troppi scontri e bisognosa di riconciliazione». È chiara l’esortazione rivolta da Benedetto XVI alle autorità israeliane e palestinesi: inutile continuare a pensare di risolvere le questioni con l’odio e la violenza. 
Bisogna avere il coraggio di promuovere un dialogo animato da sinceri propositi di giungere a conclusioni definitive, per restituire speranza in un futuro di pace ai popoli di questa travagliata regione del mondo. Nell’ennesimo appello — lanciato questa mattina, mercoledì 21 novembre, al momento di salutare i pellegrini italiani presenti all’udienza generale — il Papa non ha mancato di richiamare la responsabilità che, in tale contesto, deve assumersi  la comunità internazionale e ha perciò incoraggiato «le iniziative e gli sforzi di quanti stanno cercando di ottenere una tregua e di promuovere il negoziato». 
Ai fedeli il Pontefice ha chiesto di pregare per le vittime e per quanti soffrono in quella terra martoriata.
In precedenza Benedetto XVI aveva proseguito nel dettare alcune riflessioni ai fedeli per accompagnare la celebrazione di questo Anno della fede. Si è soffermato su un concetto che più volte torna nel suo insegnamento magisteriale, cioè la ragionevolezza della fede. «Credere — ha ripetuto — è  ragionevole». 
Lo è perché «fede e ragione non si oppongono, né si combattono»; al contrario sono le condizioni necessarie a comprendere il senso e il messaggio della rivelazione divina. Il Papa parte da una certezza: l’uomo è al centro della creazione «non per sfruttarla insensatamente, ma per custodirla». Anche per questo è ragionevole credere che se la scienza permette alla fede la comprensione del disegno di Dio sull’universo è altrettanto vero che la fede, da parte sua, permette alla scienza «di realizzarsi sempre per il bene e per la verità dell’uomo, restando fedele a questo stesso disegno». Ecco perché «è decisivo per l’uomo aprirsi alla fede e conoscere Dio e il suo progetto di salvezza in Gesù Cristo».

(©L'Osservatore Romano 22 novembre 2012)

Benedetto XVI: credere è ragionevole (Tridente)

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"L'infanzia di Gesù": breve sintesi dell'ultimo libro di Benedetto XVI (R.V.)

"L'infanzia di Gesù": breve sintesi dell'ultimo libro di Benedetto XVI

Interpretare, in dialogo con esegeti del passato e del presente, ciò che Matteo e Luca raccontano all’inizio dei loro Vangeli sull’infanzia di Gesù, alla luce di due interrogativi: “Che cosa intendevano dire?”. E poi: “E’ vero? E in che modo mi riguarda?”. Sono le domande che Benedetto XVI premette al suo nuovo libro intitolato "L’infanzia di Gesù", spiegando le linee-guida con la speranza che, scrive, molte persone ne traggano aiuto nel loro cammino verso Gesù. Ieri la presentazione del volume in vaticano, e al termine, l'udienza di Benedetto XVI concessa agli editori del volume, la Rizzoli e la Libreria Editrice Vaticana. Sfogliamo alcune pagine del libro, nel servizio di Gabriella Ceraso:

E’ la sala d’ingresso all’intera trilogia su Gesù, il libro sulla sua infanzia, secondo l’autore, che inizia con una riflessione sull’origine del Salvatore dalla domanda inaspettata che Pilato fa a Gesù: ”Di dove sei tu?”- domanda circa l’essere e la missione, scrive il Papa. Messe in luce le differenza tra le genealogie nelle versioni di Matteo e di Luca, Benedetto XVI ne rivela il medesimo senso teologico-simbolico: “Il suo essere intrecciato nelle vie storiche della promessa, e il nuovo inizio che, paradossalmente, insieme con la continuità dell’agire storico di Dio, caratterizza l’origine di Gesù”. Gesù dunque è creazione dello Spirito Santo, anche se la genealogia rimane importante. Così scrive il Papa:

“Giuseppe è giuridicamente il padre di Gesù. Mediante lui egli appartiene, secondo la legge, legalmente alla tribù di Davide. E tuttavia, viene da altrove, ‘dall’alto’, da Dio stesso. Il mistero del ‘di dove’, della duplice origine ci viene incontro in modo molto concreto: la sua origine è determinabile e tuttavia è un mistero. Solo Dio è nel senso proprio il padre suo. La genealogia degli uomini ha la sua importanza riguardo alla storia del mondo, e ciò nonostante, alla fine, è Maria – l’umile Vergine di Nazareth – colei in cui avviene un nuovo inizio, ricomincia in modo nuovo l’essere persona umana”.

Tema del secondo e più ampio capitolo è l’annuncio a Zaccaria della nascita di Giovanni Battista e l’Annunciazione a Maria, messe a confronto dal Papa e presentate come adempimento di antiche profezie, fino a quel momento storico in attesa del loro vero protagonista. Joseph Ratzinger si sofferma sui vari aspetti delle reazioni di Giuseppe e soprattutto di Maria al messaggio inaspettato: turbamento, pensosità, coraggio, grande interiorità tratteggiano la figura delle Vergine nella parole del Papa. Rileggendo il dialogo tra Maria e l’Angelo, secondo il Vangelo di Luca, Benedetto XVI spiega che attraverso una donna “Dio cerca un nuovo ingresso nel mondo”, dopo il fallimento dei progenitori. “Bussa alla porta di Maria. Ha bisogno della libertà umana” scrive il Papa, citando Bernardo di Chiaravalle:

“Non può redimere l’uomo, creato libero, senza un libero ‘sì’ alla sua volontà. Creando la libertà Dio, in un certo modo, si è reso dipendente dall’uomo: il suo potere è legato al ‘sì’ non forzato di una persona umana”.

Maria diventa Madre attraverso il suo “sì”. E’ questo il momento decisivo: “Attraverso la sua obbedienza – prosegue – la Parola è entrata in lei e in lei è diventata feconda”.

