lunedì 27 agosto 2012

La riflessione del Papa all'Angelus ha offerto uno spunto di grande interesse non solo sul piano teologico ma anche dal punto di vista storico (Acali)

«Giuda voleva un Messia vincente
 Rimase con Gesù per vendicarsi»

di Andrea Acali

La riflessione di Benedetto XVI all'Angelus recitato ieri nella residenza di Castel Gandolfo ha offerto uno spunto di grande interesse non solo sul piano teologico ma anche dal punto di vista storico.

Il Papa ha seguito il filo del discorso offerto dal vangelo delle domeniche di agosto, il capitolo 6 di Giovanni, che dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci sposta lo scenario nella sinagoga di Cafarnao.
Le parole di Gesù sono quanto mai chiare nell'annunciare l'Eucarestia e questo, alla fine, provoca lo scandalo e l'incomprensione di molti discepoli «che da quel momento tornarono indietro e non andavano più con Lui». Il Papa se ne chiede il motivo: «Perché? Perché non credettero alle parole di Gesù che diceva: Io sono il pane vivo disceso dal cielo, chi mangia la mia carne e beve il mio sangue vivrà in eterno». Nessun intento «cannibalesco»: Cristo si riferisce senza possibilità di equivoci alla sua reale presenza nell'Eucarestia ma parla di un cibo spirituale. Parole «veramente inaccettabili, per loro incomprensibili» dice Benedetto XVI «perché le intendevano solo in senso materiale mentre in quelle parole era preannunciato il mistero pasquale di Gesù in cui avrebbe donato se stesso per la salvezza del mondo». Di fronte all'incredulità di molti, gli Apostoli restano con Gesù. Che li provoca: «Volete andarvene anche voi? Come in altri casi - ricorda il Papa - è Pietro a rispondere a nome dei Dodici: Signore, da chi andremo? - anche noi possiamo ripeterlo - Tu hai parole di vita eterna». Ma non per tutti è così. Ieri come oggi.
Il tradimento è in agguato, la falsità un'insidia sempre presente. E Benedetto XVI, forse un po' a sorpresa, ieri ha continuato la sua riflessione nello stile utilizzato per i suoi libri firmati non come Pontefice ma come Joseph Ratzinger.
«Gesù - ha detto dal balcone di Castel Gandolfo - sapeva che anche tra i dodici Apostoli c'era uno che non credeva: Giuda. Anche Giuda avrebbe potuto andarsene, come fecero molti discepoli; anzi, avrebbe forse dovuto andarsene, se fosse stato onesto». Qui è possibile una prima considerazione. Le parole di Gesù non possono essere modificate a piacimento. La Chiesa stessa non ha questo potere. Cristo ha parlato una volta per tutte, in modo chiarissimo. Si può aggiornare il modo di trasmetterle ma il contenuto, la sostanza, non variano. E invece molti, oggi, pretendono che il Magistero si adatti alle esigenze della società, al cambiamento dei tempi, ai costumi mutati.
Questo sarebbe un tradimento intollerabile. I principi evangelici possono risultare duri, difficili da vivere (del resto sulla terra non ci sono santi, solo peccatori) ma proprio questa è la lotta a cui invita Cristo, che ha dato l'esempio per primo e ha fornito gli strumenti per combattere questa «guerra» interiore. Chi non vuole accettare queste condizioni, è libero di andarsene, come fecero tanti discepoli già duemila anni fa. Ma non si può «annacquare» il messaggio di Gesù per i propri comodi. Altrimenti si rischia di fare la fine di Giuda.
«Rimase con Gesù - ha ricordato il Papa - Non per fede, non per amore ma con il segreto proposito di vendicarsi del Maestro. Perché? Perché Giuda si sentiva tradito da Gesù e decise che a sua volta lo avrebbe tradito». È come se il Papa cercasse di capire i motivi umani che hanno spinto Giuda a vendere il Messia in cambio di trenta denari, un prezzo simbolico, quello di uno schiavo. Un'analisi per nulla scontata che fa riferimento al contesto storico in cui è maturata la vicenda terrena di Gesù di Nazareth, «perfetto Dio e perfetto Uomo».
«Giuda - ha aggiunto Benedetto XVI - era uno zelota, e voleva un Messia vincente, che guidasse una rivolta contro i Romani. Gesù aveva deluso queste attese». Già nell'Angelus di domenica scorsa il Pontefice aveva ricordato che «la gente capì che Gesù non era un Messia come lo volevano, che aspirasse ad un trono terreno. Gesù non cercava consensi per conquistare Gerusalemme; anzi, alla Città santa voleva andarci per condividere la sorte dei profeti: dare la vita per Dio e per il popolo». E anche nell'udienza generale del 18 ottobre 2006 aveva elencato diverse ipotesi per spiegare il tradimento di Giuda, tra le quali, appunto, quella messianica della delusione per la mancata rivolta politico-militare per la liberazione della Palestina dal dominio di Roma, che considerava gli zeloti alla stregua di terroristi e criminali comuni. Ora il Papa giunge ad una conclusione coerente con queste premesse. Giuda, come tanti altri uomini dell'epoca, aveva sperato che Gesù fosse giunto a riscattare gli ebrei dalla dominazione straniera. Non era così, Cristo riscatta dalla dominazione del peccato, del demonio e della morte. Ma Giuda, oltre a non comprendere questo messaggio, fa una scelta. Era libero, come ogni uomo, di scegliere il bene o il male. Non era un burattino in un disegno preordinato. Poteva andarsene. Oppure cercare di capire il vero senso delle parole di Gesù. Del resto, anche un altro Apostolo apparteneva (a almeno era appartenuto) a quel movimento politico rivoluzionario, Simone, detto appunto lo Zelota.
E invece, ha ricordato il Papa, «il problema è che Giuda non se ne andò, e la sua colpa più grave fu la falsità, che è il marchio del diavolo. Per questo Gesù disse ai Dodici: Uno di voi è un diavolo!». Anche gli altri Apostoli non brillavano certo per intelligenza o coraggio. Al momento della Passione, tranne Giovanni, abbandonano tutti Gesù. Ma, a differenza di Giuda, il loro amore era sincero. Spavaldo, magari, al limite della temerarietà. Ma sincero. Il Papa ha concluso il suo discorso di ieri invitando a pregare la Madonna perché «ci aiuti ad essere sempre sinceri con Gesù e con tutti».
Chissà se nella mente di Benedetto XVI è balenato un riferimento a quanti gli sono vicini, a quanti collaborano con lui, dopo la bufera che ha investito negli ultimi mesi i Sacri Palazzi. Anche lui non può non sentirsi tradito dai comportamenti infedeli di persone a lui vicine. Più volte, nelle scorse settimane, il Papa ha manifestato il suo dolore per le vicende del cosiddetto Vatileaks.
Ora, nella quiete di Castel Gandolfo, sembra che le acque si stiano lentamente calmando. Ma, c'è da scommetterci, ipocriti e traditori restano in agguato.

© Copyright Il Tempo, 27 agosto 2012 consultabile online anche qui.

3 commenti:

laura ha detto...

Angelus stupendo, ccomento bello e articolato. Papa Benedetto è sempre più straordinario

Unknown ha detto...

Hai ragione Laura!

Andrea ha detto...

" Nessun intento «cannibalesco»: Cristo si riferisce senza possibilità di equivoci alla sua reale presenza nell'Eucarestia ma parla di un cibo spirituale ".

Ecco che anche il giornalista di oggi non accetta le parole del Signore. Quale sarebbe questo "cibo spirituale"?
È proprio il cibarsi della Carne e del sangue di Cristo (che però non "Si trasforma in noi", bensì "ci trasforma in Lui") che ci dà la Vita Eterna