venerdì 12 ottobre 2012

Sulle orme dei primi apostoli d'Inghilterra. La visita a Roma dell'arcivescovo di Canterbury (Philippa Hitchen)


La visita a Roma dell'arcivescovo di Canterbury

Sulle orme dei primi apostoli d'Inghilterra

di Philippa Hitchen

Con un omaggio a san Gregorio Magno -- il Pontefice che inviò sant'Agostino a portare il Vangelo in Inghilterra -- è iniziata l'ultima visita ufficiale dell'arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, alla città di Roma. Invitato a intervenire nel corso dell'assemblea generale del Sinodo dei vescovi sulla nuova evangelizzazione, e alla messa per il 50° anniversario dell'apertura del concilio Vaticano II, il primate anglicano, che nel prossimo mese di dicembre lascerà il suo incarico, ha colto l'occasione per riandare nei luoghi della città eterna legati alla tradizione della Chiesa d'Inghilterra.
Nei dieci anni trascorsi da quando è stato intronizzato come centoquattresimo arcivescovo di Canterbury, il dottor Williams si è recato regolarmente in visita a Roma. Quella più recente è avvenuta a marzo di quest'anno, quando si è unito a Papa Benedetto XVI per la celebrazione dei Vespri, in occasione del millenario della comunità camaldolense, nella chiesa di San Gregorio al Monte Celio. Con la sua imponente facciata bianca che guarda sul Circo Massimo, questa chiesa e il monastero ricordano il luogo dal quale san Gregorio Magno nel 595 inviò sant'Agostino e i suoi compagni a portare la fede in Inghilterra. Due anni dopo, Agostino divenne il primo arcivescovo di Canterbury ed è generalmente considerato «l'apostolo degli inglesi».
Era quindi opportuno che il successore di sant'Agostino cominciasse questa sua specialissima visita con una celebrazione nella chiesa di San Gregorio, consacrandola nuovamente al ministero essenziale dell'ospitalità e del dialogo, per il quale è diventata famosa nei secoli.
San Gregorio è un simbolo importante del particolare rapporto che esiste tra Canterbury e Roma. I precedenti arcivescovi Robert Runcie, nel 1989, e George Carey, nel 1996, sono venuti in questa chiesa per pregare insieme a Papa Giovanni Paolo II dopo la sua storica visita in Gran Bretagna nel 1982.
L'arcivescovo Williams, in occasione dell'incontro di marzo scorso, dopo aver pregato con Papa Benedetto XVI, pronunciò un discorso su «Virtù monastiche e speranze ecumeniche», con il quale invitò a riflettere sul fatto che i modelli della solitudine e della vita comunitaria potrebbero essere la chiave per superare le divisioni tra i cristiani ancora oggi esistenti.
Mercoledì mattina, 10 ottobre, l'arcivescovo ha guidato un piccolo gruppo di fedeli anglicani e cattolici in una semplice funzione di preghiera nella cappella dedicata a Gregorio, sul lato destro della chiesa. La cappella custodisce l'antico trono marmoreo usato da Gregorio e la piccola cella dove si ritiene che abbia pregato e dormito. Introducendo la liturgia, il priore australiano del monastero, Padre Peter Hughes, ha sottolineato che «il peso simbolico del pellegrinaggio a questo luogo santo, per pregare per l'unità dei cristiani, non potrà mai essere sottolineato abbastanza». Quando «la speranza inizia a svanire e l'entusiasmo si spegne -- ha proseguito -- è il ricordo collettivo di momenti come questi a ispirarci e ad aiutarci a recuperare la dinamica della visione ecumenica».
Il dottor Williams ha quindi acceso una candela davanti all'altare e ha pregato per il dono della riconciliazione, per «dissipare i pregiudizi religiosi, etnici e razziali che ostacolano la piena comunione di tutti i tuoi fedeli».
«Così come in tempi difficili a san Gregorio e a sant'Agostino hai dato il coraggio di renderti testimonianza -- ha aggiunto -- concedi a noi la forza del tuo Spirito, affinché con le nostre parole e le nostre azioni possiamo diventare strumenti della tua pace!».
Il programma dei tre giorni di visita a Roma dell'arcivescovo comprende anche la sua partecipazione al pranzo del Papa con i partecipanti al Sinodo al quale sarà anche presente il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo a Roma per partecipare alle celebrazioni per il cinquantenario dell'apertura del concilio Vaticano II.
Tra gli impegni del primate anglicano una rapida visita alla curia dei gesuiti e al Lay Center at Foyer Unitas, che accoglie numerosi studenti di diversa formazione religiosa promuove conferenze ed è conosciuto come un luogo importante per il dialogo di base e la spiritualità. Come i suoi predecessori fin dai tempi del concilio Vaticano II, il dottor Williams porta all'anulare della mano destra l'anello quadrato verde e oro, che Papa Paolo VI tolse dal proprio dito per donarlo all'arcivescovo Michael Ramsey, nel 1966, quale segno tangibile di rinnovata amicizia tra le due comunità ecclesiali.
La riconsacrazione di San Gregorio come luogo per incoraggiare nuove iniziative ecumeniche -- un gruppo di giardinieri anglicani è già all'opera per risistemare il terreno che circonda il monastero e piantare semi in uno spazio destinato alla preghiera e ai ritiri spirituali -- è stato un momento significativo di questa visita, nello slancio e nell'entusiasmo del concilio Vaticano II. Quando l'arcivescovo Williams è uscito dalla chiesa passando per l'elegante portico e scendendo i gradini di pietra che riconducono alle trafficate strade di Roma, sono tornate alla memoria le parole dette da Paolo VI all'arcivescovo Michael Ramsey nel 1966. Dopo la firma della dichiarazione comune, che impegnava le loro due Chiese nella ricerca della riconciliazione, il Papa, rivolgendosi all'arcivescovo aveva detto : «Lei viene in una casa dove non è più straniero e che ha il diritto di considerare anche sua. È una gioia per noi aprirle le porte e, insieme con le porte, i nostri cuori. Certamente san Gregorio Magno e sant'Agostino ci guardano dal cielo e ci danno la loro benedizione».

(©L'Osservatore Romano 12 ottobre 2012)

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