giovedì 11 ottobre 2012

La gioia dei 20mila fedeli in Piazza San Pietro per l'apertura dell'Anno della fede


La gioia dei 20mila fedeli in Piazza San Pietro per l'apertura dell'Anno della fede 

Tanti i fedeli presenti in Piazza San Pietro, circa 20mila: grande il loro entusiasmo per l’apertura dell’Anno della fede. Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte da Paolo Ondarza: 

R. – Sono venuta qua proprio per sentirmi cellula viva della Chiesa.

R. – Siamo chiamati a essere cristiani credibili. 

R. – Per tutti noi cristiani è un anno importante.

D. – Che cosa vuol dire testimoniare la fede nella sua vita?

R. – Essere d’esempio per gli altri ed essere coerente. 

R. – Diffondere la pace.

R. – E’ un riavvicinarsi a Dio, per chi magari ha perso la strada.

D. – E’ difficile testimoniare la fede oggi?

R. – A volte sì.

R. – Certe volte, forse, noi cristiani abbiamo paura di testimoniare con la vita e restiamo in disparte. Invece dovremmo avere quel coraggio che hanno avuto i Santi, che hanno avuto i martiri, di testimoniare ovunque che Cristo è veramente la nostra vita.

D. – Che cosa vuol dire questo inizio dell’Anno della fede?

R. – E’ un impegno che deve assumere ciascuno di noi per testimoniare la fede nel mondo, perché penso che giorno dopo giorno, in qualsiasi strada, ufficio o posto di lavoro, noi troviamo il modo per testimoniare Cristo, non mettendoci a sventolare bandiere, ma attraverso le nostre azioni.

R. – E’ un evento importante. Per noi è un ritornare alle radici di ciò che siamo e di ciò che vogliamo essere.

R. – Andare a riscoprire soprattutto nel nostro contesto, nella nostra società, quelle che sono le nostre origini, la nostra fede, i nostri principi. 

D. – Ha detto il Papa: “Occorre recuperare l’ardore della testimonianza”, quella fiamma che animava anche i primi apostoli...

R. – Dobbiamo ripartire proprio dal Vangelo, dalla bellezza di sentirsi cristiani!

R. – Essere confermati nella fede da parte del Successore di Pietro è una cosa molto importante per noi, soprattutto per noi giovani. Noi diciamo che la nostra generazione non è solo la generazione di Facebook o la generazione di Twitter, ma è la generazione di Cristo, una generazione che crede ancora nei valori veri, che ha ancora fede, una fede ancora più forte.

D. – Oggi c’è il rischio di essere derisi, per il fatto di essere cristiani?

R. – Sì, c’è il rischio: alcuni di noi vengono derisi quotidianamente a causa della fede. Noi dobbiamo dire ai nostri coetanei – io sono un giovane di 16 anni – nei licei, negli istituti, di non aver paura di credere in Cristo, di non aver paura di rivelare se stessi.

D. – Come vivete questo inizio dell’Anno della fede?

R. – Con molta felicità!

D. – 50 anni fa il Concilio Vaticano II...

R. – Io ho 50 anni, sono nata con il Concilio e ho vissuto tutto questo percorso e per me essere qui oggi è molto importante. 

R. – Io allora ero piccola, quindi non capivo il senso di certe parole e che cosa volessero dire. Con il passare degli anni, e vivendo in prima persona la fede che il Concilio ci ha mostrato, è diventata più grande la gioia di essere cristiana e la nostra testimonianza si è fatta più vera. Perché la fede, prima ancora di essere detta, deve essere vissuta.

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