venerdì 17 agosto 2012

Anno della fede e Gmg di Rio, intervista al vescovo di Caixa do Sul (Capuzzi)

«Una risposta al pluralismo religioso recuperando chi si è allontanato»

Lucia Capuzzi

Non basta "contare" i cattolici in Brasile. Dobbiamo invece riflettere su come viviamo e testimoniamo la nostra fede. La gente ha fame di solidi esempi di vita cristiana, non di discorsi». È questo il grande tema su cui la Chiesa brasiliana è chiamata a riflettere dell’Anno della fede secondo monsignor Alessandro Ruffinoni, vescovo di Caixa do Sul. Lombardo di nascita ma naturalizzato in Brasile, dove vive da oltre 40 anni, dom Alessandro si occupa per la Conferenza episcopale locale di migranti brasiliani sparsi per il mondo, «anche se – commenta – negli ultimi anni, da terra di emigrazione, il Brasile si è trasformato in una meta di immigrazione. Per gli abitanti di altre nazioni latinoamericane ma anche per africani ed europei». A Caixa do Sul, nel Sud del Paese, la maggior parte degli stranieri sono haitiani e senegalesi, che professano spesso religioni – o fanno parte di confessioni – differenti da quella cattolica.

La pluralità di fedi e culture è sempre più un tratto distintivo del Brasile. Quali sono le sfide più urgenti per la Chiesa?

L’incontro col diverso è un’occasione di crescita e arricchimento. Per coglierla appieno, però, dobbiamo interrogarci su un punto fondamentale: come stiamo educando le persone nella fede? Come stiamo alimentando l’esperienza cristiana? Dobbiamo promuovere un autentico incontro di ogni persona con Gesù. Dobbiamo in altri termini essere una chiesa autenticamente missionaria che non si accontenta dei fedeli che ha ma va a cercare chi si è allontanato. Per questo è importante esplorare i contenuti della fede e promuovere lo scambio all’interno della comunità.

Come si configura il progetto di nuova evangelizzazione?

Il documento finale della Conferenza dell’episcopato latinoamericano ad Aparecida nel 2007 ci ha posti di fronte alla necessità di un nuovo slancio missionario. Non possiamo restare indifferenti di fronte alle sofferenze dei poveri, al fatto che i giovani si allontano da noi e cercano altrove risposte alla loro sete di infinito, o che altri restano per pura convenzione. Siamo invitati a una missione permanente per costruire e mantenere unita la comunità. Uno sforzo in cui anche i laici devono avere un ruolo di primo piano. Da qui, l’esigenza di una formazione profonda.

All’interno dell’Anno della fede il Brasile vivrà un momento di straordinaria importanza per i cattolici di tutto il mondo come la Giornata mondiale della gioventù. Cosa rappresenta questo appuntamento?

La Gmg è un’occasione unica per rafforzare la pastorale nei confronti dei giovani in ogni parrocchia e comunità. La Conferenza episcopale brasiliana ha creato una commissione ad hoc in vista dell’appuntamento del luglio 2013. Il che è anche, e forse soprattutto, un’opportunità per riavvicinarci a questa fascia sociale. Per i giovani spesso la fede perde attrattiva perché viene vista solo come un insieme di riti e formalismi. Adesso dobbiamo dimostrare loro che non è così: Gesù è amore reale, conoscerlo è un’esperienza affascinante, nuova, coinvolgente. E questo possiamo farlo solo con l’esempio, ogni giorno.

© Copyright Avvenire, 17 agosto 2012  consultabile online anche qui.

Nessun commento: