mercoledì 10 ottobre 2012

Lettera dei vescovi cattolici di Terra Santa sull'Anno della Fede


Lettera dei vescovi cattolici di Terra Santa sull'Anno della Fede 

Con una Lettera pastorale, l'Assemblea dei vescovi ordinari cattolici di Terra Santa offre il suo contributo all'itinerario che la Chiesa universale è chiamata a realizzare nell'Anno della fede. I Pastori delle Chiese cattoliche della regione, citando l'Esortazione post-sinodale di Benedetto XVI “Ecclesia in Medio Oriente”, ricordano a tutti che "L’esempio della prima comunità di Gerusalemme può servire da modello per rinnovare l’attuale comunità cristiana". 
L'Anno della fede – sottolinea in apertura la Lettera pastorale inviata all’agenzia Fides – assume una connotazione propria nella terra che “è stata la geografia di questa storia di fede”, da cui si è levata “la grande nube di testimoni della fede che popolano le Sacre Scritture” e dove a Pentecoste nacque la Chiesa stessa. “La Chiesa Madre di Gerusalemme, custode della fede degli Apostoli” scrivono i vescovi di Terra Santa “è la nostra Chiesa e continua a donare ancora modelli di fede fino ad oggi: la Beata Maryam Bawardi, la Beata Marie-Alphonsine, il Venerabile Samaan Sruji”. La Lettera non nasconde i travagli in cui le Chiese locali sono chiamate a vivere l'Anno della Fede. “La nostra terra” scrivono i vescovi ”continua ad essere lacerata dalla violenza, dall’ingiustizia, dall’occupazione e dall’insicurezza. Molti sono rinchiusi dietro muri e check points, altri languono nelle carceri, soffrono discriminazione, piangono i loro cari, anelano ai propri familiari ai quali non possono essere riuniti, vivono nella paura e nell’ansia”. Anche le rivolte che stanno scuotendo l'intera regione hanno tratti enigmatici: “Intorno a noi” riconoscono i vescovi “si sta come sgretolando un mondo conosciuto e dittatori potenti vengono destituiti. Il futuro appare incerto quando correnti sotterranee, in passato trattenute, si scatenano. Molti dei nostri fratelli e sorelle nella fede hanno scelto di emigrare lasciando le nostre comunità ancora più povere e fragili”. In uno scenario che “a volte appare minaccioso”, i vescovi mediorientali riconoscono che la fede stessa può essere tentata dalla disperazione. Eppure proprio i tempi difficili rendono ancora più evidente che la fede non è questione di sforzo, ma è un dono gratuito del Signore. “La fede che cerchiamo è una grazia, e così preghiamo che il nostro Signore risorto possa veramente aumentare la nostra fede e renderci Suoi testimoni gioiosi e pieni di speranza. Dobbiamo ricercare la grazia di Dio in mezzo a tutti questi eventi, anche dove c’è la morte, il sangue, l’emigrazione forzata e la persecuzione”. Solo con l'aiuto della grazia i cristiani del Medio Oriente potranno discernere quale sia il loro ruolo in questa tempesta che infuria intorno a loro. Per domandare il dono della fede, i vescovi suggeriscono di coltivare i gesti ordinari della vita cristiana: l'assiduità nell'avvicinarsi ai sacramenti, la partecipazione alla Messa e alle celebrazioni inter-rituali, l'attenzione al catechismo, la pratica del pellegrinaggio e la preghiera presso i Luoghi Santi. (R.P.)

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