sabato 13 ottobre 2012

A cinquant’anni dal Concilio Vaticano II (Chirri)



A cinquant’anni dal Concilio Vaticano

Giovanna Chirri

Città del Vaticano 

Sono passati 50 anni, ma come allora sono evidenti il «vuoto» e il «deserto» di un mondo senza Dio. Erano noti allora, durante la guerra fredda e il mondo diviso in blocchi, e sono noti oggi, in piena globalizzazione. Per questo il Papa, - aprendo solennemente l’Anno della fede con 400 tra cardinali, vescovi e padri conciliari, - presenti anche il primate anglicano Rowan Williams e il patriarca di Costantinopoli Bartolomeo I - invita a recuperare «anelito», «tensione» e «lettera» del Concilio ecumenico Vaticano II. Il Concilio che, ricorda non senza emozione, «alcuni di noi qui presenti, che saluto con particolare affetto, hanno avuto la grazia di vivere in prima persona».
E proprio all’altare, accanto a Joseph Ratzinger c’è Roger Etchegaray, tra i celebranti ci sono Luigi Bettazzi e Georges Cottier, sono presenti inoltre altri 13 padri conciliari sui circa 70 ancora viventi. Giovani allora, oggi anzianissimi, testimoni e memoria di un pezzo di storia. Testimoniamo all’uomo contemporaneo, esorta Benedetto XVI, che una vita nuova in Dio è possibile, facciamoci pellegrini «nei deserti dell’uomo contemporaneo», «giacchè il viaggio è metafora della vita e il sapiente viaggiatore è colui che ha appreso l’arte di vivere e la può condividere con i fratelli». La messa, - con letture anche in greco e preghiere nelle lingue del mondo, compresi arabo e cinese, - si snoda tra solennità e simboli, non senza momenti di festosa confusione.
Il Papa arriva in papamobile e fa un giro tra la folla che lo saluta gioiosa. L’Evangeliario è lo stesso che stava accanto a Roncalli e Montini durante le assise ecumeniche, dal ‘62 al ‘65. Una processione di casule multicolori, con il verde come tinta dominante che spicca sotto il porpora delle berrette cardinalizie, o con il viola delle mantelline episcopali, si muove nell’emiciclo berniniano.
Il Papa abbraccia il patriarca Bartolomeo e il primate della Chiesa d’Inghilterra, i capi degli ortodossi e degli anglicani, cioè delle chiese in cammino con quella cattolica verso l’unità auspicata, che le speranze conciliari credevano più facile del previsto. Bartolomeo legge un messaggio, parla del Concilio come «pietra miliare» per tutti i cristiani. Il primate anglicano ricorda il contributo dato dalle assise cattoliche del Novecento alla diffusione del Vangelo. All’omelia Benedetto XVI affida un ulteriore tassello della sua riflessione sul Concilio: ricchezza per la Chiesa, se visto senza «nostalgie anacronistiche» e senza «corse in avanti», se rivissuto nello slancio verso l’uomo contemporaneo, per condurlo a Dio, alla pienezza di una vita di senso. Con un invito a non cedere alla «mentalità dominante» come accadde a volte nel dopoconcilio, con il rischio di perdere il «deposito della fede». Del Concilio invece, sottolinea Benedetto XVI, alla Chiesa anche oggi serve «l’anelito» e la passione ad annunciare la fede, come era chiaro a papa Roncalli e papa Montini, e come vissero i padri conciliari.
Al termine della messa il Papa consegna personalmente ad alcuni rappresentanti delle diverse categorie a cui erano indirizzati i Messaggi del Concilio Vaticano II all’umanità, e il catechismo della Chiesa cattolica. Il messaggio ai governanti va tra gli altri all’ambasciatore di Cipro presso la Santa Sede, quello agli artisti viene ricevuto dal regista Ermanno Olmi, quello agli operatori delle comunicazioni sociali da Valentina Alazraki leggendaria vaticanista e corrispondente della Tv messicana Televisa, il segretario della Cisl Raffaele Bonanni prende il messaggio ai lavoratori. Strette di mano e scambi di battute tra il Papa e donne e uomini che ricevono il messaggio ai poveri, alle donne, agli scienziati, ai giovani. La messa finisce con un giro in papamobile.

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