giovedì 2 agosto 2012

Ecumenismo a due passi dal Papa. In libreria "Erik Peterson - La presenza teologica di un outsider"






Ecumenismo a due passi dal Papa


di Giancarlo Caronello


Nella definizione del tema e nella strutturazione delle sessioni del simposio sono state tenute presenti due componenti: da un lato lo stretto nesso esistente in Peterson tra la teologia e il dogma, tra la rivelazione (soprattutto scritta) e la Chiesa, dall'altro quello intercorrente tra il teologo e la modalità specifica con cui egli riflette quest'insieme di relazioni.
Soprattutto la sezione storico-ecclesiale, quella dogmatica e quella esegetica hanno potuto mietere i frutti della pubblicazione degli inediti avvenuta nel corso degli ultimi dieci anni all'interno delle Ausgewählte Schriften curate da Barbara Nichtweiß.
I relatori hanno potuto valorizzare questi testi proponendoli alla lettura di un ampio pubblico internazionale. Che per limiti di tempo o per intervenute difficoltà non siano stati adeguatamente toccati aspetti importanti dell'opus petersoniano -- quali la dogmatica evangelica, la tradizione apocalittica, la canonistica -- è un non voluto, ma oggettivo limite della raccolta qui pubblicata
Nel presente contesto il curatore avverte il mesto dovere di ricordare la dipartita di monsignor Giuseppe Segalla, esponente della ricerca neotestamentaria noto a livello internazionale. Il suo contributo sul commento di Peterson a Giovanni è l'ultimo suo scritto, letteralmente «strappato» con biblica tenacia e sacerdotale dedizione alla lunga e dolorosa malattia.
Una particolare attenzione è stata dedicata al volume di Peterson sulla Chiesa antica, l'ebraismo e la gnosi (1959). Esso non è solo la silloge delle più importanti ricerche da lui condotte in materia durante il periodo romano, ma rappresenta -- come egli stesso sovente scrisse al suo editore Wild -- il suo testamento ecclesiologico. La preparazione della raccolta gli prese lunghi anni e non fu priva di contraddizioni di diversa natura. La genesi del volume documenta il suo ultimo «laboratorio teologico». Se si eccettuano alcune riflessioni fatte nel corso d'un colloquio tenutosi all'Università di Torino il 4-5 novembre 1999 sul Verus Israel di Marcel Simon, il volume non aveva sinora costituito oggetto di analisi collettiva. I contributi della sezione storico-patristica hanno pertanto inteso colmare questa lacuna. Individuando la validità pionieristica d'alcuni saggi, ma anche i limiti evidenziati dalla ricerca successiva, gli autori offrono una qualificata proposta interpretativa: è auspicabile che essa venga approfondita in futuro nell'ambito della ricerca, ma soprattutto grazie all'ulteriore pubblicazione del lascito letterario ed in particolare delle lezioni milanesi su ebraismo e cristianesimo.
La sezione patristica prova quanto difficile sia operare una distinzione dei generi nell'ambito in cui si colloca il grande torso petersoniano, frutto di un paziente lavoro di scavo nell'anima della Chiesa antica. Questa difficoltà è documentata dalle successive sezioni dedicate rispettivamente alla teologia e alla storia della liturgia nonché alla critica della teologia politica. Mentre la sezione liturgica pone in evidenza quanto possa essere attuale una ricerca storico-teologica di lungo respiro, quella teologico-politica documenta, al contrario, quanto sia difficile poter distinguere tra il condizionamento storico-ecclesiale di una domanda e l'apparente “inattualità” d'una risposta tratta dalla grande tradizione dei Padri. Ciononostante, gli ultimi quattro saggi presentano un valore volutamente propositivo: vi sono abbozzate prospettive storico-concettuali entro cui inscrivere la definizione da Peterson proposta dello specifico politeuma cristiano. Sono ipotesi interpretative che si spera possano essere approfondite in un successivo lavoro seminariale.
Aver collocato la presenza teologica di Peterson nella logica dell'outsider ha comportato l'accettazione di una sfida che va al di là ed al di qua dell'omologazione (postmoderna) dei teologo al proprio stile. Nel loro insieme gli autori del volume hanno cercato di ricostruire l'itinerario di Peterson (e di un qualche suo vicolo cieco) senza appiattirlo sull'al di qua della linea biografica. Per quanto esistenzialmente drammatica sia stata la risposta da lui data alle domande maturate nell'ambito della teologia evangelica, essa è stata avvertita da vari partecipanti al simposio come una -- non come l'unica delle soluzioni possibili. Nel singolo contributo è pertanto coglibile lo sforzo di ricostruire gli interrogativi di Peterson al di là di una ipotetica prospettiva teleologica desunta dai fatti e di problematicizzarli invece nella loro effettiva consistenza. Che tale dibattito abbia avuto luogo con serenità tra teologi di diversa confessione a poche centinaia di metri dallo studiolo del Santo Padre prova quanto intensa sia stata e sia la riflessione ecumenica maturata dall'attuale teologia evangelica e cattolica.
È nella logica d'ogni simposio recepire la memoria di un luogo -- talora delle ferite che esso documenta -- più che codificarla o, tanto meno, neutralizzarla sublimandola. Nel simposio convergono presenze. Quello ecumenico qui documentato ha dedicato la propria attenzione non tanto al «soggiorno romano» di Peterson (che pur vi è stato toccato) o alla sua «dottrina» (che egli stesso ha costantemente negato vi fosse), quant'invece alla presenza d'una teologia rimasta frammento -- e come tale concepita -- persino nell'ambito d'un simposio. I partecipanti hanno accettato questa provocazione: la loro libertà di spirito ha conferito all'incontro una sua evangelica parrhesia. È questa soprattutto la dimensione che il presente volume intende documentare.
Che infine il simposio abbia potuto godere dell'incoraggiamento e delle confidenze di un Teologo con massima responsabilità magisteriale è stato avvertito come raro dono. È il nobile munus con cui la Roma umanistica gratifica da secoli i propri ospiti. Ed è di più. Il riferimento fatto da Papa Benedetto XVI ai sessant'anni di riflessione avviata a Monaco-Bogenhausen dal giovane neo-sacerdote sui «Trattati» petersoniani ha emblematicamente collocato il servizio teologico -- non solo il Suo -- in contesti più ampi. Egli ha toccato con sovrana umiltà sia un vivente capitolo della recente storia della teologia europea, sia due coordinate che legittimano il servizio del teologo cristiano: l'ecclesialità e la ricerca scientifica. La prospettiva escatologica ed ecclesiologica in cui sono iscritti tali riferimenti è sviluppata dal discorso che apre la presente raccolta -- e di cui ritengo sia profondamente grato non solo il curatore. La dedica del volume al Santo Padre e ai due cardinali che hanno promosso il simposio sia umile, sincero segno di tale riconoscenza.


(©L'Osservatore Romano 2 agosto 2012)

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