venerdì 26 ottobre 2012

Sinodo: la Chiesa deve allargare le braccia ai feriti dalla vita (Izzo)

SINODO: LA CHIESA DEVE ALLARGARE LE BRACCIA AI FERITI DALLA VITA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 26 ott. 

La Chiesa deve allargare le braccia per accogliere quanti si sentono "feriti dalla vita": i poveri ai quali il Vangelo assegna "un posto privilegiato"; gli immigrati, "che con la loro fede possono dare un grande contributo alla Nuova Evangelizzazione", specie nell'Occidente che e' sotto l'attacco di "una secolarizzazione aggressiva"; chi non crede "e forse e' in ricerca ma non sa di esserlo"; ed anche quanti vivono
"situazioni familiari irregolari costruite dopo il fallimento di precedenti matrimoni: vicende dolorose in cui soffre anche l'educazione alla fede dei figli". 
E' questo il "cuore" del Messaggio al Popolo di Dio approvato oggi per acclamazione dal Sinodo dei vescovi. "A tutti costoro - scrivono i 263 padri sinodali in merito alle coppie di fatto e ai divorziati risposati - vogliamo dire che l'amore del Signore non abbandona nessuno, che anche la Chiesa li ama ed e' casa accogliente per tutti, che essi rimangono membra della Chiesa anche se non possono ricevere l'assoluzione sacramentale e l'Eucaristia". "Le comunita' cattoliche - chiede il Sinodo ricalcando le parole fortissime pronunciate dal Papa lo scorso 2 giugno a Milano, come ha sottolineato il presidente della Commissione per il Messaggio, cardinale Giuseppe Betori - siano accoglienti verso quanti vivono in tali situazioni e sostengano cammini di conversione e di riconciliazione".
Un riferimento, quello ai cammini penitenziali, che evoca la soluzione offerta dalle chiese ortodosse al problema dei matrimoni falliti. 
Su "Famiglia Cristiana", l'arcivescovo Bruno Forte che ne ha parlato al Sinodo, anticipa la possibilita' che il Papa snellisca le procedure per gli annullamenti, ma e' nella risposta di Carlo Maria Martini, proprio all'indomani dell'Incontro Mondiale delle Famiglie a Milano dove il grande porporato e biblista ebbe il suo ultimo colloquio con Benedetto XVI, che e' indicata forse la via d'uscita: "capovolgere il tema e chiedersi come la Chiesa con i sacramenti possa aiutare le coppie in situazione irregolare".
Ed e' proprio questa la logica che ispira il Messaggio al Popolo di Dio. "Il Vangelo - si legge - illumina anche la condizione della sofferenza nella malattia, in cui i cristiani devono far sentire la vicinanza della Chiesa alle persone malate o disabili e la gratitudine verso quanti operano con professionalita' e umanita' per la loro cura". E secondo i presuli, "un particolare ambito dell'incontro tra fede e ragione si ha oggi nel dialogo con il sapere scientifico" il quale non e' necessariamente lontano dalla fede. Infatti, "quando scienze e tecniche non presumono di chiudere la concezione dell'uomo e del mondo in un arido materialismo, diventano un prezioso alleato per lo sviluppo della umanizzazione della vita".
I 262 vescovi del mondo dicono dunque il loro "grazie" anche "a chi e' impegnato su questo delicato fronte della conoscenza". "La fede si decide nel rapporto che instauriamo con la persona di Gesu'" e per testimoniarlo bisogna accostarsi alla vita degli uomini di oggi, senza "inventare chissa' quali nuove strategie" perche' il Vangelo non e' "un prodotto da collocare sul mercato delle religioni", affermano i sinodali che oggi hanno voluto dire il loro "grazie" ai cristiani, "uomini e donne" che vivono nei paesi dell'Africa "per la testimonianza che offrite al Vangelo spesso in situazioni di vita umanamente difficili". 
"Anche a voi cristiani dell'Asia - scrivono inoltre - sentiamo di offrire una parola di incoraggiamento e di esortazione: piccola minoranza nel Continente, la Chiesa dell'Asia, "con la sua salda fede", rappresenta "una presenza preziosa del Vangelo di Cristo che annuncia giustizia, vita e armonia". E se "negli Stati Uniti e nel Canada, "molte espressioni della cultura corrente sono oggi lontane dal Vangelo" dalle Chiese dell'America Latina e dei Caraibi arriva la straordinaria testimonianza di "forme di pieta' popolare, ancora radicate nel cuore di tanti, di servizio della carita' e di dialogo con le culture".
E cosi' una religiosita' piu' profonda puo' tornare anche nel Nord America, portata dagli ispanici. "Mentre accogliete nelle vostre generose terre nuove popolazioni di immigrati e rifugiati, siate disposti - chiedono i presuli ai cattolici di Usa e Canada - ad aprire le porte delle vostre case alla fede".
A 50 anni dal Concilio Vaticano II, il tema della giustizia sociale e' del resto centrale in questo Sinodo. "Riscattare il lavoro dalle condizioni che lo rendono a volte un peso insopportabile e una prospettiva incerta, minacciata oggi spesso dalla disoccupazione, specie giovanile; porre la persona umana al centro dello sviluppo economico; pensare questo stesso sviluppo come un'occasione di crescita del genere umano nella giustizia e nell'unita'", chiedono i vescovi alle autorita' politiche e agli imprenditori. Nel testo c'e' anche un richamo "a salvaguardare il volto che Dio ha voluto dare alla sua creazione, anche per responsabilita' verso le generazioni a venire".
Secondo i presuli, dunque, "una limpida testimonianza e' chiesta ai cristiani che, nell'esercizio della politica, vivono il precetto della carita'". "Un ambito in cui la luce del Vangelo puo' e deve risplendere per illuminare i passi dell'umanita' - scrivono infatti - e' quello della politica, alla quale si chiede un impegno di cura disinteressata e trasparente del bene comune, nel rispetto della piena dignita' della persona umana, dal suo concepimento fino al suo termine naturale, della famiglia fondata sul matrimonio di un uomo e una donna, della liberta' educativa; nella promozione della liberta' religiosa; nella rimozione cause di ingiustizie, disuguaglianze, discriminazioni, razzismo, violenze, fame e guerre".
Papa Ratzinger "auspicava, che dal Sinodo scaturisse 'un fuoco', come fu per lui l'esperienza del Concilio" ed aveva parlato di una "primavera cristiana". 
"A me sembra - rileva da parte sua il cardinale Angelo Scola - che tale primavera sia gia' in fioritura. 
Forse l'Anno della Fede ed il Sinodo devono aiutarci - spiega l'arcivescovo di Milano ai microfoni di Radio Vaticana - a sottolineare di piu' il 'noi' della fede. 
Dobbiamo avere piu' coraggio nella comunione, arrivando, come dice San Paolo, 'a sopportarci a vicenda con amore', se e' necessario: perche', l'unita' e' la grande condizione per far fiorire la nuova evangelizzazione". Il cardinale Scola, che ha partecipato a tutte le sessioni sinodali degli ultimi 20 anni, ritiene che questa volta "il lavoro sia stato veramente intenso: si sono messe a punto - elenca - questioni molto interessanti,  pensiamo per esempio al rapporto doni gerarchici-doni carismatici, e siamo ritornati, equilibratamente, sul tema della famiglia, sul rapporto con l'Islam". 

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