Al centro del terzo capitolo l’evento di Betlemme: la nascita di Gesù in un preciso contesto storico-universale, che Benedetto XVI mette in luce sottolineando il clima dell’età di Augusto Imperatore romano:

“Solo in questo momento, in cui esiste una comunione di diritti e di beni su larga scala, ed una lingua universale permette ad una comunità culturale l’intesa nel pensiero e nell’agire, un messaggio universale di salvezza, un universale portatore di salvezza può entrare nel mondo: è, di fatti, la pienezza dei tempi”.

Gesù – precisa il Papa – non è nato nell’imprecisato “una volta” del mito:

“Egli appartiene ad un tempo esattamente databile e ad un ambiente geografico esattamente indicato: l’universale e il concreto si toccano a vicenda. In lui, il logos, la ragione creatrice di tutte le cose, è entrato nel mondo, il logos eterno si è fatto uomo. E di questo fa parte il contesto di luogo e tempo”.

Nella prospettiva di una lettura del Vangelo, secondo l’esegesi canonica, Benedetto XVI spiega poi, il significato di tanti particolari della narrazione della nascita, che da semplici fatti esteriori diventano parte della grande realtà in cui si attua in modo misterioso la redenzione degli uomini. In particolare, nel passo dedicato alla presentazione di Gesù al Tempio, si sottolinea come questa redenzione “non sia bagno di autocompiacimento ma una liberazione dall’essere compressi nel proprio io", che ha come costo la sofferenza della Croce. “Alla teologia della Gloria”, scrive il Papa “è inscindibilmente legata la teologia della Croce”.

Ai magi sapienti e alla fuga in Egitto, infine, è dedicato il quarto capitolo, dove con una ricca gamma di informazioni storico-linguistiche scientifiche, il Papa delinea i Magi e conclude che essi rappresentano non solo le persone che hanno trovato la via fino a Cristo, ma “l’attesa interiore dello Spirito umano, il movimento delle religioni e della ragione umana incontro a Cristo”. Una processione che, scrive Benedetto XVI, percorre l’intera storia. E anche nelle riflessioni su altri spunti del racconto – la natura della stella, la sosta dei magi a Gerusalemme fino alla fuga in Egitto e alla strage degli innocenti – Benedetto XVI oltre i semplici fatti, allarga l’orizzonte del lettore al grande progetto d’amore di Dio: la salvezza eterna offerta alla libertà dell’uomo. Scrive infatti il Papa:

“Con la fuga in Egitto e con il suo ritorno nella terra promessa, Gesù dona l’esodo definitivo: egli è veramente il Figlio; egli non se ne andrà via per allontanarsi dal Padre: egli ritorna a casa e conduce verso casa. Sempre egli è in cammino verso Dio e con ciò conduce dall’alienazione alla Patria, a ciò che è essenziale e proprio”.

In questo senso il breve epilogo con il racconto – secondo il Vangelo di Luca – di Gesù dodicenne che discute con i dottori al Tempio e poi si confronta con i genitori, in cui si manifesta il mistero della sua natura di vero Dio e insieme vero Uomo, è in certo modo il coronamento dell’opera e “apre la porta verso il tutto della sua figura, che poi”, scrive il Papa, “ci viene raccontato dai Vangeli”.

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L'ultimo libro del Papa: nel nome di una Donna ricomincia l'umanità (Antonio Sanfrancesco)

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Da oggi nelle librerie la nuova opera del Papa su "L'infanzia di Gesù". Paolo Mieli: pagine emozionanti

Da oggi nelle librerie la nuova opera del Papa su "L'infanzia di Gesù". Paolo Mieli: pagine emozionanti

E’ da oggi nelle librerie il nuovo volume di Benedetto XVI intitolato "L’infanzia di Gesù". Edito da Rizzoli e Libreria Editrice Vaticana, il libro esce in contemporanea in 9 lingue (italiano, brasiliano, croato, francese, inglese, portoghese, spagnolo, polacco e tedesco) e in 50 Paesi: la tiratura globale della prima edizione supera il milione di copie. Nei prossimi mesi, il volume sarà tradotto in 20 lingue per la pubblicazione in 72 Paesi. Antonella Palermo ha chiesto a Paolo Mieli, presidente di Rizzoli, il significato di questo libro:  

R. - Ha un significato grande: di continuità, di omaggio ad un’opera che è destinata a restare - al di là di chi l’ha scritta, ovvero, il Papa – nella storia culturale di questo inizio millennio. È una storia di una ricostruzione, filologicamente molto appropriata, della vita, della persona di Gesù “storico”, cioè: Gesù come persona realmente esistita nella storia e, attraverso la vivisezione, attraverso un approfondimento dei vari passaggi della vita di Gesù, si arriva ad un approfondimento della sua figura. Passaggi che, in questo caso, sono stati riportati da brevissime parole tramandate e, quindi, è ancora più speciale, perché si tratta di qualcosa che non ha lunghi testi su cui soffermarsi ed approfondire. Direi, quindi, che Benedetto XVI ha parlato della vita giovanile di Gesù, esaminando quello che ci è stato lasciato, parola per parola.

D. – Quali pagine l’hanno più colpita?

R. – Le pagine su Maria e quelle sui Magi. Le pagine su Maria, in particolare, perché è stata approfondita una cosa che mi ha sempre affascinato: la libertà di Maria nell’accettare di diventare madre, diventare madre per opera dello Spirito Santo, e di dare alla luce Qualcuno che è suo figlio – il mistero della maternità – e nello stesso tempo di staccarsi da quel Figlio, perché quel Figlio era Figlio del vero Padre: Dio. Queste sono pagine emozionanti, oltre ad essere molto profonde.

D. – Il cardinale Ravasi ha parlato di uno stile limpido ed essenziale, incisivo ed umile…

R. – Questo libro funziona perché è stato scritto affinché lo potessero leggere anche le persone semplici. E penso che sarà un libro letto soprattutto dalle persone semplici, che si accosteranno in questo modo - leggendo l’infanzia di Gesù - a una delle parti più belle della vita di Gesù. Allo stesso tempo, questo libro può essere letto come un testo molto erudito, molto sofisticato.

D. – Siamo agli inizi dell’Anno della Fede, voluto proprio da Papa Benedetto XVI: secondo lei oggi, la fede, la spiritualità, da cosa è messa maggiormente a rischio?

