mercoledì 17 ottobre 2012

Il Sinodo incoraggia i movimenti ecclesiali. Maria Voce: la diversità dei carismi, dono di Dio per l'unità


Il Sinodo incoraggia i movimenti ecclesiali. Maria Voce: la diversità dei carismi, dono di Dio per l'unità 

La Chiesa accolga i carismi e i movimenti ecclesiali come una nuova primavera per una nuova evangelizzazione: questa l’esortazione lanciata stamani dal Sinodo dei vescovi, in corso in Vaticano. I presuli hanno anche richiamato la necessità di una soluzione alla crisi economica globale. Nel pomeriggio, i lavori proseguiranno con la “Relazione dopo la discussione”, presentata dal cardinale Donald Wuerl, arcivescovo di Washington e relatore generale del Sinodo. Il servizio di Isabella Piro: 

Una nuova primavera per una nuova evangelizzazione: è ciò che i carismi, i movimenti ecclesiali e le comunità portano alla Chiesa. Ma essa deve essere incoraggiata ad accogliere tali frutti, discernendoli nel segno della comunione. Il Sinodo dei vescovi riflette su questo tema facendo anche autocritica: talvolta i sacerdoti sono poco preparati sull’argomento e non vogliono prendersene cura, rivelando una certa stagnazione spirituale. Ne deriva, evidenziano i vescovi, che i carismi si spengono, restano soli e talvolta diventano inclini alla contestazione del magistero della Chiesa. La nuova evangelizzazione, dunque, non li dimentichi e metta a frutto le loro potenzialità. 

Poi, il Sinodo affronta la questione della crisi economica globale, ostacolo alla nuova evangelizzazione perché costringe l’uomo a soddisfare solo i bisogni vitali, come quello del cibo. Ma in questo modo, dicono i presuli, crisi sociale e crisi di fede si equivalgono e l’annuncio del Vangelo viene schiacciato dall’incudine economico. Di qui, il suggerimento di creare una struttura finanziaria basata su esperienze ecclesiali che mettano in atto un’economia di comunione e un credito sociale. Solo così, afferma il Sinodo, si otterrà un sistema finanziario immune dai debiti e a servizio dell’uomo. La Chiesa, quindi, deve essere capace di scoprire come affrontare il problema economico in un modo rispettoso dell’ecologia della persona umana. 

Sulla stessa linea, anche l’invito del Sinodo a migliorare la qualità della vita delle donne e dei bambini, perché la nuova evangelizzazione sarà significativa solo quando terrà conto di tale obiettivo. 

Spazio, quindi, ai rappresentanti pontifici: di essi si ricorda il ruolo di vigilanza sulla libertà della missione della Chiesa che talvolta, nel mondo, registra gravi restrizioni. Tale vigilanza, dice il Sinodo, non è una ricerca di privilegi anacronistici, ma garantisce la missione della Chiesa che ha benefici sulle altre religioni e sull’intera società, grazie al servizio prestato alla causa della pace e dei diritti fondamentali dell’uomo. Annunciato, inoltre, per il prossimo mese di giugno a Roma, un incontro di riflessione di tutti i nunzi, i delegati apostolici e gli osservatori permanenti, affinché la loro missione possa rinnovarsi e perfezionarsi per essere all’altezza delle esigenze dei tempi. 

Il Sinodo torna, poi, ad affrontare la questione dell’evangelizzazione nei Paesi a maggioranza islamica: qui spesso i cristiani sono ritenuti cittadini di serie B, le leggi limitano la libertà di culto, la violenza sfigura il dialogo interreligioso. Eppure, dice l’Assemblea, la nuova evangelizzazione è possibile anche in questi contesti, soprattutto grazie alle opere educative e di carità, che mostrano una Chiesa presente al di là delle sue dimensione reali. 

Altro strumento centrale per un nuovo annuncio del Vangelo è la parrocchia: in particolare nelle metropoli multietniche e multireligiose, essa deve superare l’analfabetismo religioso contemporaneo, proporre la Messa domenicale come esperienza forte di una fede creduta, professata ed annunciata, ma deve soprattutto ritrovare il suo slancio missionario. Diceva infatti Giovanni Paolo II: “Parrocchia, trova te stessa, fuori di te stessa!”. 

Ieri pomeriggio, invece, il Sinodo ha ascoltato gli interventi dei delegati fraterni, tra cui il Metropolita Hilarion, rappresentante del Patriarcato di Mosca, che ha lanciato un appello alla stretta cooperazione tra i cristiani per affrontare le sfide acute e minacciose della contemporaneità, tra cui secolarismo ed ateismo, e per fronteggiare insieme le persecuzioni che subisce oggi la cristianità. 

