lunedì 29 ottobre 2012

Il Papa: Ogni Stato ha il diritto di regolare i flussi migratori e di attuare politiche dettate dalle esigenze generali del bene comune, assicurando sempre il rispetto della dignità di ogni persona umana


Immigrati/ Papa: Non emigrare è diritto umano come emigrare

Cattolici rifuggano mero assistenzialismo.Serve integrazione vera

Città del Vaticano, 29 ott. (TMNews) -

Ogni Stato ha il diritto di regolare i flussi migratori e di attuare politiche dettate dalle esigenze generali del bene comune, assicurando sempre il rispetto della dignità di ogni persona umana". Ma "nel contesto socio-politico attuale, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra". Lo ha sottolineato, fra l'altro, Papa Benedetto XVI, nel messaggio scritto in occasione della novantanovesima 'Giornata mondiale del Rifugiato' che ricorrerà il prossimo 13 gennaio 2013, presentato oggi in Vaticano.
"'Diritto primario dell'uomo - ha ammonito Ratzinger facendo sue le stesse parole usate nel 1988 da Giovanni Paolo II nel suo discorso in occasione del Congresso mondiale delle Migrazioni - è quello a vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all'emigrazione'". E "oggi infatti vediamo che molte migrazioni - ha ammonito papa Benedetto - sono conseguenza di precarietà economica, di mancanza dei beni essenziali, di calamità naturali, di guerre e disordini sociali".
Fermo restando che "il diritto della persona ad emigrare - ha ripetuto ancora una volta il Pontefice - è iscritto tra i diritti umani fondamentali, con facoltà per ciascuno di stabilirsi dove crede più opportuno per una migliore realizzazione delle sue capacità e aspirazioni e dei suoi progetti', come ricorda anche la Costituzione conciliare 'Gaudium et spes'".
Inoltre, fissato il pari 'diritto umano' a emigrare e non emigrare, "la Chiesa e le varie realtà che ad essa si ispirano sono chiamate nei confronti di migranti e rifugiati, - ha messo nero su bianco il Papa teologo-, ad evitare il rischio del mero assistenzialismo, per favorire l'autentica integrazione, in una società dove tutti siano membri attivi e responsabili ciascuno del benessere dell'altro, generosi nell'assicurare apporti originali, con pieno diritto di cittadinanza e partecipazione ai medesimi diritti e doveri".
 "Il cammino di integrazione - ha evidenziato ancora Ratzinger - comprende diritti e doveri, attenzione e cura verso i migranti perché abbiano una vita decorosa, ma anche attenzione da parte dei migranti verso i valori che offre la società in cui si inseriscono".
E "a tale proposito, non possiamo dimenticare la questione dell'immigrazione irregolare, tema tanto più scottante nei casi in cui essa si configura come traffico e sfruttamento di persone, con maggior rischio per donne e bambini", è scritto ancora nel messaggio pastorale del Papa.
"Tali misfatti - ha puntato il dito Benedetto XVI - vanno decisamente condannati e puniti, mentre una gestione regolata dei flussi migratori, che non si riduca alla chiusura ermetica delle frontiere, all'inasprimento delle sanzioni contro gli irregolari e all'adozione di misure che dovrebbero scoraggiare nuovi ingressi, potrebbe almeno limitare per molti migranti i pericoli di cadere vittime dei citati traffici".
A giudizio di Papa Benedetto XVI, infine, "sono quanto mai opportuni interventi organici e multilaterali per lo sviluppo dei Paesi di partenza, contromisure efficaci per debellare il traffico di persone, programmi organici dei flussi di ingresso legale, maggiore disponibilità a considerare i singoli casi che richiedono interventi di protezione umanitaria oltre che di asilo politico".
"Alle adeguate normative - ha richiamato il Pontefice - deve essere associata una paziente e costante opera di formazione della mentalità e delle coscienze. In tutto ciò è importante rafforzare e sviluppare i rapporti di intesa e di cooperazione tra realtà ecclesiali e istituzionali che sono a servizio dello sviluppo integrale della persona umana. Nella visione cristiana, l'impegno sociale e umanitario trae forza dalla fedeltà al Vangelo, con la consapevolezza che «chiunque segue Cristo, l'uomo perfetto, diventa anch'egli più uomo'", come recita l'enciclica 'Gaudium et spes'.
"'La vita - ha concluso il suo messaggio Ratzinger, citando questa volta l'eniciclica 'Spe salvi' - è come un viaggio sul mare della storia, spesso oscuro ed in burrasca, un viaggio nel quale scrutiamo gli astri che ci indicano la rotta. Le vere stelle della nostra vita sono le persone che hanno saputo vivere rettamente. Esse sono luci di speranza. Certo, Gesù Cristo è la luce per antonomasia, il sole sorto sopra tutte le tenebre della storia. Ma per giungere fino a Lui abbiamo bisogno anche di luci vicine - di persone che donano luce traendola dalla sua luce ed offrono così orientamento per la nostra traversata'...".

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