domenica 14 ottobre 2012

Sinodo, Prelato Opus Dei: curare di più il linguaggio delle omelie. Rettore Lateranense: università troppo secolarizzate. Ravasi: non avere paura della scienza (Izzo)

SINODO: PRELATO OPUS DEI, CURARE DI PIU' LINGUAGGIO OMELIE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 13 ott. 


La necessita' di "curare le omelie dal punto di vista dottrinale e da quello del linguaggio" e' stata richiamata al Sinodo dal prelato dell'Opus Dei, monsignor Javierre Echevarria. 
"Per molti fedeli - ha osservato il vescovo - la santa messa domenicale, con la corrispondente omelia, e' l'unica occasione di ascoltare il messaggio di Cristo".
Secondo il prelato dell'Opus, "con un impegno sempre rinnovato, la predicazione sara' molto efficace, soprattutto se si rivolge anche alla propria anima: se si vive cio' che si dice e si predica cio' che si vive".  Il prelato dell'Opus ha anche esortato gli altri vescovi a indicare ai sacerdoti "l'esempio di tanti santi, il Curato d'Ars, san Pio da Pietrelcina, san Josemaria Escriva', e quello ancora piu' recente del beato Giovanni Paolo II" invitandoli "a sedersi in confessionale abitualmente".

In questo modo, ha detto, "molte anime andranno a lavare le proprie colpe, e da quel ministero sbocceranno vocazioni per il seminario, per la vita religiosa e vocazioni di buoni padri e madri di famiglia". In merito, Echevarria ha citato Benedetto XVI, per il quale questi santi di oggi "hanno lasciato un esempio vivo di amore al sacramento della Penitenza, e possono rafforzare la consapevolezza di dover essere Buoni Pastori, che sanno dare la propria vita per le loro pecore". 

© Copyright (AGI)

SINODO: RETTORE LATERANENSE, UNIVERSITA' TROPPO SECOLARIZZATE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 13 ott. 

In molti paesi, si assite alla secolarizzazione delle scuole e delle universita', anche di quelle cattoliche che "sono sempre piu' sottomesse al controllo diretto degli Stati". Lo ha denunciato il rettore della Lateranense, monsignor Enrico dal Covolo, per il quale "a questa logica non sfugge il cosiddetto 'Processo di Bologna'".
"I contenuti dell'insegnamento - ha rilevato il vescovo salesiano - sono imposti dallo Stato non solamente attraverso i cosiddetti programmi, ma pure per mezzo dei libri di testo".

Secondo monsignor dal Covolo, "in questo procedimento, la visione culturale aperta alla fede cristiana viene sistematicamente indebolita, a vantaggio di prospettive cosiddette interreligiose o interculturali". "Di fatto, in questo modo - lamenta il rettore dell'Universita' del Papa - viene insinuata nella mente dei giovani una visione culturale ben lontana dalla fede cristiana, o addirittura esplicitamente contraria ad essa".
Per monsignor dal Covolo, "il cavallo di Troia, attraverso il quale gli Stati si appropriano delle intelligenze degli studenti, e' la formazione dei docenti che in molti Paesi i docenti sono formati unicamente nelle Universita' statali, e comunque chi vuole insegnare deve possedere l'abilitazione statale conseguita secondo il percorso formativo stabilito dagli Stati e con esami di Stato".
"La progressiva scristianizzazione dell'Occidente - ha concluso il vescovo - e' avvenuta cosi', attraverso la scristianizzazione delle scuole e delle universita', ed ora, una Nuova Evangelizzazione non puo' che avvenire nel riconoscimento delle persone, della loro coscienza, dei loro diritti: se gli Stati, come spesso hanno fatto e continuano a fare, si appropriano del progetto personale di apprendimento, tolgono alle persone la liberta' di realizzarsi, privandole di un diritto originario e costitutivo", la comunita' ecclesiale puo' reagire  impegnandosi a "curare con urgenza e priorita' il buon funzionamento delle scuole e delle universita' in genere, ma in modo tutto particolare di quelle cattoliche". 


© Copyright (AGI)

SINODO: RAVASI, NON AVERE PAURA DELLA SCIENZA E DEL MULTIVERSO

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 13 ott. 


"La fede non deve temere di inoltrarsi nel dialogo con il mondo della scienza e delle tecnica". Lo afferma il cardinale Gianfranco Ravasi nel suo intervento al Sinodo dei vescovi. Per il porporato, la Chiesa, infatti, deve avere "lo stesso sguardo di Cristo che contemplava vegetali e animali e ricorreva persino alle previsioni meteorologiche per annunciare il Regno, sulla scia dell'Antico Testamento che nel creato intuiva una voce trascendente". "Oggi - suggerisce il presidente del Pontificio Consiglio per la cultura - il nostro sguardo puo' fissarsi con stupore anche sulla trama dell'evoluzione globale, dal fondo cosmico primordiale fino all'elica del Dna, dal bosone di Higgs fino al multiverso". 
"E' comprensibile - ammette il cardinale milanese - che spesso scattino sconfinamenti e tensioni, soprattutto in campo bioetico". Ma, raccomanda, "all'incompatibilita' tra scienza e fede e alla prevaricazione dell'una sull'altra e viceversa, e' necessario sostituire il reciproco riconoscimento della dignita' dei rispettivi statuti epistemologici". "La scienza - ricorda il porporato - si dedica alla 'scena', cioe' al fenomeno, mentre la teologia e la filosofia si rivolgono al 'fondamento'. C'e' distinzione, quindi, ma non separatezza ed esclusione reciproca, essendo  unico e comune  - conclude Ravasi -l'oggetto, ossia l'essere e l'esistere". 

© Copyright (AGI)

Nessun commento: