lunedì 13 agosto 2012

Il caso “Vatileaks” a una svolta decisiva (La Discussione)


Il caso“Vatileaks” a una svolta decisiva

Arriva la fine della fase istruttoria, Paolo Gabriele verso il processo. Nuovi dettagli dagli interrogatori 

Il “corvo” verso il processo. Sarà emessa lunedì la sentenza sul proscioglimento o rinvio a giudizio di Paolo Gabriele, l’assistente di camera di Benedetto XVI accusato di aver sottratto diverse carte riservate del Papa. La data per la conclusione dell’istruttoria è slittata di una settimana rispetto alle iniziali previsioni. Difficile pensare a un nuovo rinvio, visto che il 13 agosto è l’ultimo giorno disponibile prima della chiusura per le vacanze estive del Tribunale e della Curia. Il termine della fase istruttoria dovrebbe essere resa nota con un breafing del portavoce vaticano Federico Lombardi. Il ritrado accumulato rispetto alla data prevista è dovuta alla meticolosità impiegata dai magistrati vaticani per finalizzare i documenti. 
Il rinvio a giudizio appare scontato anche per l’avvocato di Gabriele. Sarebbe il primo passo per fare chiarezza sulla documenti sottratti dall’appartamento del pontefice. Il cosiddetto scandalo “Vatileaks” scoppiato a maggio che ha sorpreso il Vaticano e che avuto grandissimo risalto in tutto il mondo. Sono ancora molti gli aspetti da chiarire. Sebbene l’assistente di camera del Pontefice rimanga, formalmente, l’unico indagato del caso “Vatileaks”, più di un elemento, nelle scorse settimane, ha dato corpo all’ipotesi che il problema della fuga di notizie coinvolgesse altre persone. Arrestato il 23 maggio dagli uomini della Gendarmeria vaticana è agli arresti domiciliari dal 21 luglio. 
Durante la lunga detenzione in una cella della Gendarmeria, Gabriele è stato interrogato tre volte dai magistrati vaticani ed è stato ascoltato anche dalla commissione cardinalizia alla quale il Papa ha affidato una parallela, discretissima indagine. Il “maggiordomo” del Papa è stato ascoltato da tre cardinali. Julián Herranz, Jozef Tomko e Salvatore De Giorgi. 
Sulla base delle testimonianze raccolte, gli inquirenti vaticani hanno interrogato una trentina di persone, tra porporati, capi dicastero, funzionari e dipendenti di Curia. Tra di essi, oltre a Gabriele, le “memores domini” che vivono insieme al Papa, l’ex segretario di Ratzinger, Josef Clemens, la sua ex governante Ingrid Stampa e l’ex vice Camerlengo Paolo Sardi, il cardinale che aiutava il Pontefice a stilare i discorsi. Nessuno è stato indagato mentre Gabriele rischia la condanna a una pena fino a 8 anni di reclusione (anche se può sempre intervenire il perdono papale). 
La commissione ha consegnato le conclusioni al Papa in un’udienza a Castel Gandolfo che si è svolta lo scorso 27 luglio. In quell’occasione il Papa ha ricevuto la commissione cardinalizia, i magistrati vaticani, accompagnato (una foto dell’incontro collettivo è stata pubblicata sulla prima pagina dell’Osservatore romano) da monsignore Angelo Becciu, “sostituto” della Segreteria di Stato, monsignore Georg Gaenswein, segretario particolare del Papa, Domenico Giani, comandante della Gendarmeria vaticana, e Greg Burke, consulente per la comunicazione della Segreteria di Stato. 
In Vaticano hanno gestito sapientemente tutta la videnda. È stato mantenuto il massimo riserbo ma allo stesso tempo non c’è stata alcuna intenzione di nascondere le indagini. «Gli eventi degli ultimi giorni, riguardo alla Curia e ai miei collaboratori, hanno portato tristezza nel mio cuore - ha confessato Jospeh Ratzinger nel corso di una udienza generale in Vaticano - Desidero rinnovare la mia fiducia e il mio incoraggiamento ai miei più stretti collaboratori e a tutti coloro che ogni giorno, con lealtà e spirito di sacrificio e in silenzio, mi aiutano nel compimento del mio ministero».

© Copyright La Discussione, 11 agosto 2012

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