R. – Dal dubbio, dall’incertezza, dalla crisi, nel senso che questi sono anni in cui tutti sono portati a dubitare delle certezze che hanno dentro e un libro come questo aiuta a ricongiungerci a quelle antiche certezze. La fede non è qualcosa che si alimenta attraverso credenze tramandate; la fede è qualcosa che si rinnova e si rialimenta, di giorno in giorno e la lettura di libri come questo, la lettura di questo libro è un momento importante per capire la necessità di questo ricongiungimento, che può dare forza nell’affrontare – come lei diceva – un periodo come questo.

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Gaza, il Papa: incoraggio gli sforzi per ottenere tregua e negoziato. Tutta la Chiesa è vicina alle claustrali (Izzo)

GAZA: PAPA, INCORAGGIO SFORZI PER OTTENERE TREGUA E NEGOZIATO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 nov. 

Preoccupato per "l'aggravarsi della violenza fra gli israeliani e i palestinesi della striscia di Gaza", Benedetto XVI incoraggia "le iniziative e gli sforzi di quanti stanno cercando di ottenere una tregua e di promuovere il negoziato". 
Lo ha detto al termine dell'Udienza Generale di oggi. "Esorto anche le autorita' di entrambe le parti - ha aggiunto il Papa - ad adottare decisioni coraggiose in favore della pace e a porre fine e un conflitto con ripercussioni negative in tutta la Regione Medio Orientale, travagliata da troppi scontri e bisognosa di pace e di riconciliazione". "Sento il dovere - ha scandito - di ribadire ancora una volta che l'odio e la violenza non sono la soluzione dei problemi" Il Pontefice ha anche assicurato la sua preghiera "per le vittime e per coloro che soffrono". 

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PAPA: TUTTA LA CHIESA E' VICINA ALLE CLAUSTRALI

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 nov. 

"Alle sorelle chiamate dal Signore alla vita contemplativa desidero assicurare la speciale vicinanza mia e dell'intera comunità ecclesiale". 
Lo ha detto il Papa all'Udienza Generale, ricordando che la Chiesa celebra oggi la Giornata delle claustrali. "Rinnovo al tempo stesso - ha aggiunto - l'invito a tutti i cristiani affinché non facciano mancare ai monasteri di clausura il necessario sostegno spirituale e materiale". "Tanto - ha concluso il Papa - dobbiamo, infatti, a queste persone che si consacrano interamente alla preghiera per la Chiesa e per il mondo!". 

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Udienza generale. Il Papa: la fede è ragionevole e sostiene la scienza per il bene dell'uomo (Radio Vaticana)


Udienza generale. Il Papa: la fede è ragionevole e sostiene la scienza per il bene dell'uomo 

Prima di concludere l’udienza generale in Aula Paolo VI con l’appello per Gaza, Benedetto XVI aveva sviluppato una intensa catechesi sul tema della “ragionevolezza della fede”, ribadendo fra l’altro che essa non è contro la scienza, ma al contrario la sostiene nella sua ricerca “per il bene di tutti”. Dando “l’assenso” alla fede, ha affermato il Papa, la ragione umana non viene “avvilita”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

La questione ha visto nei secoli dibattere i più grandi ingegni della cristianità. Benedetto XVI – maestro di fede in tempi in cui essa ha bisogno di essere incisivamente riannunciata – ha riproposto la domanda di sempre: il credere ha a che fare con la ragione umana? E in particolare con la scienza? Ciò che hanno ascoltato i presenti in Aula Paolo VI è stata una riflessione di rara densità:

“La fede porta a scoprire che l’incontro con Dio valorizza, perfeziona ed eleva quanto di vero, di buono e di bello c’è nell’uomo (...): è un “sàpere”, cioè un conoscere che dona sapore alla vita, un gusto nuovo d’esistere, un modo gioioso di stare al mondo (...) E’ la conoscenza di Dio-Amore, grazie al suo stesso amore. L’amore di Dio poi fa vedere, apre gli occhi, permette di conoscere tutta la realtà, oltre le prospettive anguste dell’individualismo e del soggettivismo che disorientano le coscienze”.

Dunque, la fede porta a conoscere Dio anzitutto attraverso un incontro d’amore, “vitale”, con Lui. Non è, ha affermato il Papa, un fatto “solo intellettuale”. Eppure, ha proseguito, la “ragionevolezza” della fede non è un controsenso. Il cattolico, ha messo in chiaro, non è mai colui che crede “contro” la ragione. E la formula “credo perché è assurdo”, ha soggiunto, non è propria della fede della Chiesa:

“Dio, infatti, non è assurdo, semmai è mistero. Il mistero, a sua volta, non è irrazionale, ma sovrabbondanza di senso, di significato, di verità. Se, guardando al mistero, la ragione vede buio, non è perché nel mistero non ci sia luce, ma piuttosto perché ce n’è troppa. Così come quando gli occhi dell’uomo si dirigono direttamente al sole per guardarlo, vedono solo tenebra; ma chi direbbe che il sole non è luminoso, anzi la fonte della luce?”.

Dio che “illumina” la fede “con la sua grazia” schiude, ha proseguito Benedetto XVI, degli orizzonti nuovi e “infiniti” da esplorare. Per questo, ha detto, “la fede costituisce uno stimolo a cercare sempre, a non fermarsi mai”:

“E’ falso il pregiudizio di certi pensatori moderni, secondo i quali la ragione umana verrebbe come bloccata dai dogmi della fede. E’ vero esattamente il contrario, come i grandi maestri della tradizione cattolica hanno dimostrato (...) Intelletto e fede, dinanzi alla divina Rivelazione non sono estranei o antagonisti, ma sono ambedue condizioni per comprenderne il senso, per recepirne il messaggio autentico, accostandosi alla soglia del mistero”.

