venerdì 24 agosto 2012

Corvo in Vaticano, Salvatore Izzo risponde a Luigi Accattoli


Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

Cara Raffaella,

considero Luigi Accattoli un grande giornalista vaticanista e anche un uomo saggio e molto onesto. Per questo e' con qualche esitazione e molto rispetto per il collega che le affido queste poche righe in risposta all'articolo pubblicato ieri da Liberal che presenta il maggiordomo infedele del Papa come "erede morale" di monsignor Renato Dardozzi, il prelato con un passato da manager al quale i due precedenti segretari di Stato (Casaroli e Sodano) chiesero aiuto per destreggiarsi nelle complicate e forse torbide vicende dello Ior, e il cui archivio e' stato poi utilizzato da Gianluigi Nuzzi per il suo precedente libro "Vaticano Spa". Anche io ebbi modo di conoscere Dardozzi e non ritengo che ci siano molti punti di contatto tra le due fonti di Nuzzi, al di la' delle affermazioni del giornalista sul desiderio che attribuisce a entrambi di far conoscere all'opinione pubblica pagine oscure delle realta' d'Oltretevere. Sinceramente non credo proprio che il reverendo ingegner Dardozzi (cosi' lo chiamavamo tutti in Vaticano) si sia mai appropriato indebitamente di assegni o pepite d'oro prelevandoli dall'Appartamento Pontificio (o da qualunque altro luogo). Anzi, segnalo che godendo egli di un ottimo trattamento pensionistico per i suoi precedenti incarichi manageriali, era personalmente piuttosto un benefattore della Santa Sede al servizio della quale lavorava gratuitamente e con molto impegno. Addirittura l'ingegner Dardozzi dopo essere divenuto prete aveva ancora a disposizione un'auto con autista a carico di una grande societa' della quale era stato direttore generale, e cosi' non gravava in alcun modo sulle finanze vaticane nemmeno per i suoi spostamenti. Dunque non e' proprio il caso di accostarlo a qualcuno che oggi e' reo confesso di furto aggravato ai danni del Papa e della Santa Sede.
Segnalo invece alcuni "aspetti originali" di PG che a me sembrano cruciali nella vicenda, e sui quali Accattoli sorvola (come fanno in parte anche i giudici vaticani). 
Mentre potrebbero credo aiutare a capire meglio cosa in effetti sia successo. 

1) Molto prima (anni non mesi o giorni) che si stabilisse il contatto tra Gabriele e Nuzzi, era in atto dall'Appartamento Pontificio una sistematica fuga di notizie (in particolare per quanto riguarda le nomine, ma anche di qualche documento anticipato da organi di stampa) che si e' poi interrotta con l'arresto di Gabriele, il quale, a quanto risulta, aveva regolari rapporti con alcuni giornalisti.

2) Ugualmente da anni esiste una opposizione sorda e ramificata all'azione di Benedetto XVI messa in campo dalla vecchia guardia curiale (quella che prima del 2005 aveva in ogni modo ostacolato i tentativi del cardinale Ratzinger di mettere sotto processo il fondatore dei Legionari, padre Maciel). Una opposizione interna che combatte apertamente contro il segretario di Stato Tarcisio Bertone e che ha spesso favorito di fatto gli attacchi al Papa arrivati dall'esterno, e cio' con evidenti omissioni (basti pensare ai fatti seguiti al discorso pronunciato dal Pontefice a Ratisbona e alle parole dette sull'Aids sull'aereo che lo portava in Africa). Si e' creato cosi' nei collaboratori del Papa, ed e' del tutto comprensibile, un clima da "cittadella accerchiata" che ha certo influito sul tradimento di PG. Ma probabilmente non nel senso di spingere il maggiordomo a fotocopiare documenti riservati per "aiutare" il Papa nell'azione purificatrice da lui intrapresa, come sostengono gli avvocati difensori. Alla luce dei diversi furti di valori e oggetti preziosi da lui perpetrati, che sono stati almeno tre (assegno, pepita e cinquecentina) ma potrebbero essere stati anche di piu', e che comunque sono in aggiunta alla sottrazione dei documenti, sulla quale gettano una luce sinistra perche' rivelano l'avidita' del soggetto, si e' autorizzati a pensare che egli abbia sfruttato invece questa situazione di 'Appartamento sotto attacco' per ottenere dei vantaggi personali (non necessariamente leciti) e una tacita tolleranza sulle inadempienze e apparenti stranezze che inevitabilmente dovevano emergere per la difficolta' che una persona modesta per capacita' e cultura come PG aveva di conciliare il duplice ruolo di assistente di camera del Papa e di abituale e sistematico informatore segreto di giornalisti.

