venerdì 26 ottobre 2012

All'Onu il dramma dei cristiani. Intervento del metropolita ortodosso russo Hilarion (O.R.)

Intervento del metropolita ortodosso russo Hilarion

All'Onu il dramma dei cristiani


New York, 25. La speranza che un'autorevole istituzione come l'Organizzazione delle Nazioni Unite presti la dovuta attenzione al problema della persecuzione dei cristiani nel mondo moderno, alzi la sua voce in difesa dei perseguitati e aiuti la comunità internazionale a creare un meccanismo efficace per opporsi alla discriminazione per motivi religiosi: si è concluso con quest'auspicio il discorso del metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento per le relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, intervenuto martedì scorso davanti alla sessione del terzo comitato delle Nazioni Unite. L'opposizione alla discriminazione contro i cristiani nel mondo deve servire «come contributo allo sviluppo del concetto di diritti umani», ha detto il rappresentante della Chiesa ortodossa russa, il quale ha ricordato che uno dei compiti principali delle istituzioni internazionali, come l'Onu, è la tutela dei diritti umani nelle varie regioni del mondo. «La libertà di religione è un diritto umano fondamentale -- ha sottolineato -- e la nostra Chiesa si è sempre espressa contro ogni forma di discriminazione, persecuzione e violenza per motivi religiosi».

Hilarion si è detto preoccupato per le numerose violazioni della libertà religiosa e per le manifestazioni di violenza contro i rappresentanti delle diverse comunità religiose e di interi gruppi etnico-religiosi. «Vorrei prestare particolare attenzione al problema della discriminazione dei cristiani, attualmente il gruppo religioso più perseguitato del pianeta. Ogni cinque minuti un cristiano viene ucciso per la sua fede», ha ricordato il metropolita, e sono più di cento milioni i cristiani perseguitati oggi nel mondo. «Queste cifre devono costringere la comunità internazionale non solo a discutere il problema della discriminazione contro i cristiani ma anche a prendere misure decisive per la loro difesa», ha aggiunto. Il metropolita ortodosso ha poi parlato della situazione attuale nel Vicino Oriente e in alcuni Paesi dell'Asia e dell'Africa che «stanno subendo processi drammatici causati da rivoluzioni, conflitti armati, scontri politici e conflitti di interesse economico. Profonde trasformazioni sociali stanno portando allo sconvolgimento dell'equilibrio interreligioso stabilito secoli fa, che ha consentito alle diverse comunità confessionali e ai rappresentanti di maggioranze e di minoranze religiose di convivere pacificamente tra loro». La radicalizzazione di una parte della maggioranza religiosa -- ha spiegato Hilarion -- provoca modifiche del clima sociale, soprattutto quando le forze radicali prendono il controllo del governo e hanno l'opportunità di cambiare le leggi. Uno dei risultati è il rapido deterioramento della situazione delle minoranze religiose, dei cristiani in primo luogo, in Paesi nei quali hanno vissuto per secoli e che essi considerano la loro patria.
«Il mio dovere di rappresentante del Patriarcato di Mosca è quello di alzare la voce davanti a questa assemblea in difesa dei miei fratelli cristiani», ha affermato Hilarion, che ha quindi passato in rassegna le situazioni più drammatiche: dalla Siria («l'anno scorso i cristiani rappresentavano il 10 per cento della popolazione, oggi decine di migliaia di essi sono vittime di intolleranza religiosa, le loro chiese e santuari sono stati distrutti e non meno di 50.000 cristiani sono dovuti fuggire dalla città di Homs») all'Egitto («la popolazione cristiana, di circa 8 milioni di persone, si trova ad affrontare l'esodo di massa dei copti a causa delle persecuzioni sistematiche per motivi religiosi»), dalla Libia all'Iraq (altre nazioni dove migliaia di cristiani sono stati costretti ad abbandonare le loro case), dal Pakistan al Sudan, all'Algeria, nazioni dove «i cristiani sono privi di tutela giuridica dalla violenza e sono perseguitati in base alle leggi locali». Particolarmente duro l'intervento del metropolita nei confronti del Pakistan, Paese in cui «i cristiani sono sottoposti alle rappresaglie più gravi e subiscono una sottile umiliazione», a causa «dell'inerzia delle autorità e all'impunità dei criminali». Hilarion ha proposto centri permanenti per la raccolta e lo studio dei dati in materia di discriminazione per motivi religiosi nelle diverse regioni del mondo, sollecitando l'Onu a inserire più spesso l'esame del fenomeno tra i suoi ordini del giorno.

(©L'Osservatore Romano 26 ottobre 2012)

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