“La fede cattolica è dunque ragionevole e nutre fiducia anche nella ragione umana”: è l’approdo cui giunge Benedetto XVI, il quale, citando via via alcune tra le più note asserzioni di pensatori cristiani – da San Paolo a Giovanni Paolo II passando per Sant’Agostino – arriva a toccare l’altro punto nevralgico: il rapporto tra fede e scienza. Anch’essa assetata di saperi e verità che sono tali, ha ribadito, solo se aperti “al vero bene dell’umanità”, per esempio a difesa della vita e della salute:

“Importanti sono anche le indagini volte a scoprire i segreti del nostro pianeta e dell’universo, nella consapevolezza che l’uomo è al vertice della creazione non per sfruttarla insensatamente, ma per custodirla e renderla abitabile. Così la fede, vissuta realmente, non entra in conflitto con la scienza, piuttosto coopera con essa, offrendo criteri basilari perché promuova il bene di tutti, chiedendole di rinunciare solo a quei tentativi che - opponendosi al progetto originario di Dio - possono produrre effetti che si ritorcono contro l’uomo stesso”.

E da qui, ha sostenuto il Papa, si evince un altro punto a favore del fatto che credere “è ragionevole”: perché se la fede considera la scienza “una preziosa alleata” per comprendere il disegno di Dio nell’universo, la fede “permette al progresso scientifico di realizzarsi sempre per il bene e per la verità dell’uomo, restando fedele a questo stesso disegno”:

“Senza Dio, infatti, l’uomo smarrisce se stesso. Le testimonianze di quanti ci hanno preceduto e hanno dedicato la loro vita al Vangelo lo confermano per sempre. E’ ragionevole credere, è in gioco la nostra esistenza. Vale la pena di spendersi per Cristo, Lui solo appaga i desideri di verità e di bene radicati nell’anima di ogni uomo”.

Al termine delle catechesi in sintesi nelle altre lingue, Benedetto XVI ha ricordato la solennità di domenica prossima, Cristo Re dell’universo, l’ultima del Tempo ordinario, esortando i giovani, gli ammalati e i nuovi sposi a fare di Gesù il “centro” della vita, dal quale ricevere “coraggio in ogni scelta quotidiana”, aiuto nel “comprendere il valore redentivo della sofferenza vissuta in unione con Lui” e sostegno nel “riconoscere la presenza del Signore” nel cammino matrimoniale, “così da partecipare alla costruzione del suo Regno di amore e di pace”.

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Medio Oriente: il testo dell'appello del Papa

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Il Papa: 'Credo quia absurdum' (credo perché è assurdo) non è formula che interpreti la fede cattolica


Papa/ Dio non è assurdo ma misterioso, fede non è irrazionale

A udienza generale in Vaticano prosegue ciclo catechesi su fede

Città delVaticano, 21 nov. (TMNews) 

"La tradizione cattolica ha sin dall'inizio rigettato il fideismo, che è la volontà di credere contro la ragione. 
'Credo quia absurdum' (credo perché è assurdo) non è formula che interpreti la fede cattolica". 
Lo ha detto il Papa all'udienza generale in aula Paolo VI in Vaticano. "Dio, infatti, non è assurdo, semmai è mistero", ha proseguito Ratzinger. "Il mistero, a sua volta, non è irrazionale, ma sovrabbondanza di senso, di significato, di verità. Se, guardando al mistero, la ragione vede buio, non è perché nel mistero non ci sia luce, ma piuttosto perché ce n'è troppa. Così come quando gli occhi dell'uomo si dirigono direttamente al sole per guardarlo, vedono solo tenebra; ma chi direbbe che il sole non è luminoso?; anzi, è la fonte della luce".
"E' falso - ha detto ancora il Papa all'udienza generale, proseguendo un ciclo di catechesi sulla fede - il pregiudizio di certi pensatori moderni, secondo i quali la ragione umana verrebbe come bloccata dai dogmi della fede. E' vero esattamente il contrario, come i grandi maestri della tradizione cattolica hanno dimostrato", ha affermato Benedetto XVI citando, in particolare, Sant'Agostino.

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Editoria: un premio intitolato al cardinale Michele Giordano (Izzo). Il comunicato stampa ed il regolamento


EDITORIA: UN PREMIO INTITOLATO AL CARDINALE MICHELE GIORDANO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 nov. 

Con il patrocinio dell'Arcidiocesi di Napoli e dell'Ordine dei Giornalisti della Campania, nasce il "Premio cardinale Michele Giordano" destinato a premiare un libro su temi religiosi che sara' votato su Facebook in una terna selezionata tra le opere candiate dagli editori. Il volume che otterra' il maggior numero di suffragi vincera' la prima edizione. 
La cerimonia di premiazione si svolgerà sabato primo giugno 2013 nella sede dell'Ordine dei Giornalisti della Campania. Il regolamento del premio e' consultabile sul sito www.libreriaorientaleditrice.it.
"L'iniziativa del Premio cardinale Michele Giordano - afferma Fulvio Tessitore, presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Campania - ha una duplice valenza. 
E' un atto di omaggio a una figura di un rigoroso, colto uomo di Chiesa molto poco capito per la sua sobrieta' e scrupolosa interpretazione della sua alta funzione di vescovo. Si rivolge, inoltre, a giovani studiosi e scrittori, che rappresentarono sempre una particolare preoccupazione del cardinale Giordano, che dei problemi della formazione e del sostegno ai giovani fece uno dei motivi della sua lunga azione episcopale". Segretario del premio e' il vaticanista Francesco Grana, apprezzato biografo del cardinale Giordano. 

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PREMIO CARDINALE GIORDANO: COMUNICATO STAMPA

PREMIO CARDINALE GIORDANO: REGOLAMENTO

Pedofilia, don Di Noto: scarsa attenzione da parte dei media. I nomi dei responsabili vanno pubblicati (Izzo)


PEDOFILIA: DON DI NOTO A R.VATICANA, SCARSA ATTENZIONE DAI MEDIA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 21 nov. 

