sabato 6 ottobre 2012

Che ne sarà di Gabriele dopo la sentenza e l'eventuale grazia del Papa? (Tornielli)


Vatileaks, un bivio dopo il verdetto

ANDREA TORNIELLI

La sentenza di condanna nei confronti di Paolo Gabriele, l’ex aiutante di camera di Benedetto XVI reo confesso di aver trafugato dalla segreteria papale carte e documenti riservati finiti nel libro «Sua Santità» di Gianluigi Nuzzi, è attesa per la fine mattinata di oggi. Ratzinger ha già deciso di concedere la grazia papale al maggiordomo, che dunque non dovrà scontare alcuna pena per il reato di furto aggravato, anche se non è ancora detto che il provvedimento di clemenza venga annunciato alla fine del rapidissimo processo conclusosi Oltretevere in appena quattro udienze. Gabriele, oltre a dover ancora testimoniare al processo per favoreggiamento contro il tecnico informatico della Segreteria di Stato Claudio Sciarpelletti (processo che sembra avere un fondamento piuttosto labile), rimane formalmente indagato dalla magistratura vaticana per reati ben più gravi del furto, come ad esempio la violazione di segreti di Stato e l’attentato alla sicurezza dello Stato. Se la grazia papale arriverà immediatamente, appare alquanto difficile ipotizzare un ulteriore processo che veda «Paoletto» di nuovo alla sbarra e a favore delle telecamere. È possibile dunque che il Vaticano sia intenzionato a chiudere la vicenda vatileaks con la sentenza odierna, senza ulteriori seguiti, se non il rapido stralcio del processo a Sciarpelletti. 
 Ma la sentenza e anche la grazia papale, di per sé non bastano per chiudere la partita. Che ne sarà, infatti, di Paolo Gabriele? In teoria il maggiordomo, se riconosciuto colpevole – e questo viene dato per scontato, vista la sua ammissione e i documenti ritrovati nella sua abitazione – dovrebbe essere dimesso dal Vaticano e dunque non avere più un lavoro al di là del Tevere. È facile però immaginare, in questo caso, quanta e quale sarebbe la pressione mediatica su di lui, quanti inviti riceverebbe nei talk show, quante le richieste di interviste per raccontare la sua verità sui vatileaks, quante le offerte degli editori per pubblicare le sue memorie sugli anni vissuti accanto al Papa. Un’altra possibilità è che Gabriele rimanga cittadino vaticano, e gli sia offerto un modesto impiego Oltretevere, in cambio del suo impegno a mantenere un profilo basso e a non accettare interviste. Anche in questo caso, però, non mancherebbero i problemi, dato che l’ex aiutante di camera rimarrebbe di fatto nell’ambiente dove vatileaks è nato. 
 Sembrano per il momento destinate a rimanere senza un’esauriente e definitiva risposta alcune domande relative all’intera vicenda: quale ruolo abbiano avuto alcune delle alte personalità con cui Gabriele era in contatto, perché l’ex maggiordomo abbia deciso di svolgere attività di intelligence denunciando situazioni poco trasparenti delle quali era venuto a conoscenza, come abbia potuto fotocopiare così tanti documenti in orario d’ufficio all’interno dell’appartamento pontificio. Irrisolte rimangono anche le tensioni nell’entourage tedesco di Benedetto XVI, denunciate dal quotidiano «Die Welt», come pure qualche malumore interno sulla Gendarmeria vaticana.

© Copyright La Stampa, 6 ottobre 2012 consultabile online anche qui.

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