mercoledì 8 agosto 2012

La preghiera e il servizio a Dio e alla Chiesa nell'esempio di san Domenico nella catechesi del Papa (Sir)


Come passi di un cammino

La preghiera e il servizio a Dio e alla Chiesa nell'esempio di san Domenico

L’importanza della "preghiera perseverante", accompagnata da "un’attività zelante al servizio del Signore e della sua Chiesa", è stata al centro oggi della seconda Udienza estiva di Benedetto XVI da Castel Gandolfo, dopo la pausa nel mese di luglio. Tanti i fedeli giunti da tutto il mondo. Tra gli altri, anche dei pellegrini di lingua ceca giunti in bicicletta.

Vita di preghiera. "Oggi la Chiesa celebra la memoria di san Domenico di Guzman, sacerdote e fondatore dell’Ordine dei Frati Predicatori, detti Domenicani", ha ricordato il Papa, il quale avendo già illustrato, in una precedente catechesi, "questa insigne figura e il fondamentale contributo che ha apportato al rinnovamento della Chiesa del suo tempo", oggi, ne ha messo in luce "un aspetto essenziale della spiritualità: la sua vita di preghiera". "San Domenico - ha chiarito il Pontefice - fu un uomo di preghiera. Innamorato di Dio, non ebbe altra aspirazione che la salvezza delle anime, in particolare di quelle cadute nelle reti dell’eresia del suo tempo; imitatore di Cristo, incarnò radicalmente i tre consigli evangelici unendo alla proclamazione della Parola una testimonianza di vita povera; sotto la guida dello Spirito Santo, progredì sulla via della perfezione cristiana. In ogni momento, la preghiera fu la forza che rinnovò e rese sempre più feconde le sue opere apostoliche". 

Integrazione armoniosa. Il Santo Padre ha ricordato quanto scriveva il beato Giordano di Sassonia, suo successore alla guida dell'Ordine: "Durante il giorno, nessuno più di lui si mostrava socievole... Viceversa di notte, nessuno era più di lui assiduo nel vegliare in preghiera. Il giorno lo dedicava al prossimo, ma la notte la dava a Dio". In san Domenico "possiamo vedere un esempio di integrazione armoniosa tra contemplazione dei misteri divini e attività apostolica". Secondo le testimonianze delle persone a lui più vicine, "egli parlava sempre con Dio o di Dio". Tale osservazione indica "la sua comunione profonda con il Signore e, allo stesso tempo, il costante impegno di condurre gli altri a questa comunione. Sebbene non abbia lasciato scritti sulla preghiera, la tradizione domenicana ha raccolto e tramandato la sua esperienza viva in un'opera intitolata: Le nove maniere di pregare di S. Domenico. Composta tra il 1260 e il 1288 da un frate domenicano, essa ci aiuta a capire qualcosa della vita interiore del santo e a imparare qualcosa su come pregare". 

Nove maniere. "Ciascuna di queste nove maniere di pregare, sempre davanti a Gesù Crocifisso, esprime un atteggiamento corporale e spirituale che, intimamente compenetrati, favoriscono il raccoglimento e il fervore - ha spiegato Benedetto XVI -. I primi sette modi seguono una linea ascendente, come passi di un cammino, verso la comunione intima con Dio Trinità: san Domenico prega in piedi inchinato per esprimere l’umiltà, steso a terra per chiedere perdono dei propri peccati, in ginocchio facendo penitenza per partecipare alle sofferenze del Signore, con le braccia aperte fissando il Crocifisso per contemplare il Sommo Amore, con lo sguardo verso il cielo sentendosi attirato nel mondo di Dio". Gli ultimi due modi, invece, "corrispondono a due pratiche di pietà abitualmente vissute dal santo". Innanzitutto "la meditazione personale, dove la preghiera acquista una dimensione ancora più intima, fervorosa e rasserenante. Al termine della recita della Liturgia delle ore, e dopo la celebrazione della Messa, san Domenico prolungava il colloquio con Dio, senza porsi limiti di tempo. Seduto tranquillamente, si raccoglieva in se stesso in atteggiamento di ascolto, leggendo un libro o fissando il Crocifisso". "Viveva così intensamente questi momenti di rapporto con Dio che anche esteriormente si potevano cogliere le sue reazioni di gioia o di pianto - ha aggiunto il Papa -, quindi ha assimilato a sé meditando le realtà della fede. I testimoni raccontano che, a volte, entrava in una sorta di estasi con il volto trasfigurato, ma subito dopo riprendeva umilmente le sue attività quotidiane ricaricato dalla forza che viene dall’Alto". C’era "poi la preghiera durante i viaggi tra un convento e l'altro; recitava le Lodi, l'Ora media, il Vespro con i compagni, e, attraversando le valli o le colline, contemplava la bellezza della creazione. Allora dal suo cuore sgorgava un canto di lode e di ringraziamento a Dio per tanti doni, soprattutto per la più grande meraviglia: la redenzione operata da Cristo". 

Trovare tempo. Per il Pontefice, "san Domenico ci ricorda che all’origine della testimonianza di fede, che ogni cristiano deve dare in famiglia, nel lavoro, nell’impegno sociale, e anche nei momenti di distensione, sta la preghiera, il contatto personale con Dio; solo il rapporto costante con Dio ci dà la forza per vivere intensamente ogni avvenimento, specie i momenti più sofferti". Questo Santo ci ricorda anche "l’importanza degli atteggiamenti esteriori nella nostra preghiera. L’inginocchiarsi, lo stare in piedi davanti al Signore, il fissare lo sguardo sul Crocifisso, il fermarsi e raccogliersi in silenzio, non sono secondari, ma ci aiutano a porci interiormente, con tutta la nostra persona, in relazione con Dio". Di qui il richiamo alla "necessità per la nostra vita spirituale di trovare quotidianamente momenti per pregare con tranquillità, dobbiamo prenderci un tempo soprattutto nelle vacanze; sarà un modo anche per aiutare chi ci sta vicino ad entrare nel raggio luminoso della presenza di Dio, che porta la pace e l’amore di cui abbiamo tutti bisogno".

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