"Impressiona quando quotidiani cosi' rinomati e importanti magari pubblicano quattro-cinque pagine di gossip, e non informano la gente su questi fenomeni aberranti, cosi' gravi". 
Don Fortunato Di Noto, fondatore dell'associazione Meter impegnata contro la pedofilia, esprime ai microfoni della Radio Vaticana il suo disappunto per la scarsa attenzione dei media riguardo al fenomeno. "Non credo - spiega - che oggi la societa' non sappia contenere queste notizie, non sappia gestirle emotivamente, ma di certo non parlarne favorisce ancora di piu' la diffusione di una mentalita' che quasi tende sempre piu' a normalizzare il fenomeno".
Il sacerdote siciliano si riferisce alla scoperta su Internet del piu' grande archivio pedopornografico mai rinvenuto dalla Polizia postale, che ha condotto le indagini per 10 mesi, a partire dalla segnalazione di una ragazza salernitana che, scaricando dei file musicali di Edith Piaf, si e' ritrovata il computer inondato da materiale raccapricciante. "Stiamo parlando - spiega don Di Noto - di un'operazione importante che ha permesso il sequestro di cinque milioni di file, con cartelle che contengono immagini di neonati violentati e si suppone forse anche uccisi".
"Allora - rileva il sacerdote - se tutto questo non ci indigna e non crea una motivazione per contrastare anche culturalmente il fenomeno, io credo che ci sia da interrogarsi". "Noi - conclude don Di Noto - dobbiamo dire che la pedofilia e' un crimine: non possiamo pensare che sia un fenomeno marginale. E' veramente un fenomeno per cui i criminali si nutrono della carne e dell'innocenza dei bambini. Non riesco a capire - conclude il prete anti-pedofili - perche' di conseguenza moltissimi quotidiani poi non ne parlano: questa veramente e' un'omissione di soccorso, un'omissione di informazione". 

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PEDOFILIA: DON DI NOTO, NOMI DEI RESPONSABILI VANNO PUBBLICATI


Salvatore Izzo


(AGI) - CdV, 21 nov. 

"Le persone che compiono reati contro i bambini non possono essere tutelate nella loro privacy". Lo afferma don Fortunato Di Noto, fondatore dell'associazione antipedofilia Meter, ai microfoni della Radio Vaticana. "Capisco - ammette - la tutela per evitare il far-west, per evitare azioni che possano arrecare ulteriore danno a chi e' stato abusatore, predatore di bambini; pero' e' anche vero che la conoscenza del nome permetterebbe due cose: uno, sarebbe un elemento deterrente perche' questi soggetti potrebbero cosi' essere individuati e, perche' no?, la societa' potrebbe proteggersi da ulteriori attacchi".
Secondo don Di Noto, "forse anche per il soggetto l'essere conosciuto potrebbe diventare un deterrente per fare meno danni". "Se arriva la condanna definitiva, in terzo grado, se la condanna e' definita penso - sottolinea il religioso - che non dovrebbe esserci alcun problema nell'indicare nome e cognome". "Il problema - segnala il sacerdote antipedofilia - e' anche un altro: spesso si ha una condanna piu' pesante per chi ruba galline di quanto per chi commette questo tipo di reato". "Per fortuna - riconosce don Di Noto -con la ratifica della Convenzione di Lanzarote le cose sono un po' cambiate per quanto riguarda i livelli di prescrizione del reato: si puo' arrivare, dipende dalla gravita' del reato commesso nei confronti dei minori, anche a 28 anni di prescrizione". "Forse - conclude don Di Noto - bisogna fare di piu', forse bisogna applicarsi di piu', forse bisogna che la giustizia sia piu' celere di quanto non lo sia oggi. Normalmente, in un processo per abuso sessuale su bambini, per avere un primo grado, possono passare anche cinque-sei anni. Figuratevi quanto puo' passare per avere una sentenza definitiva".

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Il Papa: decisioni coraggiose per fermare la violenza a Gaza (AsiaNews)

Su segnalazione di Laura leggiamo:

Papa: decisioni coraggiose per fermare la violenza a Gaza

Benedetto XVI incoraggia gli sforzi di quanti stanno cercando di ottenere una tregua. Proseguendo nelle catechesi dedicate all'Anno della fede, Benedetto XVI dice che il "fideismo" espresso nella frase credo perché è assurdo, "non è formula che interpreta la fede cattolica", per la quale, invece, è ragionevole credere. 

Città del Vaticano (AsiaNews) 

