domenica 9 settembre 2012

Testimonianza più che militanza. Lettera pastorale del cardinale Angelo Scola alla Chiesa ambrosiana (O.R.)

Lettera pastorale del cardinale Angelo Scola alla Chiesa ambrosiana

Testimonianza più che militanza


Milano, 8. «Nell'Anno della fede le nostre comunità dovranno concentrarsi sull'essenziale: il rapporto con Gesù che consente l'accesso alla comunione trinitaria e rende partecipi alla vita divina»: lo sottolinea il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola, nella lettera pastorale presentata oggi alla Chiesa ambrosiana con la quale si offrono gli orientamenti per il 2012-2013, periodo che coincide con lo speciale Anno della fede, indetto da Papa Benedetto XVI (11 ottobre 2012-24 novembre 2013). Nella lettera, dal titolo Alla scoperta del Dio vicino -- disponibile nelle librerie da oggi e realizzata anche in formato e-book -- vengono indicati, in particolare, quattro ambiti pastorali che richiedono, proprio a partire dalla riscoperta di un fede autentica in Cristo e dalla condivisione con gli altri, una particolare cura pastorale: la famiglia, i giovani, i ministri ordinati e i consacrati e l'ambito della odierna società plurale. «Come ogni profonda relazione amorosa il dono della fede -- si legge nel testo -- chiede i linguaggi della gratitudine piuttosto che quelli del puro dovere, decisione di dedicare tempo alla conoscenza e alla contemplazione più che proliferazione di iniziative, silenzio più che moltiplicazione di parole, l'irresistibile comunicazione di un'esperienza di pienezza che contagia la società più che l'affannosa ricerca del consenso. In una parola: testimonianza più che militanza».

Richiamando in particolare la lettera apostolica Porta fidei, il cardinale osserva che il tema della fede, che rischia di essere spesso confinato alla sfera privata delle persone, si presenta invece come centrale nella vita dei singoli e delle stesse comunità cristiane. «La fede cristiana -- ricorda il porporato -- è generata e alimentata dall'incontro con Gesù, verità vivente e personale: è risposta alla persuasiva bellezza del mistero più che esito di una ricerca inquieta, è fiducia nutrita dall'incontro con il Signore più che una scelta causata dalla sfiducia nelle risorse umane e da uno smarrimento che non trova altra via di uscita». Il cardinale spiega che «per vivere adeguatamente l'Anno della fede dobbiamo quindi avere l'umiltà di rimetterci alla scuola di Gesù e di domandarci che cos'è la fede. In quest'ottica siamo invitati da Porta fidei a riprendere gli insegnamenti del Vaticano II e del Catechismo della Chiesa cattolica». La porta della fede si apre sulla nascita di Gesù a Betlemme che «irradia la gloria di Dio nella storia umana, anche in quella oscura e stentata dei pastori che vegliano il gregge nella notte. Il Dio vicino avvolge di luce la vicenda di ogni donna e di ogni uomo che si lascia raggiungere dall'annuncio della gioia. E credendo si mette in cammino». Il cardinale auspica pertanto: «Vorrei che tutti i battezzati, tutti i catecumeni, tutti gli uomini e le donne che vivono nella diocesi ambrosiana fossero disponibili a questa esperienza di incontro e di trasfigurazione: con la stessa semplicità con cui i pastori di Betlemme camminarono nella notte possiamo tutti sperare che la gloria del Signore vicino ci avvolga di luce».
Nella lettera si passa quindi a indicare i quattro ambiti pastorali di speciale cura, a partire dalla famiglia. L'Anno della fede «si presenta come una straordinaria occasione di grazia per tutte le famiglie chiamate a intensificare o a ritrovare la via della preghiera che invoca: “Credo; aiuta la nostra incredulità” (Marco, 9, 24)» e il «coinvolgimento dei genitori negli itinerari di iniziazione cristiana che si stanno definendo nelle parrocchie della diocesi è un dovere che si rileva prezioso». Il porporato richiama anche le difficoltà delle famiglie colpite dalle divisioni e, in particolare, rivolgendosi ai divorziati risposati ricorda loro che «nonostante la loro situazione continuano ad appartenere alla Chiesa che li segue con speciale attenzione, nel desiderio che coltivino, per quanto possibile, uno stile cristiano di vita».
E come accade alle famiglie, anche i giovani che «nel cammino della fede incontrano la prova e la tentazione», sono invitati a riscoprire una fede autentica. «La storia della Chiesa, anche contemporanea -- viene ricordato -- documenta a piene mani che la giovinezza può essere avvolta di luce dalla gloria del Dio vicino, se diventa sequela di Gesù». I ministri ordinati e i consacrati e consacrate sono poi esortati a cogliere l'Anno della fede come «occasione per rinnovare la grazia del sacramento dell'ordine e della propria consacrazione» e a crescere nella fede con il richiamo «a rimanere in Gesù, come il tralcio che rimane unito alla vite per portare molto frutto (Giovanni, 15, 4-5). Infine, nell'ambito della «società plurale» i cristiani «presenti nella storia come l'anima del mondo, sentono la responsabilità di proporre la vita buona del Vangelo in tutti gli ambiti dell'umana esistenza. Non pretendono una egemonia e non possono sottrarsi al dovere della testimonianza». I cristiani, quindi, «non si devono sottrarre al dovere di proporre la loro esperienza e la loro visione sulle grandi questioni che il nostro tempo è chiamato ad affrontare». Anche l'anniversario dell'editto di Costantino del 313 «sarà l'occasione non solo per riprendere il tema della libertà religiosa» ma pure «una riflessione sulla rilevanza pubblica della religione».
La lettera offre, inoltre, in conclusione, una serie di proposte concrete per esprimere «la plurimorfità nell'unità» della Chiesa ambrosiana. «Nella programmazione delle iniziative nelle parrocchie e nelle comunità», si puntualizza «ciò che è comune deve prevalere su ciò che è particolare, perché sia visibile la comunione nella pluriformità». Tra le proposte figurano anche un evento ecumenico; un incontro con gli ebrei espressivo delle comuni radici e un altro con esponenti di altre religioni; una scuola della fede per i giovani e l'attuazione della seconda fase del fondo famiglia-lavoro.

(©L'Osservatore Romano 9 settembre 2012)



La consegna durante la messa in duomo

Milano, 8. «Con grande fiducia indirizzo la lettera pastorale a tutti i battezzati, alle comunità cristiane della diocesi e a quanti, anche non credenti, vorranno accoglierla. 

Auspico che possa orientare la vita e le attività di questo anno di grazia». Con queste parole il cardinale arcivescovo di Milano, Angelo Scola si è rivolto, stamani, ai 6.000 fedeli che hanno affollato il Duomo, in occasione della messa presieduta per l'inaugurazione del nuovo anno pastorale 2012-2013. Con l'arcivescovo hanno concelebrato il cardinale Dionigi Tettamanzi, i membri del consiglio episcopale milanese e 400 sacerdoti. La messa nella ricorrenza della Natività della Beata Vergine Maria, patrona della cattedrale, è stata anche l'occasione per salutare e ringraziare il vescovo Carlo Roberto Maria Redaelli, già vicario generale dell'arcidiocesi di Milano, eletto arcivescovo di Gorizia. Inoltre, ventitré giovani seminaristi sono stati ammessi tra i candidati al diaconato e al sacerdozio.


(©L'Osservatore Romano 9 settembre 2012)

1 commento:

Enzo ha detto...

Proprio vero che si sente il bisogno di testimoni!