martedì 9 ottobre 2012

Il Sinodo prega per la Siria. Questa mattina durante la terza congregazione generale (O.R.)


Questa mattina durante la terza congregazione generale

Il Sinodo prega per la Siria

Il Sinodo prega per la Siria. «Preoccupati per la tragica situazione in cui versa il popolo siriano — ha detto l’arcivescovo Nikola Eterović, segretario generale,  in apertura dei lavori della terza congregazione generale questa mattina, martedì 9 ottobre, alla presenza di Benedetto XVI — il Papa e i padri sinodali assicurano la loro vicinanza alla gente di questa terra martoriata, scossa da tanta violenza. Assicurano altresì la loro costante preghiera per le vittime di tanta barbarie, che sono soprattutto persone povere e bambini. Chiedono al Signore che guerra e violenze possano presto finire e  che si trovi finalmente una giusta soluzione».
L’appello ha fatto seguito alla meditazione dell’arcivescovo Joseph Absi, ausiliare e protosincello di Damasco dei greco-melkiti, durante la liturgia dell’Ora Terza. Commentando il salmo 118 il presule si è soffermato in particolare sul significato vero dell’amore per la legge del Signore, un amore  che per l’uomo deve trasformarsi in amore per l’altro. Ed è questo che molti credenti non hanno ben compreso: tutti sanno, infatti, che una legge — ha detto — può piacere, può convenire, può essere giusta e può essere rispettata; ma il fatto che «essa possa essere amata e meditata deve farci riflettere». Soprattutto sul modo in cui  questa legge viene trasmessa. Se ciò «avviene in modo freddo — ha spiegato — e impersonale, senza trasporto» allora difficilmente si riuscirà a contagiare gli altri.
  Il richiamo a una riflessione  sul modo di trasmettere il Vangelo nel mondo di oggi è stato un po’ il filo conduttore degli interventi di stamani, ventisette in tutto. In molti hanno sottolineato la necessità di un rinnovamento che inizi proprio dagli evangelizzatori e li chiami a rinvigorire il loro rapporto diretto con il Cristo prima di comunicarlo agli altri. Il cardinale Timothy Dolan, per rafforzare il concetto, ha ricordato che la prima parola dell’ evangelizzazione è «vieni» e l’ultima è «vai». Ciò significa — ha spiegato — che «l’evangelizzatore è il primo  a essere chiamato e dunque a dover andare all’incontro con Cristo. Solo dopo potrà andare e portarlo agli altri». Il cardinale statunitense ha posto, di conseguenza, la questione della troppa attenzione data alle strutture, alle cose che ci circondano, alle apparenze, allorquando si cerca di capire ciò che è sbagliato in questo mondo. Forse sarebbe più opportuno pensare che a essere sbagliati siamo noi; «e dunque siamo noi — ha aggiunto — che dobbiamo convertirci e riscoprire il valore della riconciliazione». Il porporato è andato oltre e ha proposto che sia proprio la riconciliazione «il sacramento della nuova evangelizzazione».
A fargli eco l’intervento dell’arcivescovo di Manila, Luis Antonio Tagle, il quale ha chiesto di aiutare la Chiesa a riscoprire «il grande potere del silenzio». Solo nel silenzio si può ascoltare più chiaramente la voce del Signore, l’unico in grado di dare veramente «risposte a tutto e a tutti».  Per ritrovare questa forza c’è forse bisogno «di una nuova Pentecoste», ha suggerito l’arcivescovo di San Antonio, Gustavo García-Siller, il quale ha auspicato una «consacrazione del mondo allo Spirito Santo». Un richiamo al rinnovamento è venuto anche dall’arcivescovo Rino Fisichella, il quale si è augurato un ripensamento su quella che ha definito «la burocratizzazione della vita di fede e sacramentale».
Alla congregazione, presieduta dal cardinale Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Guadalajara, hanno partecipato 256 sinodali. Prima di lasciare l’Aula il Papa ha salutato il vescovo luterano finlandese Peura e lo statunitense Vest, presidente dell’American Bible Society.

(©L'Osservatore Romano 10 ottobre 2012)

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