Il Papa incoraggia "le iniziative e gli sforzi di quanti stanno cercando di ottenere una tregua" tra israeliani e palestinesi della Striscia di Gaza. Al termine dell'udienza generale, Benedetto XVI, dopo aver espresso la sua "grave preoccupazione" per il proseguire della violenza e la sua vicinanza per le vittime, ha anche esortato "le autorità di entrambe le parti ad adottare decisioni coraggiose in favore della pace e porre fine a un conflitto con ripercussioni negative in tutta la regione medio-orientale, travagliata da troppi scontri e bisognosa di pace e riconciliazione".
Prima del nuovo appello per la pace, il Papa aveva centrato la sua riflessione sul fatto che credere è "ragionevole", il "fideismo", che è la volontà di credere contro la ragione ed è espresso nella frase "credo quia absurdum", credo perché è assurdo, "non è formula che interpreta la fede cattolica", per la quale, invece, "credere non è assurdo, se mai è mistero".
"Se - aveva detto alle ottomila persone presenti nell'aula Paolo VI, in Vaticano - guardando al mistero la ragione vede buio, non è perché nel mistero non c'è luce, ma  perché ce n'è troppa".  "Così come quando gli occhi dell'uomo si dirigono direttamente al sole per guardarlo, vedono solo tenebra; ma chi direbbe che il sole non è luminoso, anzi la fonte della luce?".
Il Papa prosegue anche oggi nella serie di catechesi di riflessione sull'Anno della fede nella "speranza di riscoprire la gioia di credere e l'entusiasmo di comunicare a tutti le verità della fede" affrontando il tema tradizionalmente complesso, della "ragionevolezza" del credere.
"La fede permette di guardare il «sole» di Dio, perché è accoglienza della sua rivelazione nella storia e, per così dire, riceve veramente tutta la luminosità del mistero di Dio, riconoscendo il grande miracolo: Dio si è avvicinato all'uomo e si è offerto alla sua conoscenza, accondiscendendo al limite creaturale della sua ragione". "Allo stesso tempo, Dio, con la sua grazia, illumina la ragione, le apre orizzonti nuovi, incommensurabili e infiniti. Per questo, la fede costituisce uno stimolo a cercare sempre, a non fermarsi mai e mai quietarsi nella scoperta inesausta della verità e della realtà. E' falso il pregiudizio di certi pensatori moderni, secondo i quali la ragione umana verrebbe come bloccata dai dogmi della fede. E' vero esattamente il contrario, come i grandi maestri della tradizione cattolica hanno dimostrato".
Il Papa ha ricordato, in proposito, la fallita ricerca della verità attraverso le filosofie condotta da sant'Agostino prima della conversione, e ancora sant'Anselmo e san Tommaso, fino a Giovanni Paolo II che nell'Enciclica Fides et ratio, sintetizza così: La ragione dell'uomo non si annulla né si avvilisce dando l'assenso ai contenuti di fede; questi sono in ogni caso raggiunti con scelta libera e consapevole".
"Su queste premesse circa il nesso fecondo tra comprendere e credere  si fonda anche il rapporto virtuoso fra scienza e fede. La ricerca scientifica porta alla conoscenza di verità sempre nuove sull'uomo e sul cosmo, lo vediamo. Il vero bene dell'umanità, accessibile nella fede, apre l'orizzonte nel quale si deve muovere il suo cammino di scoperta. Vanno pertanto incoraggiate, ad esempio, le ricerche poste a servizio della vita e miranti a debellare le malattie. Importanti sono anche le indagini volte a scoprire i segreti del nostro pianeta e dell'universo, nella consapevolezza che l'uomo è al vertice della creazione non per sfruttarla insensatamente, ma per custodirla e renderla abitabile. Così la fede, vissuta realmente, non entra in conflitto con la scienza, piuttosto coopera con essa, offrendo criteri basilari perché promuova il bene di tutti, chiedendole di rinunciare solo a quei tentativi che - opponendosi al progetto originario di Dio - possono produrre effetti che si ritorcono contro l'uomo stesso. Anche per questo è ragionevole credere: se la scienza è una preziosa alleata della fede per la comprensione del disegno di Dio nell'universo, la fede permette al progresso scientifico di realizzarsi sempre per il bene e per la verità dell'uomo, restando fedele a questo stesso disegno".
Il nostro impegno nell' evangelizzazione, l'auspicio conclusivo del Papa, "aiuti a ridare nuova centralità al Vangelo nella vita di tanti uomini e donne del nostro tempo. E preghiamo perché tutti ritrovino in Cristo il senso dell'esistenza e il fondamento della vera libertà: senza Dio, infatti, l'uomo smarrisce se stesso. Le testimonianze di quanti ci hanno preceduto e hanno dedicato la loro vita al Vangelo lo confermano per sempre. E' ragionevole credere, è in gioco la nostra esistenza. Vale la pena di spendersi per Cristo, Lui solo appaga i desideri di verità e di bene radicati nell'anima di ogni uomo: ora, nel tempo che passa, e nel giorno senza fine dell'Eternità beata".

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Il Papa: la scienza è alleata della fede, perché è ragionevole credere (Ambrogetti)

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"L'infanzia di Gesù" nel commento di Gian Guido Vecchi

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Giornata per le claustrali. Il Papa: sostenere i monasteri, la loro preghiera aiuta il mondo


Giornata per le claustrali. Il Papa: sostenere i monasteri, la loro preghiera aiuta il mondo 

Oggi, memoria liturgica della Presentazione della Beata Vergine Maria al Tempio, si celebra la Giornata per le Claustrali. Il Papa, al termine dell’udienza generale, ha espresso la sua vicinanza e di tutta la comunità ecclesiale alle sorelle chiamate dal Signore alla vita contemplativa. Ha quindi rinnovato l’invito a tutti i cristiani “affinché non facciano mancare ai monasteri di clausura il necessario sostegno spirituale e materiale. Tanto dobbiamo – ha sottolineato - a queste persone che si consacrano interamente alla preghiera per la Chiesa e per il mondo!”. A Roma, stamattina, nella Basilica di Santa Cecilia, il cardinale Joao Braz de Aviz, prefetto della Congregazione per la Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica, ha presieduto nell’occasione una solenne celebrazione eucaristica. Nei giorni scorsi la Basilica ha ospitato degli incontri sul tema “… in memoria del Concilio Vaticano II. Speranza per il futuro…”. Tiziana Campisi ha chiesto alla badessa del monastero benedettino di Santa Cecilia, madre Maria Giovanna Valenziano, in che modo oggi i laici possono guardare quanti vivono nei monasteri come speranza per il futuro:

R. - Nella misura in cui viviamo la speranza nei monasteri. Abbiamo anche una parola chiave nella prima Lettera di Pietro: “Adorate il Signore Cristo nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi”. E penso che il mondo di oggi ci domanda ragione della speranza che è in noi più che mai, dati i travagli, i problemi, la disperazione crescente. Quindi la nostra vita claustrale deve testimoniare ad ogni uomo afflitto ed angustiato, che - ad esempio - è possibile sopportare con somma pazienza le infermità fisiche e morali dei fratelli. Penso che il compito delle comunità monastiche sia anche quello di indicare all’uomo moderno nuove possibilità, nuovi modi e ritmi di vita.

D. - Quali sono queste modalità che possono essere suggerite ai laici?

R. - Le modalità dell’accoglienza, dell’ascolto reciproco e della Parola. Noi nella nostra comunità viviamo un’esperienza di comunità internazionale, i cui membri provengono da quattro continenti. Siamo quindi diversi per età, cultura e lingue, però riusciamo a vivere insieme come una grande famiglia, accettandoci così come siamo e sforzandoci di crescere insieme nell’accoglienza. Quindi vogliamo dire questo: è un’esperienza arricchente ed estremamente educativa - certo è anche faticosa - in quanto si impara a mettere insieme i doni che ognuno ha, ed anche ciò che si è, perché ne scaturisca un’armonia sempre maggiore.

