domenica 28 ottobre 2012

Sinodo. Mons. Eterovic: si evangelizza ripartendo da famiglie e parrocchie


Sinodo. Mons. Eterovic: si evangelizza ripartendo da famiglie e parrocchie 

Sull'eredità che lascia il Sinodo appena concluso, Paolo Ondarza ha chiesto una riflessione a mons. Nikola Eterović, segretario generale dell’Assise: 

R. - È troppo presto per fare un bilancio esaustivo. Però, penso che tutti i Padri sinodali siano grati al Signore per la bella e positiva esperienza di comunione della Chiesa. Molti mi hanno detto di avere sperimentato che cosa voglia dire essere cattolico. Infatti, sotto la presidenza del Santo Padre, si sono riuniti i rappresentanti di tutti i continenti, di tante Chiese particolari. Abbiamo potuto partecipare alle loro gioie, ma abbiamo anche condiviso i dolori di altre Chiese che sono in difficoltà.

D. - Crede che questo Sinodo abbia contribuito all’ecumenismo?

R. - Senz’altro. Noi abbiamo avuto la grazia di ascoltare le parole del Patriarca ecumenico, Bartolomeo I, e anche dell’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, primate della Chiesa anglicana, come pure quelle dei degni rappresentanti che sono venuti qui in qualità di delegati fraterni di tante Chiese e comunità ecclesiali. Anche loro hanno ascoltato gli interventi del Santo Padre e dei Padri sinodali. Certo, ci sono ancora delle difficoltà, ma ognuno deve cercare di andare avanti secondo lo Spirito Santo che ci guida per conoscere sempre meglio Gesù e per essere sempre di più una sola cosa.

D. - Si può provare a tracciare concretamente un’esempio di nuova evangelizzazione proposto?

R. – Nell’Aula del Sinodo, è stato sottolineato l’influsso e l’importanza della famiglia e della parrocchia. Mantenendo i valori tradizionali di entrambe, bisogna cercare modi nuovi per aiutare la famiglia che, in questo momento, si trova sotto attacco da diverse parti. Ma bisogna cercare nuovi modi per evangelizzare la gente nelle parrocchie, non accontentandosi solo di quelli che le frequentano, ma anche andando alla ricerca di altre persone, che magari hanno ricevuto il sacramento del Battesimo, ma che non sono praticanti. 

D. - Il Papa ha espresso soddisfazione, ha ringraziato per lo svolgimento di questo Sinodo, per tutto ciò che ne è emerso e per come esso è stato organizzato…

R. - Il Santo Padre è veramente il Pastore universale della Chiesa. Ha potuto sperimentare l’amore, il rispetto, la vicinanza dei vescovi del mondo, in qualità di vescovo di Roma. Lui stesso ha potuto incoraggiare i Pastori, soprattutto quelli che si trovano nei Paesi in cui i cristiani sono in difficoltà, a continuare ad annunciare la Buona Notizia anche in mezzo alle sofferenze, alle persecuzioni, perché la Croce, per noi cristiani, è la via della Risurrezione.

D. - Tre settimane di lavori per un Sinodo largamente partecipato, visto anche il numero dei Padri sinodali presenti. Dietro tutto questo c’è un lavoro “silenzioso” di preparazione, di assistenza. Vogliamo spendere qualche parola su questo?

R. - C’è una grande preparazione soprattutto spirituale attraverso la preghiera. Poi, c’è l’aspetto tecnico che dipende in buona parte da noi, dalla Segreteria generale del Sinodo dei vescovi. È un lavoro molto esigente, delicato, che abbiamo potuto fare grazie all’ausilio di buoni collaboratori e come sento dire, sembra lo abbiamo fatto abbastanza bene. Questo è importante, perché in questo Sinodo in tutto eravamo circa 450. Ringrazio anche tutti i gli addetti alla logistica, grazie ai quali i Padri sinodali si sono sentiti come a casa. Si è creato un ambiente squisito di comunione, di partecipazione, di amicizia. E questo si percepiva in ogni momento, anche in questi aspetti tecnici non così essenziali, ma importanti per il buono svolgimento dell’Assemblea sinodale.

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