lunedì 13 agosto 2012

Gabriele a processo per furto aggravato. La testimonianza dell'imputato e l'inquietante figura del "padre spirituale"


Papa/ Maggiordomo a processo per furto, su ombre altre indagini

Rinviato a giudizio con 'complice', stralciato nodo divulgazione

Città del Vaticano, 13 ago. (TMNews) 

Arrestato il 24 maggio, ai domiciliari dal 21 luglio, il maggiordomo del Papa, Paolo Gabriele, è stato rinviato a giudizio oggi per furto aggravato delle carte riservate della Santa Sede finite, nei mesi scorsi, in una trasmissione televisiva ('Gli intoccabili' di Gianluigi Nuzzi su 'La7'), un giornale (il 'Fatto quotidiano') e, infine, nel bestseller di Nuzzi 'Sua Santità'. 
L'istruttoria condotta dalla magistratura vaticana si conclude con un colpo di scena: se sinora l'assistente di camera di Benedetto XVI era stato presentato come l'unico indagato del caso 'Vatileaks', la Santa Sede ha reso noto, oggi, che c'è una seconda persona rinviata a giudizio, Claudio Sciarpelletti, informatico, dipendente della segreteria di Stato vaticana. 
I magistrati vaticani, poi, hanno spiegato che con la tappa odierna si conclude solo parzialmente l'attività di indagine (relativa al furto delle carte riservate) mentre essa proseguirà, con la possibilità di altri indagati, sulla pista della loro divulgazione.
Il Vaticano ha svelato i dettagli della fine istruttoria in una conferenza stampa che, pur a ridosso di Ferragosto, è stata affollatissima di giornalisti di varie nazionalità. 
La sala stampa vaticana ha pubblicato integralmente tanto la requisitoria del 'promotore di giustizia' (pm) Nicola Picardi quando la sentenza di rinvio a giudizio del giudice istruttore Piero Antonio Bonnet. I nomi delle persone che hanno testimoniato in questi mesi davanti agli inquirenti - con la sola eccezione del segretario personale del Papa, mons. Georg Gaensewin - sono stati sostituiti da lettere dell'alfabeto "per un principio di correttezza e riservatezza", ha spiegato il portavoce vaticano Federico Lombardi. Il processo sarà celebrato dopo il giorno di riapertura del tribunale vaticano a fine pausa estiva, il 20 settembre. Il Papa, che è stato ovviamente informato delle conclusioni a cui sono arrivate le toghe vaticane, è favorevole ad una linea di "trasparenza", ha assicurato il portavoce vaticano.
La vicenda di Paolo Gabriele si arricchisce di alcuni dettagli che sinora erano al più filtrati sulla stampa. Il maggiordomo del Papa sostiene di aver contattato via internet il giornalista Gianluigi Nuzzi, dopo averne apprezzato il precedente bestseller, 'Vaticano spa', e di essere l'anonimo 'corvo' intervistato da Nuzzi nella trasmissione 'Gli intoccabili' (una testimonianza nella quale affermava di aver agito con una "ventina" di complici). Il movente viene illustrato da Gabriele in una delle tre testimonianze rese ai magistrati vaticani e riportata nei documenti pubblicati oggi: Preciso che vedendo male e corruzione dappertutto nella Chiesa, sono arrivato negli ultimi tempi, quelli... della degenerazione, ad un punto di non ritorno, essendomi venuti meno i freni inibitori. Ero sicuro che uno shock, anche mediatico, avrebbe potuto essere salutare per riportare la Chiesa nel suo giusto binario. Inoltre nei miei interessi c'è sempre stato quello per l'intelligence, in qualche modo pensavo che nella Chiesa questo ruolo fosse proprio dello Spirito Santo, di cui mi sentivo in certa maniera un infiltrato". L'assistente di camera del Pontefice - che ha precisato di non aver "ricevuto versamenti in denaro o altri benefici" - spiega che ha agito spinto dalla convinzione che "il Sommo Pontefice non fosse correttamente informato su alcuni fatti" e, da convinto fedele, che "nella Chiesa si dovesse far luce su ogni fatto".
Nella requisitoria si riferisce anche di un drammatico confronto tra Paolo Gabriele e il segretario del Papa, mons. Georg Gaenswein, al momento in cui quest'ultimo, accertato il furto delle carte riservate, ha comunicato a Paolo Gabriele la sospensione 'ad cautelam'. "Lui ha allora detto che in questo modo era stato trovato il capro espiatorio della situazione. Molto freddamente - prosegue Gaensweina secondo quanto riportato sul dispositivo di rinvio a giudizio - mi ha poi detto che era tranquillo e sereno avendo a posto la coscienza vendo un colloquio con il suo padre spirituale".