D. - In che modo la vostra vita incontra quella della gente comune?

R. - Diciamo che, anche se in un modo particolare, noi siamo in ascolto del mondo. Non dobbiamo mai dimenticarci che la nostra preghiera - che è l’essenza della nostra vita - deve essere interprete del sacrificio, delle sofferenze fisiche e morali, delle fatiche, delle speranze dell’umanità che unita al sacrificio di Cristo offriamo con Lui, per Lui e al Padre. Poi ogni monastero deve offrire a chiunque bussi alla porta una parola di salvezza, un augurio di pace e di gioia che al giorno d’oggi è tanto necessario. Chiunque deve poter trovare nel monastero una persona disponibile all’ascolto, capace di accogliere il suo bagaglio di sofferenza, di incomprensioni, di delusioni, anche di gioie...

D. - Oggi, come monaca di clausura, cosa vorrebbe dire in particolare alla collettività cristiana?

R. - Vorrei invitare ad avere speranza e ad essere testimoni di speranza. “L’amore di Cristo ci spinge”, diceva San Paolo ai Corinzi: questa è una Parola che dobbiamo sentire attualissima. Ad un mondo travagliato, lacerato, deluso che pare tendere all’autodistruzione, noi dobbiamo dire, gridare con convinzione che oggi Dio è presente, e la sua presenza è presenza che vuole salvi tutti. 

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Appello del Papa per la fine delle violenze israelo-palestinesi: l'odio non risolve i problemi

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Il Papa all'udienza generale: la fede è ragionevole, il mistero di Dio non è irrazionale ma sovrabbondanza di verità (Radio Vaticana)


Il Papa all'udienza generale: la fede è ragionevole, il mistero di Dio non è irrazionale ma sovrabbondanza di verità 

Il Papa, all’udienza generale di stamani, tenuta nell’Aula Paolo VI, ha continuato la sua catechesi sull’Anno della fede, invitando a “riscoprire quanta gioia c’è nel credere” e a “ritrovare l’entusiasmo di comunicare a tutti le verità della fede. Queste verità – ha detto - non sono un semplice messaggio su Dio, una particolare informazione su di Lui. Esprimono invece l’evento dell’incontro di Dio con gli uomini, incontro salvifico e liberante, che realizza le aspirazioni più profonde dell’uomo, i suoi aneliti di pace, di fraternità, di amore. La fede porta a scoprire che l’incontro con Dio valorizza, perfeziona ed eleva quanto di vero, di buono e di bello c’è nell’uomo. Accade così che, mentre Dio si rivela e si lascia conoscere, l’uomo viene a sapere chi è Dio e, conoscendolo, scopre se stesso, la propria origine, il proprio destino, la grandezza e dignità della vita umana”.

“La fede – ha rilevato - permette un sapere autentico su Dio che coinvolge tutta la persona umana: è un “sàpere”, un conoscere che dona sapore alla vita, un gusto nuovo d’esistere, un modo gioioso di stare al mondo. La fede si esprime nel dono di sé per gli altri, nella fraternità che rende solidali, capaci di amare, vincendo la solitudine che rende tristi. Questa conoscenza di Dio attraverso la fede non è perciò solo intellettuale, ma vitale. E’ la conoscenza di Dio-Amore, grazie al suo stesso amore. L’amore di Dio poi fa vedere, apre gli occhi, permette di conoscere tutta la realtà, oltre le prospettive anguste dell’individualismo e del soggettivismo che disorientano le coscienze. La conoscenza di Dio è perciò esperienza di fede e implica, nel contempo, un cammino intellettuale e morale: toccati nel profondo dalla presenza dello Spirito di Gesù in noi, superiamo gli orizzonti dei nostri egoismi e ci apriamo ai veri valori dell’esistenza”. 

Benedetto XVI nella sua catechesi si è soffermato “sulla ragionevolezza della fede in Dio. La tradizione cattolica ha sin dall’inizio rigettato il cosiddetto fideismo, che è la volontà di credere contro la ragione. Credo quia absurdum (credo perché è assurdo) non è formula che interpreti la fede cattolica. Dio, infatti, non è assurdo, semmai è mistero. Il mistero, a sua volta, non è irrazionale, ma sovrabbondanza di senso, di significato, di verità. Se, guardando al mistero, la ragione vede buio, non è perché nel mistero non ci sia luce, ma piuttosto perché ce n’è troppa. Così come quando gli occhi dell’uomo si dirigono direttamente al sole per guardarlo, vedono solo tenebra; ma chi direbbe che il sole non è luminoso, anzi la fonte della luce? La fede permette di guardare il «sole» di Dio, perché è accoglienza della sua rivelazione nella storia e, per così dire, riceve veramente tutta la luminosità del mistero di Dio, riconoscendo il grande miracolo: Dio si è avvicinato all’uomo e si è offerto alla sua conoscenza, accondiscendendo al limite creaturale della sua ragione (cfr Conc. Ec. Vat. II, Cost. dogm. Dei Verbum, 13). Allo stesso tempo, Dio, con la sua grazia, illumina la ragione, le apre orizzonti nuovi, incommensurabili e infiniti. Per questo, la fede costituisce uno stimolo a cercare sempre, a non fermarsi mai e mai quietarsi nella scoperta inesausta della verità e della realtà. E’ falso il pregiudizio di certi pensatori moderni, secondo i quali la ragione umana verrebbe come bloccata dai dogmi della fede. E’ vero esattamente il contrario, come i grandi maestri della tradizione cattolica hanno dimostrato. Sant’Agostino, prima della sua conversione, cerca con tanta inquietudine la verità, attraverso tutte le filosofie disponibili, trovandole tutte insoddisfacenti. La sua faticosa ricerca razionale è per lui una significativa pedagogia per l’incontro con la Verità di Cristo. Quando dice: «comprendi per credere e credi per comprendere» (Discorso 43, 9: PL 38, 258), è come se raccontasse la propria esperienza di vita. Intelletto e fede, dinanzi alla divina Rivelazione non sono estranei o antagonisti, ma sono ambedue condizioni per comprenderne il senso, per recepirne il messaggio autentico, accostandosi alla soglia del mistero. Sant’Agostino, insieme a tanti altri autori cristiani, è testimone di una fede che si esercita con la ragione, che pensa e invita a pensare. Su questa scia, Sant’Anselmo dirà nel suo Proslogion che la fede cattolica è fides quaerens intellectum, dove il cercare l’intelligenza è atto interiore al credere. Sarà soprattutto San Tommaso d’Aquino – forte di questa solida tradizione – a confrontarsi con la ragione dei filosofi, mostrando quanta nuova feconda vitalità razionale deriva al pensiero umano dall’innesto dei principi e delle verità della fede cristiana”.

