venerdì 26 ottobre 2012

Sinodo. Il cardinale Angelo Scola: una "primavera cristiana" è in piena fioritura


Sinodo. Il cardinale Angelo Scola: una "primavera cristiana" è in piena fioritura 

I lavori del Sinodo sulla nuova evangelizzazione si avviano dunque a conclusione e per i partecipanti è tempo di bilanci. Al microfono di Paolo Ondarza, la valutazione del cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano: 

R. - E’ stato un lavoro molto intenso e, quindi, c’è bisogno di ancora un pò di tempo per entrare in profondità su ciò che è emerso. Però, credo che alcune considerazioni si possano fare. Il Santo Padre auspicava, che dal Sinodo scaturisse un “fuoco”, come fu per lui l’esperienza del Concilio. A me sembra che il lavoro sia stato veramente intenso: si sono messe a punto questioni molto interessanti - pensiamo per esempio al rapporto doni gerarchici-doni carismatici - e siamo ritornati, equilibratamente, sul tema della famiglia, sul rapporto con l’islam. Io credo che questo Sinodo - se avremo la pazienza di riportarlo nelle chiese e di "digerirlo" insieme - possa segnare un passo serio nella direzione della nuova evangelizzazione. Ma, quello che è già evidente, è che ha ulteriormente rinsaldato la comunione tra noi vescovi e l’affetto e la stima nei confronti del Santo Padre e del suo straordinario magistero.

D. – Accennava a messe a punto significative nell’ambito, ad esempio, del rapporto con l’islam. In che senso?

R. - Mi sembra che abbiamo finalmente capito, che il problema non è soltanto quello di contenere l’immigrazione islamica in Europa, o il mescolamento di culture che ne deriva. Non esiste soltanto il problema tragico e drammatico, di sostenere i nostri cristiani nei Paesi del Medio Oriente, che sono in grande sommovimento: oramai, i problemi dei Paesi islamici – il problema della libertà religiosa, della libertà di coscienza, della libertà di conversione, il problema del rispetto della dignità, dei diritti umani – sono gli stessi problemi che abbiamo anche noi qui in Occidente. Su questi stessi temi, almeno a livello europeo, siamo molto confusi e si stanno talora compiendo delle scelte, che sono regressive e non progressive.

D. – Dunque, un suo augurio, a questo punto, per l’Anno della Fede, appena iniziato…

R. – I cristiani vivano così profondamente la bellezza e la pienezza, la bontà e la verità del rapporto con il Signore, da lasciarlo trasparire in tutti i contesti in cui vivono. La nuova stagione, a cui l’Anno della Fede ci ha richiamato, sia realmente, per la potenza dello spirito, più visibile soprattutto nella nostra stanca Europa.

D. – Non si può tutto ridurre ad uno slogan, ma possiamo dire che la "primavera cristiana", di cui il Papa ha parlato, è iniziata o sta iniziando?

R. – Io penso che la "primavera cristiana" sia già in fioritura. Forse l’Anno della Fede ed il Sinodo devono aiutarci a sottolineare di più il "noi" della fede. Dobbiamo avere più coraggio nella comunione, arrivando – come dice Paolo – “a sopportarci a vicenda con amore”, se è necessario: perché, l’unità è la grande condizione per far fiorire la nuova evangelizzazione. 


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