domenica 7 ottobre 2012

Sinodo. Mons. Eterovic: riuniti per trovare modi nuovi di trasmettere la verità di sempre


Sinodo. Mons. Eterovic: riuniti per trovare modi nuovi di trasmettere la verità di sempre 

La nuova evangelizzazione e la trasmissione della fede: una sfida per la Chiesa dei nostri giorni, sulla quale saranno chiamati a confrontarsi nelle prossime tre settimane in Vaticano i 262 Padri Sinodali e i 94 invitati, tra esperti e uditori. Al microfono di Paolo Ondarza, il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, mons. Nikola Eterovic:

R. - La trasmissione della fede cristiana è una grande sfida per la Chiesa nel nostro tempo, in una società secolarizzata. Dunque, i Padri sinodali, sotto la guida del Santo Padre, rifletteranno sulla trasmissione della fede e cioè come in questa nostra situazione odierna dobbiamo trasmettere la gioia di essere cristiani.

D. – La nuova evangelizzazione pone sfide e accenti diversi a seconda dei contesti…

R. – Questo è vero. Non è la stessa cosa trasmettere la fede oggi in Europa, nel mondo secolarizzato, o in Paesi dell’Africa, dell’Asia, dell’America e soprattutto America Latina. La verità, però, rimane sempre la stessa. Bisogna trovare metodi adatti, linguaggi comprensibili all’uomo contemporaneo, perché possa capire la Buona Notizia, accettarla, viverla e poi avere la gioia di annunciare agli altri, soprattutto con l’esempio della vita, ma anche – quando è necessario – con la parola.

D. – I Padri sinodali coinvolti sono 262, la cifra più alta nella storia dei Sinodi. Presenti anche 45 esperti e 49 uditori...

R. – Sì, il numero dei vescovi è più alto e questo mostra anche grande interesse per tema sinodale, che si percepisce molto attuale in tutti i continenti. E’ anche significativo il numero di esperti uditori – tra loro ci sono molti laici e laiche – che daranno il loro notevole contributo. Il compito della nuova evangelizzazione e della trasmissione della fede riguarda tutti. Include l’evangelizzazione ordinaria, quella che ha sempre fatto la Chiesa e sempre farà, ma ha anche due rami particolari: l’annuncio alle persone che non conoscono ancora Gesù Cristo – il primo annuncio e dunque l’aspetto missionario in senso proprio – e poi la nuova evangelizzazione rivolta alle persone che sono state battezzate e che si sono allontanate dalla Chiesa.

D. – Cosa dire dei delegati fraterni e dei tre invitati speciali? Qual è il loro apporto ai lavori del Sinodo?

R. – Nella prossima Assemblea sinodale, prenderanno parte capi di due Chiese cristiane che non sono ancora in piena comunione con la Chiesa cattolica. L’11 ottobre, alla Messa in occasione del 50.mo dell’inizio del Concilio Vaticano II, sarà presente anche Bartolomeo I, Patriarca ecumenico, arcivescovo di Costantinopoli, e rivolgerà un saluto al Santo Padre e ai partecipanti al Sinodo. E poi, all’assemblea sinodale prenderà parte anche l’arcivescovo di Canterbury, il dott. Williams, che indicherà come gli anglicani vivono questo tema della nuova evangelizzazione e trasmissione della fede cristiana. Ci saranno poi altri 15 delegati fraterni rappresentanti di altrettante chiese e comunità cristiane, il numero più elevato. Questo mostra anche una dimensione ecumenica importante della prossima assemblea sinodale e questo vuol anche dire che l’evangelizzazione è un compito di tutti i cristiani.

D. - E’ significativo che, a pochi giorni dall’inizio del Sinodo, il Papa abbia scelto di affidarne i lavori alla Vergine a Loreto. Potremmo dire che in questo modo, almeno spiritualmente, il Sinodo ha già avuto inizio?

R. - Esatto. La dimensione spirituale è essenziale e durante i lavori sinodali avremo tanto tempo dedicato alla preghiera: lo Spirito Santo è il latore principale di ogni Assemblea sinodale, soprattutto quando si parla di evangelizzazione. Noi abbiamo avuto assicurazioni di tanti singoli, ma soprattutto di comunità religiose e anche monastiche, della preghiera per il buon successo del Sinodo. Questa è la nostra forza. Il pellegrinaggio del Santo Padre a Loreto è stato molto importante da questo punto di vista: Maria è stella di nuova evangelizzazione. Noi tutti siamo chiamati a ripetere quello che Maria ha fatto, quello che Maria ha vissuto, quello che Maria ha annunciato: la gioia della prossima nascita di Gesù Cristo a sua cugina Elisabetta. Noi tutti dobbiamo imitarla, cominciando ad annunciare la Buona Notizia che viviamo negli ambienti in cui viviamo.

D. - Eccellenza, i lavori del Sinodo stanno per iniziare. Ma cosa vuol dire preparare un Sinodo come questo?

R. - Si potrebbero distinguere tre livelli di preparazione e abbiamo già un po’ accennato alla preparazione spirituale. C’è poi una preparazione teologico-pastorale e inoltre c’è l’aspetto tecnico, che ci occupa moltissimo, fino all’ultimo minuto: qualche vescovo già nominato e ratificato dal Santo Padre che magari si ammala e non può più venire e c'è quindi bisogno di nominare un successore. O la necessità di trovare i posti dove alloggiare tutti i partecipanti al Sinodo, il pensare ai biglietti, ai posti in aula... Sono tutte cose tecniche che però ci occupano molto, ma ne siamo lieti perché rappresenta un grande servizio alla Chiesa. E’ un’organizzazione abbastanza impegnativa.

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