venerdì 19 ottobre 2012

La relazione dopo la discussione e la visita dei padri sinodali in Campidoglio (Il Tempo)


Giornata di grande rilievo per il Sinodo dei vescovi, in corso in Vaticano

Giornata di grande rilievo per il Sinodo dei vescovi, in corso in Vaticano, per almeno due aspetti.
Il primo è la conclusione del dibattito, l'altro l'incontro in Campidoglio con il sindaco Alemanno.
Il discorso del relatore generale, l'arcivescovo di Washington, card. Wuerl, ha concluso mercoledì sera gli interventi dei padri sinodali riassumendo gli aspetti che sono emersi durante la discussione e che sono stati illustrati ieri nel corso di una conferenza stampa. «La nuova evangelizzazione non è soltanto un programma momentaneo, ma una maniera di guardare verso il futuro della Chiesa e di vederci tutti impegnati nell'invito, rivolto anzitutto a noi stessi, a un rinnovamento della fede e poi a tutti coloro che ci attorniano in un'accettazione gioiosa della vita in Cristo Risorto». È uno dei passaggi cruciali della relazione del card. Wuerl. Perché il Sinodo non rappresenta, appunto, solo un programma di intenti, una sorta di «piano di battaglia» della Chiesa chiamata ad affrontare la sfida di un mondo sempre più secolarizzato, che sembra convinto di poter fare a meno di Dio. È invece una profonda riflessione sul modo di portare avanti la missione a cui la Chiesa non può rinunciare, secondo il mandato di Gesù: annunciare il Vangelo ad ogni creatura. «Molti padri - ha detto ancora il porporato americano - hanno parlato del secolarismo e dell'indifferenza alla religione insiti nella cultura di molte parti del mondo. Per questa ragione, la Chiesa deve fronteggiare le sfide di un mondo che cerca altrove le sue fonti di ispirazione. Molti interventi hanno fatto notare la grande ignoranza della fede e perfino dei suoi rudimenti, che prevale anche in quei Paesi che hanno alle spalle una lunga storia cristiana». Dunque uno dei problemi principali è la carenza di formazione dei cristiani. Un analfabetismo religioso che nasce nelle famiglie. Non a caso negli interventi c'è stata garnde attenzione a questo aspetto. «Occorre incoraggiare la vita familiare, soprattutto oggi, quando soffre tanto per le pressioni della nuova visione secolarizzata della realtà» ha sottolineato Wuerl. Lo stesso Benedetto XVI aveva ricordato nella sua omelia di apertura del Sinodo che «il matrimonio è chiamato ad essere non solo oggetto ma soggetto della nuova evangelizzazione». Senza dimenticare chi vive situazioni diverse: il vescovo maltese Mario Grech, nel suo intervento, ha affermato che «non possiamo trascurare la dolorosa realtà di tanti matrimoni che purtroppo finiscono male. Pur riconoscendo le difficoltà, credo oggi sia fondamentale essere presenti come Chiesa nella vita di tante coppie di fatto o divorziati risposati che vogliono proseguire un cammino di fede insieme con tutta la Chiesa. Per le coppie di fatto che sentono l'insegnamento del Magistero come un macigno sulla loro testa e sui loro cuori, e trovano difficoltà a riconciliarsi con la Chiesa e forse con Dio, l'avere la Chiesa che cammina accanto a loro si rivela veramente come una buona notizia». Una strada praticabile, secondo il vescovo di Quilon mons. Roman, è quella di «periodi di preparazione al matrimonio più lunghi per avere una conoscenza approfondita del sacramento». Una sorta di preparazione remota ben più valida del semplice corso prematrimoniale, oggi obbligatorio per sposarsi in chiesa, ma visto spesso solo come una noiosa incombenza burocratica. Accanto al ruolo della famiglia, il Sinodo va verso una rivalutazione di quello dei catechisti, per il quale alcuni hanno proposto un «ministero istituzionalizzato». Fondamentali, dunque, per la nuova evangelizzazione, restano i laici. «A tutti i livelli - ha detto Wuerl - nelle aree professionali dell'educazione, del diritto, della politica o delle attività economiche, nonché in tutti i campi che vedono impegnati i laici, il compito dei singoli cattolici è di richiamare la gente alla pratica della fede, con la parola, ma anche e soprattutto con le opere, con l'azione e con la nostra maniera di vivere». Infine, è emersa la necessità di un rinnovamento delle parrocchie, comunque «snodo centrale» della nuova evangelizzazione, e la necessità di maggiore attenzione ai mezzi di comunicazione sociale, in particolare dei mezzi elettronici. «La Chiesa - ha detto il card. Wuerl - ha bisogno di apprendere l'arte della comunicazione dalla prassi concreta delle moderne comunicazioni sociali». Perché è la cultura l'ambito in cui ci si deve muovere e anche nelle scuole cattoliche, come emerso nell'intervento di una esperta intervenuta al Sinodo, Lydia Jimenez Gonzalez, direttrice generale dell'Istituto Secolare «Cruzadas de Santa Maria», «molti alunni, educati con rigore allo studio, sono diventati leader sociali, nemici della fede e della Chiesa». Dunque il lavoro dei padri sinodali si avvia alle conclusioni da sottoporre al Papa in un clima di grande speranza ed entusiasmo, con la consapevolezza di dover rinnovare «metodo ed espressioni», per dirla con l'arcivescovo di Kinshasa card. Pasinya, copresidente del Sinodo, ma sempre mantenendo al centro Cristo «nostra priorità assoluta» e i sacramenti, in particolare l'Eucarestia e la confessione, come ha ricordato l'altro presidente, il vescovo di Hong Kong card. Tong Hon. Intanto ieri il sindaco di Roma, Alemanno, ha ricevuto una delegazione dei padri sinodali, accompagnata dal segretario mons. Eterovic. «L'incontro è stato pensato per creare uno scambio tra la città di Roma e il Sinodo, perché non si viva in mondi separati e non comunicativi» ha spiegato il portavoce vaticano padre Lombardi. Secondo il sindaco «la crisi che ci sta investendo è prima di tutto antropologica e, nel caso della politica, morale: pertanto, c'è bisogno di un nuovo umanesimo e di una pratica religiosa che non diventi abitudine né chiuso moralismo».

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