sabato 27 ottobre 2012

Quel vento soffia ancora. Benedetto XVI alla presentazione dell'elenco finale delle ''propositiones'' (Sir)


SINODO DEI VESCOVI

Quel vento soffia ancora

Benedetto XVI alla presentazione dell'elenco finale delle ''propositiones''

“Abbiamo sentito come la Chiesa anche oggi cresce, vive. Anche se sente venti contrari, tuttavia sente soprattutto il vento dello Spirito Santo che ci aiuta, ci mostra la strada giusta e così con nuovo entusiasmo, mi sembra, siamo in cammino e ringraziamo il Signore perché ci ha dato questo incontro veramente cattolico”. Sono, queste, le parole pronunciate stamattina da Papa Benedetto XVI nel corso della presentazione dell’elenco finale delle “propositiones” votate dai padri sinodali a chiusura del Sinodo dei vescovi su “La nuova evangelizzazione per la trasmissione della fede cristiana”. 

Una Chiesa che parla tutte le lingue. “Io volevo – ha detto il Santo Padre - con questo piccolo Concistoro, completare il Concistoro di febbraio proprio nel contesto della nuova evangelizzazione, con un gesto dell’universalità della Chiesa, mostrando che la Chiesa è Chiesa di tutti i popoli, parla in tutte le lingue, è Chiesa di Pentecoste; non Chiesa di un continente ma Chiesa universale”. È “veramente edificante, consolante ed incoraggiante - ha aggiunto il Papa - vedere lo specchio della Chiesa universale con le sue sofferenze, minacce, pericoli e gioie, esperienze della presenza del Signore anche in situazioni difficili”. Benedetto XVI ha, contestualmente, reso nota la decisione di trasferire la competenza sui seminari dalla Congregazione per l’educazione cattolica alla Congregazione per il clero, e la competenza sulla catechesi dalla Congregazione per il clero al Pontificio consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione. 

Tutti evangelizzatori. Le 58 proposizioni, votate dai padri sinodali con un margine di approvazione del 90-95%, verranno sottoposte al Santo Padre e “sono caratterizzate”, ha affermato nel corso della conferenza stampa conclusiva il card. Donald William Wuerl, arcivescovo di Washington e relatore generale, da “forte unità” e “senso di scopo, missione e impegno”, scaturiti dall’interrogativo su “come portare la fede della Chiesa in questo nuovo mondo così laico, laicizzato e complesso”. Il documento risponde dunque alla definizione della “nuova evangelizzazione e delle sue interazioni”: partendo dal “riconoscimento dell’inculturazione” e della “necessità di far fronte alla laicizzazione della società”, viene spiegato il contesto nel quale ci muoviamo per poi giungere alla “comprensione dei luoghi nei quali dovrebbe aver effetto questa nuova evangelizzazione. I nuovi evangelizzatori sono tutti: famiglia, giovani, religiosi. Ogni credente può arricchire e approfondire la propria comprensione della fede. Occorre fiducia nella fede e nella sua condivisione”. 

Una missione permanente. In quest’ottica, “l’evangelizzazione è una missione permanente – ha detto il card. Wuerl -. È un modo di vedere il mondo intorno a noi”, ed equivale a “far parte di quel grande impegno che è il Vangelo”. Tra i temi che compaiono tra le proposizioni, l’educazione, lo sviluppo e i diritti umani, il rapporto col mondo secolare, i migranti. Ma anche la liturgia, la catechesi, la relazione con le sacre scritture, la libertà religiosa. Una sfida, quest’ultima, alla quale “bisogna capire come rispondere”, ha aggiunto l’arcivescovo di Washington. Molto spazio viene dedicato ai giovani, “un tema che ritorna ripetutamente”, ha sottolineato mons. Pierre-Marie Carré, arcivescovo di Montpellier e segretario speciale: “La posta in gioco è molto importante, bisogna cercare di arrivare ai ragazzi, primi testimoni nei confronti di altri giovani”. Soprattutto con i giovani, secondo mons. Józef Michalik, arcivescovo di Przemyś dei Latini e presidente della Conferenza episcopale polacca, “bisogna avere il coraggio di essere chiari, radicali. E il radicalismo cristiano non esiste senza comprensione e pazienza”. 

Il risveglio della bellezza. Sulla necessità di “tradurre” la bellezza del Vangelo nel mondo si è soffermato il card. Wuerl, invitando a “non perdere la capacità di usare l’arte e la letteratura” come “strumenti per risvegliare il popolo alla bellezza”. Vogliamo con questo Sinodo, ha aggiunto il card. Carrè, “offrire dei mezzi affinché si realizzi l’incontro con Cristo”, ma per essere in grado di “aiutare gli altri a scoprire Cristo” bisogna essere “credenti credibili”. Se la nuova evangelizzazione, ha aggiunto mons. Michalik, “tocca tutti i campi dell’esistenza umana”, la base rimane “la fede: la preoccupazione è essere fedeli a Gesù Cristo. Il Sinodo non è stato consacrato perché nel mondo c’è la secolarizzazione, ma perché il Signore ha detto ‘Andate e predicate il Vangelo’”. Ci è voluto, ha proseguito il presidente della Conferenza episcopale polacca, “il coraggio di fare l’analisi della situazione nella quale viviamo, senza scappare davanti alla ricerca di chi vive nella difficoltà di fede. Per la prima volta abbiamo ascoltato testimonianze diverse, da quella del patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo, che da diacono ha vissuto il Concilio Vaticano II, ai rappresentanti dei movimenti. Mi sento come se avessi concluso una scuola, molto impegnativa, ma di valore”. Quella che abbiamo da raccontare con grande entusiasmo, ha concluso il card. Wuerl, “è la storia di Gesù, la presenza e le ragioni di Cristo nel mondo”.

© Copyright Sir

Nessun commento: