venerdì 14 settembre 2012

Il vicario apostolico di Beirut: il Medio Oriente ha bisogno di pace e di libertà


Il vicario apostolico di Beirut: il Medio Oriente ha bisogno di pace e di libertà 

La situazione in Medio Oriente oggi è davvero difficile. Ma la Chiesa non perde la speranza e il viaggio del Papa la rafforza. E’ quanto afferma il vicario apostolico di Beirut dei Latini, mons. Paul Dahdah, al microfono di Alessandro Gisotti:

R. – Noi speriamo, non dobbiamo mai perdere la speranza. La visita del Papa e l’Esortazione apostolica che sarà firmata non rappresentano certo la bacchetta magica che riesce a trasformare il nero in bianco. E’ una parola, è una voce – come quella di San Giovanni Battista – che grida nel deserto: chi ha orecchie ascolti per vedere poi insieme cosa possiamo mettere in pratica. Il Papa non è né un capo politico, né un capo di Stato superpotente e molto armato per imporre la pace: la pace non si impone, la pace si offre come una grazia. Tocca a noi essere in grado di poter ricevere questa grazia e farla fruttificare attraverso il dialogo, l’apertura, la riconciliazione. 

D. – Nella sua storica visita Giovanni Paolo II disse che il Libano è più di un Paese, è un messaggio. Oggi che messaggio si aspetta il Libano da Benedetto XVI?

R. – Il Papa Giovanni Paolo II ha detto che il Libano è un messaggio, ma non è un messaggio e basta: la sua Costituzione, la sua identità è fatta di un equilibrio di confessioni cristiane e non cristiane e rappresenta quindi un messaggio al mondo che oggi parla di un conflitto di culture. Lei è al corrente di quel celebre libro scritto da un americano dal titolo “Le choc des civilitations”: tanti oggi dicono che sia impossibile che tante religioni vivono insieme, che tante confessioni convivano insieme. Certo, ci sono degli choc, ci sono dei conflitti – questo senz’altro – ma il dialogo è sempre possibile e si può vivere insieme, basta che ognuno rispetti l’altro. Tutti noi sappiamo che la nostra libertà finisce dove comincia la libertà degli altri: noi non possiamo avere tutto in nome della maggioranza e questo sia a livello di popoli, sia a livello di religione o di confessione. Il messaggio di questa visita del Papa e la sua Esortazione apostolica confermano le parole di Giovanni Paolo II: se quell’Esortazione è stata un messaggio per il mondo e il Libano, il Medio Oriente dovrebbe ora essere un messaggio anche per l’Occidente, sia per il vecchio continente che per il nuovo, sia anche per l’Africa dove ci sono tanti conflitti, così come in Asia. Deve far capire a tutti che possiamo vivere insieme in pace, con rispetto e con dignità.

D. – La visita del Papa può aiutare a rafforzare la libertà religiosa e il dialogo fra cristiani e musulmani in Libano, ma in realtà in tutta la regione?

R. – Certo è che il Papa, in tutti i suoi appelli e in tutti i suoi discorsi, fa appello alla libertà: una libertà equilibrata, basata sul rispetto e sulla dignità, dovrebbe essere accettata da tutti. Se non c’è libertà, non possiamo vivere insieme! Non possiamo lasciare che la minoranza sia vittima della maggioranza e che la maggioranza pretenda di avere tutti i diritti, dando soltanto quello che ritiene opportuno dare alla minoranza. Adesso si parlerà certo di libertà e prima ancora della necessità dei diritti fondamentali dell’uomo e tra questi diritti c’è la libertà. Forse non tutti i gruppi lo accetteranno, ma molti invece sì, perché il bisogno profondo di questo Medio Oriente è la pace e la pace senza una libertà condivisa non possiamo averla e non la troveremo mai!

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