Ha quindi ribadito che la fede cattolica è “ragionevole e nutre fiducia anche nella ragione umana. Il Concilio Vaticano I, nella Costituzione dogmatica Dei Filius, ha affermato che la ragione è in grado di conoscere con certezza l’esistenza di Dio attraverso la via della creazione, mentre solo alla fede appartiene la possibilità di conoscere «facilmente, con assoluta certezza e senza errore» (DS 3005) le verità che riguardano Dio, alla luce della grazia. La conoscenza della fede, inoltre, non è contro la retta ragione. Il Beato Papa Giovanni Paolo II, infatti, nell’Enciclica Fides et ratio, sintetizza così: «La ragione dell’uomo non si annulla né si avvilisce dando l’assenso ai contenuti di fede; questi sono in ogni caso raggiunti con scelta libera e consapevole» (n. 43). Nell’irresistibile desiderio di verità, solo un armonico rapporto tra fede e ragione è la strada giusta che conduce a Dio e al pieno compimento di sé”.

“Questa dottrina – ha osservato - è facilmente riconoscibile in tutto il Nuovo Testamento. San Paolo, scrivendo ai cristiani di Corinto, sostiene: «Mentre i Giudei chiedono segni e i Greci cercano sapienza, noi invece annunciamo Cristo crocifisso: scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani» (1 Cor 1,22-23). Dio, infatti, ha salvato il mondo non con un atto di potenza, ma mediante l’umiliazione del suo Figlio unigenito: secondo i parametri umani, l’insolita modalità attuata da Dio stride con le esigenze della sapienza greca. Eppure, la Croce di Cristo ha una sua ragione, che San Paolo chiama: ho lògos tou staurou, “la parola della croce” (1 Cor 1,18). Qui, il termine lògos indica tanto la parola quanto la ragione e, se allude alla parola, è perché esprime verbalmente ciò che la ragione elabora. Dunque, Paolo vede nella Croce non un avvenimento irrazionale, ma un fatto salvifico che possiede una propria ragionevolezza riconoscibile alla luce della fede. Allo stesso tempo , egli ha talmente fiducia nella ragione umana, al punto da meravigliarsi per il fatto che molti, pur vedendo la bellezza delle opere compiute da Dio, si ostinano a non credere in Lui: «Infatti – scrive nella Lettera ai Romani - le … perfezioni invisibili [di Dio], ossia la sua eterna potenza e divinità, vengono contemplate e comprese dalla creazione del mondo attraverso le opere da lui compiute» (1,20). Così, anche S. Pietro esorta i cristiani della diaspora ad adorare «il Signore, Cristo, nei vostri cuori, pronti sempre a rispondere a chiunque vi domandi ragione della speranza che è in voi» (1 Pt 3,15). In un clima di persecuzione e di forte esigenza di testimoniare la fede, ai credenti viene chiesto di giustificare con motivazioni fondate la loro adesione alla parola del Vangelo”.

“Su queste premesse circa il nesso fecondo tra comprendere e credere – ha sottolineato - si fonda anche il rapporto virtuoso fra scienza e fede. La ricerca scientifica porta alla conoscenza di verità sempre nuove sull’uomo e sul cosmo, lo vediamo. Il vero bene dell’umanità, accessibile nella fede, apre l’orizzonte nel quale si deve muovere il suo cammino di scoperta. Vanno pertanto incoraggiate, ad esempio, le ricerche poste a servizio della vita e miranti a debellare le malattie. Importanti sono anche le indagini volte a scoprire i segreti del nostro pianeta e dell’universo, nella consapevolezza che l’uomo è al vertice della creazione non per sfruttarla insensatamente, ma per custodirla e renderla abitabile. Così la fede, vissuta realmente, non entra in conflitto con la scienza, piuttosto coopera con essa, offrendo criteri basilari perché promuova il bene di tutti, chiedendole di rinunciare solo a quei tentativi che - opponendosi al progetto originario di Dio - possono produrre effetti che si ritorcono contro l’uomo stesso. Anche per questo è ragionevole credere: se la scienza è una preziosa alleata della fede per la comprensione del disegno di Dio nell’universo, la fede permette al progresso scientifico di realizzarsi sempre per il bene e per la verità dell’uomo, restando fedele a questo stesso disegno”.

“Ecco perché è decisivo per l’uomo – ha detto il Papa - aprirsi alla fede e conoscere Dio e il suo progetto di salvezza in Gesù Cristo. Nel Vangelo viene inaugurato un nuovo umanesimo, un’autentica «grammatica» dell’umano e di tutta la realtà. Afferma il Catechismo della Chiesa Cattolica: «La verità di Dio è la sua sapienza che regge l’ordine della creazione e del governo del mondo. Dio che, da solo, «ha fatto cielo e terra» (Sal 115,15), può donare, egli solo, la vera conoscenza di ogni cosa creata nella relazione con lui» (n. 216)”.

Infine, Benedetto XVI ha esortato a confidare “che il nostro impegno nell’ evangelizzazione aiuti a ridare nuova centralità al Vangelo nella vita di tanti uomini e donne del nostro tempo. E preghiamo perché tutti ritrovino in Cristo il senso dell’esistenza e il fondamento della vera libertà: senza Dio, infatti, l’uomo smarrisce se stesso. Le testimonianze di quanti ci hanno preceduto e hanno dedicato la loro vita al Vangelo lo confermano per sempre. E’ ragionevole credere, è in gioco la nostra esistenza. Vale la pena di spendersi per Cristo, Lui solo appaga i desideri di verità e di bene radicati nell’anima di ogni uomo: ora, nel tempo che passa, e nel giorno senza fine dell’Eternità beata”.

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