Alle sue parole fanno eco quelle degli altri delegati fraterni presenti all’Assise: battisti, metodisti, anglicani, tutti richiamano l’imperativo ecumenico come primo strumento dell’evangelizzazione e sottolineano l’urgenza di difendere la libertà religiosa, sotto assedio in molti modi, sia subdoli che evidenti. L’evangelizzazione, dicono i delegati fraterni, è la ragion d’essere della Chiesa ed il successo dell’annuncio del Vangelo è legato alla credibilità di chi lo porta nel mondo. Di qui anche il richiamo alle opere di carità ed alla formazione delle comunità ecclesiali, per trasmettere la fede a chi non appartiene più a nessuna chiesa. 

I Padri sinodali hanno ascoltato infine la testimonianza di frère Alois, priore della Comunità di Taizé, invitato speciale all’assemblea. Al centro del suo discorso, l’ecumenismo della preghiera che non incoraggia una tolleranza superficiale, ma favorisce un profondo ascolto reciproco e un autentico dialogo. La divisione dei cristiani è un ostacolo alla trasmissione della fede – continua frère Alois – perché per le giovani generazioni la ricerca dell’unità diventa irresistibile. Quindi, l’esortazione affinché le Chiese locali, le parrocchie, le comunità, i gruppi siano innanzitutto luoghi di comunione, in cui si dà fiducia ai giovani e ci si sofferma anche sui più deboli, su coloro che non condividono le nostre idee.

Al Sinodo è stata ribadita l’importanza dei laici per la Nuova Evangelizzazione ed è stato sottolineato anche l’apporto che i nuovi movimenti stanno dando. Presente ai lavori, in qualità di uditrice, Maria Voce, presidente del Movimento dei Focolari. Paolo Ondarza l’ha intervistata: 

R. – Mi sembra ci sia una grande gioia nel riconoscerci tutti Chiesa. Anche i pastori se ne stanno rendendo sempre più conto, ma mi sembra che sia anche importante rispettare la specificità dei carismi che ognuno porta perché sono doni di Dio e non si possono mescolare così indifferentemente. Allo stesso tempo bisogna sapere che ognuno di questi doni serve alla costruzione dell’insieme e quindi che quel dono specifico che porta il Movimento dei Focolari, o che porta la Comunità di Sant’Egidio, o che porta il carisma di un vescovo, deve integrarsi con tutti gli altri carismi proprio per la costruzione del Corpo di Cristo che è la Chiesa. Mi sembra che in questo senso ci sia ancora cammino da fare.

D. – Un cammino da fare all’interno della comunità ecclesiale, ma anche un cammino fuori dalla Chiesa, quindi verso i non credenti…

R. – Certamente. Anche una persona che non ha principi religiosi o che non si riconosce in principi religiosi ha senz’altro qualcosa da donare. In questo senso mi sembra che i laici abbiano la specificità di andare incontro alle persone, non a quelle che vengono in chiesa, ma a quelle che sono fuori dalla chiesa, ma alla ricerca di una risposta alla domanda di senso della vita che tutti gli uomini hanno. Noi testimoniamo il Vangelo attraverso l’amore e nessuno è indifferente all’amore, nessuno rifiuta di essere amato! Quando si stabilisce un rapporto di amore è facile poi passare dalla carità alla verità.

D. – Ci sono esperienze che secondo lei possono arricchire la riflessione sulla Nuova Evangelizzazione, sulla trasmissione della fede, proprie del Movimento dei Focolari?

R. - La testimonianza della comunione: cioè, che se siamo uniti Gesù è fra noi e se Gesù è fra noi è lui che testimonia se stesso. Noi questo lo abbiamo sperimentato soprattutto nella diffusione del movimento perché non si può pensare a una diffusione così ampia se non per un agente soprannaturale che noi riteniamo sia proprio la presenza di Gesù che ci ha portati in tutto il mondo. E’ Lui che ha fatto apprezzare la Chiesa attraverso di noi, in ambienti anche diversi, come possono essere i movimenti buddhisti o il movimento del Rissho Kosei-kai in Giappone o gli animisti nel Camerun, per fare solo qualche esempio.

D. – In un mondo dove l’uomo contemporaneo che cerca la spiritualità spesso giunge a soluzioni di sincretismo religioso, porsi in dialogo con le altre religioni rappresenta una sfida nella quale voi state riuscendo, pur rimanendo radicati nella vostra identità...

R. – E’ difficile dire “siamo riusciti”, è sempre un tentativo che si fa e si ripete tante volte. Però è vero che noi ci teniamo molto a essere noi stessi e quelli che ci invitano sanno che invitano persone che sono cristiane, sanno che ci poggiamo su questa roccia fondamentale e ci apprezzano per questo.

D. – Qual è il suo augurio per questo Anno della fede appena iniziato?

R. – Dobbiamo sperare per quello che sta emergendo da questo Sinodo: il desiderio di tornare ad annunciare la nostra fede nella carità, rendendoci conto anche di tanti sbagli che possiamo aver fatto, ma senza aver paura perché Gesù è ancora con noi.

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