3) Resta da capire pero' perche' PG abbia poi deciso di alzare il tiro passando da un certo momento in avanti i documenti a Nuzzi invece che ai suoi interlocutori abituali (i quali comunque hanno la responsabilita' morale di aver almeno assecondato se non sollecitato i primi tradimenti del maggiordomo, contribuendo a fargli perdere il senso della realta'). Escluderei che - come ipotizza Accattoli - sia stata determinante la lettura di "Vaticano Spa", un libro che risale a oltre due anni prima e che PG non aveva gli strumenti culturali per assimilare nella sua complessita' e che dunque difficilmente puo' averlo spinto all'iniziativa che cosi' cara gli sta costando. E secondo me non e' credibile nemmeno che il contatto sia avvenuto come raccontato ai giudici, cioe' cercando i recapiti del giornalista su internet e sull'elenco telefonico. E questo per due ragioni: sarebbe stato troppo rischioso in quanto chi rispondeva al telefono non era tenuto al segreto e Nuzzi stesso avrebbe potuto scrivere un articolo scandalistico gia' sulla base della telefonata e del primo incontro; ma soprattutto questa ipotesi non collima con quanto scritto da Nuzzi nel libro "Sua Santita'", dove racconta che a creare il contatto tra lui e PG sarebbe stato un amico comune: perche' avrebbe dovuto inventare questo particolare? Citare il centralinista di "La 7" o il programmista che aveva raccolto la telefonata della "fonte" sarebbe stato piu' semplice e ugualmente "romanzesco". Se ha scritto di un intermediario vuol dire - ritengo - che l'intermediario c'e' stato. Magari uno psicologo milanese, come racconta Nuzzi. O forse la professione indicata vuole coprire qualcun altro.
Piu' che evocare il "fantasma" di monsignor Dardozzi, il cui intento di fare luce sullo Ior lasciando le carte ai suoi eredi potrebbe essere credibile (Accattoli ne e' convinto, anche se in effetti andrebbe dimostrato che il sacerdote ex manager voleva effettivamente la  pubblicazione di quei documenti), allora sarebbe forse il caso di interrogarsi su chi siano i possibili amici comuni del giornalista di Libero e del maggiordomo infedele. E se per caso non siano protetti da qualche lobby molto potente che ha addentellati in Curia e anche nelle redazioni dei giornali che per mesi hanno accreditato la tesi di piu' corvi in azione Oltretevere, che in qualche modo alleggerirebbe la posizione di PG e dei suoi  complici. Arrivando a questo scopo anche a pubblicare una lettera sbianchettata, di fatto ricattatoria verso la Santa Sede.
Grazie per l'ospitalita'

Salvatore Izzo

10 commenti:

Eugenia ha detto...

Condivido in pieno cio' che dice Izzo. Ringazio entrambi per aver l'uno espresso queste interessanti valutazioni e Raffaella per averle puntualmente pubblicate. Grazie Izzo!

Eugenia ha detto...

Condivido in pieno cio' che dice Izzo. Ringazio entrambi per aver l'uno espresso queste interessanti valutazioni e Raffaella per averle puntualmente pubblicate. Grazie Izzo!

Anonimo ha detto...

