sabato 27 ottobre 2012

Il cardinale Bagnasco: il Sinodo, una grande grazia. Cattolici in politica: siano più coerenti e più numerosi


Il cardinale Bagnasco: il Sinodo, una grande grazia. Cattolici in politica: siano più coerenti e più numerosi 

Per un bilancio sui lavori del Sinodo Paolo Ondarza ha intervistato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana: 

R. – Anzitutto devo dire che l’esperienza del Sinodo è stata una grande grazia perché è stata un’immersione nella cattolicità della Chiesa. E’ una esperienza di Pentecoste, perché i vescovi di tutto il mondo hanno portato nell’Aula sinodale, intorno al Santo Padre, la voce di tutto il mondo, con uno sguardo e con un cuore propri dei pastori: liberi da ogni interesse o prospettiva politica o economica o ideologica, ma soltanto con lo sguardo del Signore. E’ molto importante, anche, che sia risuonata da parte di tutti i Padri la necessità che per evangelizzare bisogna essere evangelizzati. Quindi, il tema della conversione personale di noi pastori e di noi comunità cristiana per poter annunciare il Vangelo della gioia che è Cristo: questo è un primo imperativo fondamentale.

D. – Ci sono degli spunti che sono emersi dai lavori sinodali, che vanno ad interessare nello specifico la situazione della Chiesa in Italia?

R. – Direi che ancora una volta è stata messa in evidenza la centralità della parrocchia. Questa è una grande esperienza che viene dalla storia dell’Italia, ma che in tutto il mondo è stata apprezzata e confermata: la pastorale parrocchiale dev’essere sempre più, diventare sempre più la pastorale integrata con tutti i nuovi movimenti, le nuove comunità, le associazioni, perché è chiaro che la parrocchia, pur nella sua necessità assoluta, non è più autosufficiente.

D. – Di fronte al prevalere della questione economica, di fronte alla secolarizzazione, alla crisi della politica, alla Chiesa viene chiesto di ripensare la propria presenza nella società …

R. – Direi che non è soltanto un ripensamento, ma innanzitutto è una conferma della presenza. Quanto più la società viene ferita dal secolarismo o da altre istanze di tipo economico o finanziario che attentano alla centralità e alla dignità della persona umana, tanto più la Chiesa ha il dovere di essere presente secondo l’immagine del sale della terra e della luce del mondo. Senza pretese, senza arroganze ma con la grande convinzione - e in questo probabilmente dobbiamo crescere – che laddove Cristo entra, l’uomo cresce; laddove Cristo entra, è la società intera che cresce, diventa più umana.

D. – Grande attenzione viene data alla famiglia, cuore della nuova evangelizzazione. La Chiesa pensa in tal senso a percorsi di accompagnamento post-matrimoniali che per non lasciare le coppie sole di fronte alle sfide del secolarismo. Ma difesa della famiglia significa anche continuare a difendere il matrimonio tra uomo e donna …

R. – Certamente. La famiglia è stata riconosciuta da parte dei Padri di tutto il mondo come la cellula fondamentale non soltanto della Chiesa, ma innanzitutto della società umana. Come diceva lei, un uomo e una donna nel vincolo pubblico del matrimonio e aperti alla vita, sono veramente il futuro assolutamente indispensabile della società, e quindi incomparabili, degni di tutta l’attenzione culturale delle società moderne e anche di conseguenti adeguate politiche economiche a sostegno della famiglia e dei figli. Abbiamo riconosciuto naturalmente anche come la famiglia sia il primissimo luogo di educazione. Quindi, è vero: la Chiesa deve rinnovare sempre di più, anche in Italia, l’accompagnamento pastorale delle famiglie, non soltanto prima, in preparazione del matrimonio, ma anche dopo il matrimonio.

D. – Attenzione è stata data anche al tema dei divorziati, dei risposati. C’era chi si attendeva novità al riguardo …

R. – La novità: la novità è ciò che è vero, perché ciò che è vero non invecchia, non ha tempo. Naturalmente la misericordia, accompagnata sempre dalla verità, deve essere fatta sentire a queste persone che vivono situazioni difficili, perché, anche se non possono accedere al sacramento della confessione e della Santa Eucaristia, non si sentano escluse, rifiutate, emarginate, ma sappiano che assolutamente sono parte viva della comunità cristiana e possono dedicarsi a servizi come quello della carità al pari di chiunque.

D. – Per chiudere: è stato ribadito come ogni battezzato non possa tirarsi indietro di fronte alla chiamata, al compito di evangelizzare anche nella vita pubblica. Questo vale anche per la presenza di cattolici in politica …

R. – I cattolici nella vita politica devono essere sempre più coerenti con la propria fede e più formati, perché non basta la buona volontà per il servizio pubblico; e poi devono essere più numerosi.

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