sabato 6 ottobre 2012

Processo in Vaticano: Gabriele condannato a 18 mesi di reclusione. Il legale: sentenza equilibrata (Radio Vaticana)

Processo in Vaticano: Gabriele condannato a 18 mesi di reclusione. Il legale: sentenza equilibrata 

Un anno e sei mesi di reclusione, oltre al pagamento delle spese processuali: è questa la decisione del Tribunale vaticano nei confronti di Paolo Gabriele, l’ex assistente di camera del Papa riconosciuto colpevole di furto aggravato di documenti riservati. L’udienza di questa mattina aveva visto la requisitoria del promotore di giustizia e l’arringa del difensore. “Ho agito per esclusivo amore viscerale per la Chiesa” “non mi sento un ladro” ha ribadito alla Corte, il maggiordomo del Papa a conclusione del dibattimento. Padre Lombardi: la possibilità della Grazia è molto concreta. Massimiliano Menichetti:

Si chiude, per il momento, con una condanna a tre anni ridotta, grazie alle attenuanti, a 18 mesi di reclusione il processo a carico di Paolo Gabriele colpevole di furto aggravato di documenti riservati. “Una condanna equilibrata”, un eventuale ricorso in appello sarà valutato “in un secondo momento” il primo commento dell’avvocato di parte, Cristiana Arru. I giudici hanno seguito il codice penale Vaticano, Zanardelli e applicato l’articolo 26 della legge 50 promulgata da Paolo VI nel 1969 che introduce le attenuanti e quindi la possibilità di ridurre la pena. 

In sostanza i giudici hanno diminuito della metà la pena vista “l’assenza di precedenti penali, le risultanze dello stato di servizio in epoca antecedente ai fatti contestati, il convincimento soggettivo seppur erroneo di Gabriele quale movente della sua condotta e la dichiarazione di sopravvenuta consapevolezza di aver tradito la fiducia del Santo Padre”. 

“L’eventualità della grazia da parte del Papa è molto concreta” ha ribadito il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi sollecitato dai giornalisti al termine della lettura della sentenza. “Non vi so dire tempi o modi – ha precisato – ma verosimilmente procederà” in questo senso. Padre Lombardi ha anche ribadito la piena e totale indipendenza della magistratura vaticana 

Lo stesso Gabriele aveva nuovamente dichiarato al termine del dibattimento di questa mattina “la convinzione di avere agito per esclusivo amore viscerale per la Chiesa di Cristo e per il suo capo visibile”. E al presidente del Tribunale vaticano, Giuseppe Dalla Torre, che gli domandava se si sentisse colpevole o meno del reato ascrittogli, Gabriele ribadiva: “Se lo devo ripetere, non mi sento un ladro”. 

In, precedenza, durante il suo intervento, il promotore di giustizia aveva escluso che l’ex aiutante di camera del Pontefice avesse complici o correi e aveva concluso la requisitoria chiedendo una condanna a tre anni di reclusione per furto aggravato, nonché l’interdizione perpetua ma parziale dell’imputato: ovvero la possibilità per lui di continuare a lavorare in Vaticano, ma non in uffici che comportino una diretta responsabilità. L’avvocato di parte, Cristiana Arru, aveva invece chiesto la derubricazione del reato da furto aggravato ad appropriazione indebita, poiché – aveva sostenuto la Arru – l’atto di Gabriele è condannabile e illecito, ma mosso da “alti motivi morali per ciò che ha visto”. In subordine, il difensore di Gabriele aveva chiesto la riduzione al minimo della pena per il furto.

Da segnalare un dato importante: il fatto che in aula sia stato precisato che la perizia psichiatrica e psicologica condotta sull’imputato – sono state due, ma in realtà qui si fa riferimento a quella di parte chiesta al prof. Cantelmi che di fatto delinea Gabriele come un soggetto non sano di mente – è stata esclusa dalla stessa difesa e quindi la difesa non ha puntato.

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