venerdì 5 ottobre 2012

Domani la sentenza del processo a Gabriele, molti punti restano oscuri (Izzo)

VATICANO: DOMANI SENTENZA GABRIELE, MOLTI PUNTI RESTANO OSCURI 

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 5 ott. 


Domani il presidente del Tribunale Vaticano Giuseppe Dalla Torre pronuncera' la sentenza al primo processo su Vatileaks che vede un unico imputato: Paolo Gabriele, il maggiordomo infedele di Benedetto XVI. Di processo pero' ce ne sara' presto un altro, al tecnico informatico Claudio Sciarpelletti, la cui posizione e' stata stralciata, e c'e' un'inchiesta che continua per i reati piu' gravi, come l'attentato alla sicurezza dello Stato. Sembra scontata una condanna mite (fino a 4 anni, come ha detto il pm d'appello Giovanni Giacobbe, mentre a detta del giudice a latere Paolo Pellanti con tutte le aggravanti si potrebbe arrivare ad 8 anni) per Paolo Gabriele, reo confesso di aver sottratto documenti riservati dall'Appartamento Pontificio. Come e' noto nella perquisizione del 23 maggio sono stati trovati a casa sua anche un assegno di 100mila euro intestato al Papa, una pepita d'oro e un libro del '500 che vale altre migliaia di euro e nel processo e' emerso che proprio lui aveva l'incarico di consegnare i doni portati al Pontefice nelle udienze. L'accusa per cui rischia il carcere e' dunque quella di furto aggravato. Dalla linea difensiva del maggiordomo si e' dissociato prima del dibattimento l'avvocato rotale Carlo Fusco, che ha rinunciato al mandato; l'altro legale, l'avvocatessa Cristiana Arru', in buona sostanza ha cercato di mettere sotto accusa la Gendarmeria Vaticana, sia lamentando condizioni di carcerazione non umane per il suo assistito (e' stato aperto un fascicolo d'inchiesta per questo, ma lo stesso Gabriele ha annuito quando gli e' stato fatto notare che aveva invece ringraziato i suoi custodi per la loro umanita') sia insinuando che la perquisizione avesse risvolti poco trasparenti (sostiene che sono stati sequestrati piu' documenti di quanti potevano contenerne i due armadi).  Il processo - che per il suo andamento certo non sempre favorevole alle istituzioni vaticane difficilmente si potrebbe sospettare sia stato "pilotato" - non ha chiarito alla fine se ci fossero mandanti e complici: bisognera' forse aspettare gli altri tronconi. E lascia l'amaro in bocca perche' alcuni nomi sono stati fatti ma non si e' capito quale ruolo potessero avere e non hanno potuto rispondere alle dichiarazioni - spesso farneticanti - di Gabriele. Il primo nome tirato in ballo e' stato quello del sacerdote Carlo Maria Polvani della Segreteria di Stato, chiamato come testimone da Sciarpelletti ma non ascoltato per via della decisione di stralciare la posizione del tecnico informatico. Ancora peggio e' andata al vescovo di Carpi Francesco Cavina, ex officiale vaticano, agli autorevoli cardinali Paolo Sardi e Angelo Comastri e alla storica governante di Joseph Ratzinger, Ingrid Stampa, tutti citati nell'ambito di un ragionamento sulla "suggestione" che Gabriele dice di aver subito dall'ambiente del Vaticano. Il maggiordomo ha fatto poi altri tre nomi che non sono pero' stati ben identificati nel dibattimento: il signor Mauriello (in Vaticano due dipendenti hanno questo cognome), Lucio Catano (indicato come persona anche lui autorevole, "pensavo fosse un magistrato", ha detto Gabriele) e infine il suo confessore, tale "padre Giovanni" di cui e' stato taciuto il cognome benche' sembrerebbe perseguibile per il reato di ricettazione avendo ricevuto - secondo quanto afferma il maggiordomo - copia delle stesse carte fornite al giornalista Gianluigi Nuzzi e da questi pubblicate nel libro "Sua Santita'". Infine, Gabriele ha accennato ad "altri due laici" ma non gli e' stato chiesto di indicarne i nomi. Altri punti oscuri sono stati rilevati dal Blog degli "Amici di Papa Ratzinger" che ha dato voce in questi mesi all'indignazione di molti per i torti subiti dal Pontefice nella vicenda Vatileaks (basti pensare al fatto che nella perquisizione sono stati ritrovati documenti definiti dagli inquirenti di "totale privacy" del Papa, e cioe' presumibilmente referti medici). "Innanzitutto - elenca il post - Gabriele e' caduto in tutta una serie di contraddizioni e, stando alle ricostruzioni fornite dal pool ammesso in aula, nessuno gliele ha fatte notare a dovere almeno sotto interrogatorio". Per esempio, si legge, "Gabriele afferma di avere contattato Nuzzi tramite mail ma non e' questo che c'e' scritto nel libro del giornalista". In effetti a pagina 17 di "Sua Santita'" Nuzzi afferma che il primo contatto con il corvo avvenne grazie ad un suo (di Nuzzi) amico, "un professionista lontano dal Vaticano e dai Palazzi di Giustizia". Il primo incontro fra i due avvenne nella primavera del 2011. Chi dice la verita'? Gabriele che parla di mail o Nuzzi che parla di contatti personali?" Altro elemento di discussione i tempi. "Il 'corvo' - rileva il blog degli Amici di Papa Ratzinger - inizia a gracchiare nel 2011. Perche'? Solo allora il sacro fuoco della pulizia si fa strada in lui? Solo allora il "corvo" capisce che occorre assolutamente ed urgentemente aiutare il Santo Padre nella sua opera di pulizia? Se il corvo ed i suoi suggestionatori o complici avessero davvero voluto aiutare Benedetto XVI avrebbero agito un anno prima, nel 2010, quando davvero il Papa aveva bisogno di sostegno per continuare il suo impegno, soprattutto contro i preti pedofili. Perche' Nuzzi non e' stato contattato prima?". In sostanza, per gli Amici di Papa Ratzinger c'e' una contraddizione nelle date. "Perche' attivarsi nel 2011 e non prima? Che cosa o chi ha suggerito a Gabriele di attivarsi nella primavera del 2011? A questa domanda non e' stata data - rileva il blog - alcuna risposta". Infine "la contraddizione" che il post definisce "piu' clamorosa". Gabriele ha affermato, in aula, che il momento clou della raccolta dei documenti e' iniziato nel 2010. Peccato che monsignor Georg Gaenswein, chiamato a deporre, abbia detto qualcosa di ben diverso. Ha infatti dichiarato di avere personalmente visto, fra i documenti sequestrati a Gabriele, materiale risalente ad anni precedenti il 2010. C'erano persino carte del 2006, l'anno in cui l'imputato ha iniziato a lavorare come assistente di camera. "Ed e' qui - conclude la nota - che cascano tutte le ricostruzioni fantasiose che dipingono Gabriele come l'eroe romantico, senza macchia e senza paura, preoccupato solo di aiutare il Papa nella sua opera di pulizia". Insomma, non c'e' stato alcun "crescendo di indignazione" che ha poi portato Gabriele a contattare Nuzzi. Appena ha preso servizio, egli ha iniziato a raccogliere documenti. "Perche'? Qualcuno gli ha chiesto la ragione di un simile comportamento? Se una persona inizia subito a tradire la fiducia del Pontefice, evidentemente, deve essere stato "suggestionato" immediatamente. Da chi? Perche'? Chi l'ha raccomandato per quel posto cosi' delicato? Ha forse insistito? E perche'?", sono queste le domande che, chiedono gli Amici di Papa Ratzinger, "dovrebbero avere una risposta".

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