mercoledì 3 ottobre 2012

Gabriele accusa la Gendarmeria che definisce certe affermazioni un "colpo basso" (Galeazzi)

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:


“Maltrattato in cella”; “No, con lui guanti bianchi”

GIACOMO GALEAZZI

CITTA’ DEL VATICANO

Maltrattato nelle prigioni del Papa. Alla Gendarmeria lo definiscono «un colpo basso». Con una mossa a sorpresa Paolo Gabriele ha denunciato in aula abusi nella detenzione e il tribunale ha aperto un fascicolo , il numero 53/12. Alla polizia vaticana cadono dalle nuvole: «Per due mesi è stato trattato in guanti bianchi, la sera gli portavamo pure un bicchierino di grappa». Eppure «Paoletto» teneva d’occhio da tempo anche i gendarmi. Quattro mesi fa gli perquisirono casa e trovarono migliaia di documenti su Gendarmeria, servizi segreti, massoneria, P3, P4, Luigi Bisignani, oltre a dossier sui casi Boffo e Orlandi, manuali d’intelligence su pedinamenti e intercettazioni. Gabriele riferì al segretario papale don Georg le informazioni riservate che aveva raccolto sull’allontanamento del cappellano della Gendarmeria, don Giulio Viviani.
Spiega l’ex maggiordomo:«Lì ho cominciato a sentire il peso di queste confidenze». Ieri Gabriele, rispondendo alle domande del suo difensore Cristiana Arru ha riferito di essere stato rinchiuso 20 giorni in una piccola cella: «Non potevo neanche allargare le braccia». Con la luce accesa 24 ore su 24. «Non c’era interruttore e ciò mi ha causato un abbassamento della vista». All’imputato è stato domandato se avesse subito pressioni. «La prima notte sì - ha risposto - mi è stato anche negato il cuscino».
«L’impedimento del sonno causato dalla luce è una pratica di tortura, come l’isolamento prolungato- protesta Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone che si batte per i diritti nelle carceri-. Ci sono standard europei sotto ai quali scatta la condanna della Corte dei diritti umani: 7 metri quadrati per detenuto». E i Radicali invocano osservatori internazionali. La luce è rimasta accesa «per evitare eventuali atti autolesionistici dell’imputato e per esigenze di sicurezza», ribatte la Gendarmeria. Lo stesso Gabriele aveva «chiesto che luce rimanesse accesa durante la notte perché la riteneva di compagnia». Gli «è stata fornita una mascherina notturna che consentiva il più completo oscuramento». Perciò l’ex maggiordomo è «passibile di controdenuncia per accuse infondate: il Vaticano aderisce alla convenzione sulla Tortura e rispetta le convenzioni internazionali». La detenzione è stata «molto umana», garantisce il portavoce vaticano padre Federico Lombardi: «Sono stati presi 39 provvedimenti in favore di una sua buona condizione, gli è stata assicurata l’assistenza medica, spirituale, ha ricevuto visite della famiglia e degli avvocati, ora i magistrati accerteranno i fatti».
Un’esposizione continua alla luce «altera il ciclo sonno-veglia, impedisce la concentrazione, provoca insonnia cronica e danni seri», elenca il neurologo Fabio Cirignotta dell’università di Bologna. «Paoletto», insomma, rovescia il tavolo. In commedia recita da vittima, non più da colpevole, commentano in Curia dove nessuno lo ritiene un «capro espiatorio».

© Copyright La Stampa, 3 ottobre 2012

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