Allora,mi sono sciroppato anche l'articolo di Accattoli dopo aver letto quello di Izzo che, francamente, trovo molto più esaustivo;mi ha colpito una considerazine che fanno entrambi,ma su due poli opposti,uno dice che PG ha letto Vaticano spa e ne ha tratto ispirazione,l'altro sottolinea che non ha la cultura adatta per comprenderlo,perchè di difficile assimilazione e complessità....non ho letto i libri di Nuzzi ne mai lo farò se non altro per non darei miei soldi a chi non li merita,ma dopo una rapida riflessione,sono propenso a credere di più a Izzo,Accattoli mi ha deluso: lui che viene presentato come il decano saggio dei vaticanisti,mi pare che sia poco obiettivo e un pò frettoloso nei giudizi,parere personalissimo ed opinabile.GR2

Anonimo ha detto...

Io, invece, li ho comprati e letti entrambi, caro GR2. Col senno del poi devo ammettere che, in particolare per il secondo, non è stata una scelta molto intelligente la mia che mi ero "costruita" l'immagine di un Nuzzi che, nella realtà, non esiste.
Bella coppia di "Assange de noantri" lui e lo squinternato Paoletto.
Alessia

Anonimo ha detto...

Quanto all'articolo di Accattoli, ne ho letti talmente tanti di resoconti vaticanistici, ricostruizioni e quant'altro da averne le tasche piene che versano, se non fossi una signora nel mezzo del cammin di sua vita userei un'espressione più colorita. Ognuno dice la sua che sua rimane, i soli che potrebbero e dovrebbero fare un minimo di chiarore tacciono apparentemente costernati.
Beh, niente paura tra breve saremo "allietati" da polemiche a questo punto ben più succose di quello che sta diventando, sino a nuovo ordine, una minestra riscaldata o uno spaghetto scotto.
Alessia

Anonimo ha detto...

Interessante l'articolo di Accattoli, illuminante la risposta di Izzo. Ma l’autore di questa e delle altre risposte a diversi articoli di giornale degli ultimi tempi è lo stesso che ha scritto su questo stesso blog il commento qui di seguito?

31 ottobre 2009
NON E' DA CRISTIANI LA CULTURA DEL SOSPETTO
di Salvatore Izzo

“La condizione umana rende tutti fragili e esposti a cadere: ce lo ha raccontato San Paolo che anche tra i primi cristiani ci si mordeva e divorava. Ma oggi - a leggere i commenti di giornalisti autorevoli e i post che compaiono su molti siti cattolici - sembra che il conflitto all’interno della comunità cristiana sia ricercato, quasi teorizzato”.
(…)
“Dall’inizio di questa crisi è così: anche il mondo cattolico sembra aver ceduto alla cultura del sospetto. Ecco il guaio maggiore che ci è caduto addosso, più grave ancora delle sofferenze personali inflitte a Dino Boffo e alle persone che gli vogliono bene, tra le quali mi annovero anch’io. Lo hanno colpito con una lettera anonima e una campagna di stampa vergognosa. Ma lo sdegno che questo fatto ha suscitato in tutti noi non è bastato a impedire che gli stessi veleni penetrassero in qualche modo nei nostri cuori, sommandosi a rancori umanamente spiegabili ma certo incompatibili con il Vangelo”.
(…)
“Dovremmo rileggerci tutti quanti - credo - le parole di Benedetto XVI nella lettera dello scorso marzo sulla remissione della scomunica ai vescovi lefebvriani, e prendere esempio dalla sua onestà intellettuale e dalla sua mitezza. Non perde occasione, il Papa, per suggerirci l’unica via veramente umana e cristiana, che è quella di lasciarci illuminare dal Vangelo che ci insegna a non cercare i difetti dell’altro ma a scorgere in lui lo sguardo del Signore”.
(…)
“La cultura del sospetto, soprattutto, non è coerente con i principi cristiani: ci è chiesto infatti di non guardare alla pagliuzza nell’occhio del nostro fratello dimenticando che noi stessi vi abbiamo una trave”.

Alberto ha detto...

