lunedì 17 settembre 2012

Siria, il Papa chiede alla comunità internazionale e ai Paesi vicini di proporre "soluzioni praticabili" del conflitto (Zanconato)


Siria: da Libano Papa chiede 'soluzioni praticabili'

(di Alberto Zanconato) 

(ANSAmed) - BEIRUT 

In una giornata che ha visto una recrudescenza dei combattimenti e delle violenze contro i civili in Siria, Papa Benedetto XVI ha chiesto ieri alla comunità internazionale e ai Paesi vicini di proporre "soluzioni praticabili" del conflitto. 
Mentre l'Iran, accusato di sostenere militarmente il regime di Damasco nella repressione, ha ammesso la presenza di Pasdaran in Siria e nello stesso Libano, anche se solo con un ruolo di "consulenza". Almeno 113 persone sono morte in tutto il Paese, secondo i Comitati locali di coordinamento (Lcc) dell'opposizione. 
Non solo in scontri tra ribelli e militari lealisti, che hanno avuto una nuova fiammata a Damasco e ad Aleppo, ma in violenze di ogni genere. Compresa una bomba che, secondo gli Lcc e l'Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus), ha ucciso sette persone su un autobus vicino a Kharbat Ghazala, nella provincia meridionale di Daraa. 
Il Papa, concludendo una missione in Libano su cui pesava l'ombra della carneficina siriana ma anche delle violenze in diversi Paesi musulmani seguite alla diffusione di un film anti-islamico, ha rinnovato il suo appello alla pace davanti a 350 mila persone riunite in un caldo soffocante sul lungomare di Beirut per assistere alla Messa. Tra i fedeli, anche cristiani arrivati da Paesi vicini, tra cui l'Iraq.
Come avvenuto nei due giorni precedenti, a salutare il Pontefice e ad accogliere il suo messaggio di pace non sono scesi in piazza o nelle strade solo cristiani, ma anche cittadini islamici di questo Paese che da un anno e mezzo lotta per non essere risucchiato nelle violenze che insanguinano la Siria, il grande vicino che sulle vicende libanesi ha sempre esercitato una forte influenza. La comunità internazionale sembra tuttavia ancora lontana da quelle soluzioni auspicate dal Pontefice. L'inviato speciale dell'Onu, Lakhdar Brahimi, ha lasciato Damasco dopo una missione di quattro giorni durante la quale ha visto il presidente Bashar al Assad, esponenti dell'opposizione tollerata in patria e ha dialogato via Skype con alcuni capi ribelli. Ma ha ammesso di non avere ancora un piano, impegnandosi a metterlo a punto solo dopo consultazioni con i Paesi che hanno interessi in Siria. Tra questi dovrebbe esserci l'Iran, accusato dall'opposizione e dagli Usa di armare il regime e di aiutarlo nella repressione e che ieri per la prima volta ha ammesso la presenza di suoi Guardiani della Rivoluzione. "Forniamo consulenza e siamo onorati di poter fornire questo aiuto", ha affermato il comandante dei Pasdaran, Mohammad Ali Jafari, negando una "presenza militare".
In tutto il Paese, intanto, si è aperto ufficialmente ieri l'anno scolastico per cinque milioni di studenti, ma in molte città, compresa Aleppo, le scuole sono rimate chiuse a causa delle violenze.

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