martedì 9 ottobre 2012

Il Papa: La Chiesa non comincia con il nostro fare, ma con il fare e parlare di Dio (Vecchi)

Lo tsunami del laicismo e il sinodo dei vescovi

di Gian Guido Vecchi


«Dietro il silenzio dell'universo, dietro le nuvole della Storia, c'è un Dio o non c'è?». 

Benedetto XVI ha lo sguardo assorto e fisso davanti a sé, non ha scritto un testo né consulta appunti, e ad ascoltare sospesi uno dei discorsi più alti e belli del suo pontificato ci sono 262 padri sinodali arrivati a Roma da tutto il mondo. 
Si parla di «nuova evangelizzazione», relatore è il cardinale di Washington Donald Wuerl che risale «agli sconvolgimenti degli anni 70 e 80» e dice: «È come se uno tsunami di laicismo avesse travolto il mondo occidentale». 
E il pontefice, dopo i travagli e le miserie di Vatileaks, richiama tutti all'essenziale e spiega che gli Apostoli non hanno creato una Chiesa «con la forma di una Costituente», ma pregato e aspettato: «Anche oggi solo Dio può cominciare, noi possiamo solo cooperare. 
La Chiesa non comincia con il nostro fare, ma con il fare e parlare di Dio». 
Così il Papa parte dalla «grande sofferenza dell'uomo», dai suoi dubbi, «e se c'è questo Dio, ci conosce, è buono? 
Tanta gente si domanda: perché non si fa sentire?». Ma «vangelo», la parola euangélion che «appare in Omero come annuncio di bene e gioia», vuol dire che «Dio ha rotto il suo silenzio: ci conosce, ci ama, è entrato nella Storia. Gesù è la sua Parola». 
La confessio pubblica della fede, il ritorno alla «passione» delle origini: «Il cristiano non dev'essere tiepido. L'Apocalisse ci dice che questo è il più grande pericolo del cristiano: che non dica di no, ma un sì molto tiepido. Questa tiepidezza discredita il cristianesimo».

© Copyright Corriere della sera, 9 ottobre 2012

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