La Santa Sede dovrebbe rivelare quali altri oggetti mancano dall'appartamento pontificio del Vaticano e di Castel Gandolfo.
So di furti verificatisi in passato di icone e opere d'arte.....con tali riscontri potremmo fare un giro presso gli antiquari per vedere se Gabriele ha rubato altri oggetti.
Il Vaticano era per lui una vera assicurazione ..prendeva quel che voleva!

Raffaella ha detto...

Questo non possiamo saperlo.
Sara' la magistratura vaticana ad appurarlo.
R.

Eugenia ha detto...

Sperando che lo faccia cara Raffaella e senza inciuci di sorts

Salvatore Izzo ha detto...

Caro anonimo delle 14,01, ti ringrazio per aver voluto ricordare quel mio intervento sul caso Boffo e sulle accuse false mosse al direttore dell'Osservatore Romano e al segretario di Stato di essere i mandanti di quell'azione infame. Ma avresti dovuto riportare almeno un altro paragrafo, cosi' non si capisce molto. "Abbiamo assistito - scrivevo - a commenti autorevoli che teorizzavano future vendette della Chiesa verso quelli che erano stati individuati, peraltro sulla base di deduzioni, come i mandanti dell'attacco ad Avvenire, come se tali atteggiamenti e propositi fossero normali da parte di chi vorrebbe imitare il Signore e seguire i suoi insegnamenti.
Sono seguiti gli attacchi all'Osservatore Romano e al suo direttore, dipinti in articoli e post come se fossero stati conniventi con quell'attacco. Un'accusa di altro tipo rispetto a quella rilanciata da Feltri contro Boffo, ma ugualmente non provata e, prima ancora, del tutto assurda: aver rivendicato, da parte di Vian, il carattere peculiare di un giornale che per essere stampato in Vaticano ha l'obbligo di una particolare prudenza quando si occupa di vicende che riguardano le istituzioni italiane, non giustificava assolutamente l'ipotesi di foschi scenari".
Cio' premesso, oggi non e' "cultura del sospetto" ricordare che PG e' reo confesso e in casa sua sono stati trovati una grande massa di documenti e della refurtiva. E commenatre che dunque non sembra corretto dipingerlo come un eroe...
Se invece ti riferisci - come credo - al fatto che non ho messo nome e cognome dei giornalisti amici di Paolo Gabriele, ti rispondo che avendo fiducia nella magistratura vaticana aspetto che vengano fuori al processo. Ma che per anni alcuni colleghi abbiano approfittato del canale alternativo alla Sala Stampa mi sembra difficile poterlo negare. E certo non e' "cultura del sospetto" deprecare intanto che alcuni quotidiani abbiano pubblicato una lettera sbianchettata e notizie pilotate, allo scopo di ricattare il Vaticano e alzare una cortina di fumo attorno alla vicenda. Non c'e' dubbio che il "caso Boffo" abbia determinato un forte peggioramento del clima etico nel mondo cattolico italiano. E le lettere di Boffo pubblicate nel libro di Nuzzi, spiegabili certo con l'offesa ricevuta, ne sono la prova evidente. Spero davvero che l'inchiesta giudiziaria in corso diradi queste nubi, facendo luce sull'esistenza di gruppi di potere che si combattono o si alleano a seconda della convenienza del momento. Non dimentichiamoci che le indagini continuano per una pluralità di reati denunciati dalla polizia giudiziaria all'ufficio del Promotore di giustizia, cioè al procuratore dello Stato vaticano, Nicola Picardi: nove e tutti gravi i capi d'imputazione contro ignoti. Si tratta di delitti contro lo Stato (previsti dall'articolo 104 e seguenti del Codice penale); dei delitti contro i poteri dello Stato (articolo 117 e seguenti del Codice penale); vilipendio delle istituzioni dello Stato (articolo 126 del codice); calunnia (articolo 212); diffamazione (articolo 333); furto aggravato (articoli 402, 403 e 404); favoreggiamento (articolo 225); inviolabilità dei segreti (articolo 159), e insieme ad essi viene esplicitamente ipotizzato anche il concorso di più persone in reato, previsto dall'articolo 63.
Salvatore Izzo