Due elementi della sentenza di rinvio a giudizio, poi, aggiungono dettagli problematici alla figura del maggiordomo. Tra il materiale sequestrato a 'Paoletto', innanzitutto, i gendarmi vaticani hanno rinvenuto anche "un assegno del 26 marzo 2012 intestato a Sua Santità Benedetto XVI relativo a una somma di 100mila euro, una pepita presunta d'oro e di edizione della traduzione dell'Eneide di Annibal Caro del 1581". L'avvocato di Gabriele, Carlo Fusco, ha peraltro affermato che il suo assistito non era consapevole di avere in casa tale assegno. In secondo luogo, nel corso della sua detenzione in una cella della caserma della gendarmeria, Paolo Gabriele è stato sottoposto ad una perizia psichiatrica. "Il sig. Gabriele - si legge in una delle due relazioni dei periti - si caratterizza per una intelligenza semplice in una personalità fragile con derive paranoidi a copertura di una profonda insicurezza personale e di un bisogno irrisolto di godere della considerazione e dell'affetto degli altri. Accanto ad elementi di sospettosità interpersonale sono presenti condotte ossessive del pensiero e dell'azione (meticolosità, perseverazione), sentimenti di colpa e senso di grandiosità, connessi ad un desiderio di agire a favore di un personale ideale di giustizia". I due periti chiamati dal Vaticano, peraltro - Roberto Tatarelli della Sapienza e Tonino Cantelmi della Gregoriana - sono giunti a "due opposte conclusioni" quanto alla capacità di Gabriele di intendere e di volere. La magistratura vaticana, alla fine, lo ha considerato comunque imputabile, e lo ha rinviato a giudizio.
Del tutto nuova la figura del secondo imputato: Claudio Sciarpelletti, cittadino italiano ma dipendente vaticano, è stato arrestato e detenuto per una notta in una cella vaticana, il 25 maggio, poi rilasciato su cauzione dapprima per una libertà condizionata, poi piena. Se Paolo Gabriele rischia da uno a otto anni, Sciarpelletti rischia invece da "nulla a poco", ha detto Lombardi. Il suo ruolo, ha precisato il portavoce vaticano, è "marginale". E, cadute le accuse di violazione del segreto d'ufficio "per carenza di prove" e di concorso in furto aggravato "per insufficienza di prove", nei suoi confronti pende l'accusa di "favoreggiamento".
Nei due documenti vaticani pubblicati oggi, tuttavia, i magistrati definiscono "variabile e altalenante" il suo atteggiamento: non solo verso Paolo Gabriele, di cui si dice amico o semplice conoscente a seconda dell'interrogatorio, ma soprattutto di una busta con documenti riservati poi finiti nel libro di Nuzzi, rinvenuta nella sua scrivania, con il nome di Paolo Gabriele sulla busta. In un primo momento il tecnico informatico ha detto che gli era stata data 'da' Gabriele, poi ha riferito che i contenuti gli erano stati dati da alcune personalità (W, X...) 'per' Gabriele.
Molto particolare anche il ruolo del "padre spirituale" del maggiordomo del Papa. Il quale - si legge nella requisitoria - ha ricevuto da Gabriele gli stessi documenti che egli ha dato poi a Nuzzi. Ma, resosi conto della loro natura, li ha poi bruciati. Un padre spirituale del maggiordomo, anonimamente, era stato intervistato diverse settimane fa dalla 'Stampa': "Conoscendo la sua semplicità, e persino la sua ingenuità, non mi sembra affatto una persona capace di organizzare e gestire un'operazione del genere a meno che non si tratti di una personalità schizofrenica. E a che scopo poi? Perché?", aveva detto. "Ricordo che raccogliendo le confidenze di tanti in Vaticano ad un certo punto aveva finito per scontrarsi con qualcuno di molto potente qui...".
Nella sentenza di rinvio a giudizio, ad ogni modo, la magistratura vaticana ha deciso di "chiudere l'istruttoria formale, limitatamente al solo reato di furto aggravato" e - "in questo molteplice e complesso contesto istruttorio, suscettibile di durare molto tempo" - sottolinea che resta "aperta l'istruttoria per i restanti fatti costituenti reato nei confronti dei predetti imputati e/o di altri". Resta dunque 'stralciata' la questione della diffusione delle carte trafugate e, quella connessa, di eventuali complici del maggiordomo del Papa. "Le indagini, che non hanno ancora portato piena luce su tutte le articolate e intricate vicende che costituiscono l'oggetto complesso di questa istruzione, si sono dispiegate in varie direzioni", precisano i magistrati, che sottolineano anche che solo una parte ("rimasuglio", nelle parole del maggiordomo) delle carte fotocopiate da Paolo Gabriele sono state pubblicate. Chiusa la prima parte dell'indagine, insomma, rimangono ancora olte ombre su cui far luce.

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