martedì 14 agosto 2012

A giudizio Gabriele e un complice (Carmine Alboretti)

A giudizio Gabriele e un complice 

Insieme all’ex aiutante di camera del Papa è finito nei guai l’informatico Claudio Sciarpelletti

Carmine Alboretti

Era nell’aria. E il rinvio a giudizio per Paolo Gabriele, l’ex aiutante di camera del Papa arrestato il 23 maggio scorso con l’accusa di aver sottratto documenti dall’appartamento di Benedetto XVI è, puntualmente, arrivato. Ma c’è una novità che ha colto di sorpresa tutti gli operatori dell’informazione che seguono con crescere interesse la spia story all’ombra del Cupolone.Con l’ex maggiordomo sarà processato anche un analista programmatore della segreteria di Stato vaticana, Claudio Sciarpelletti. Per Gabriele l’accusa è di furto aggravato. Sciarpelletti deve, invece, rispondere del reato di favoreggiamento. “Paoletto”, aspetto mite e l’onore di servire e osservare molto da vicino Benedetto XVI, sia nelle occasioni pubbliche che in quelle private, era stato arrestato alcuni mesi fa.
La sentenza di rinvio a giudizio è stata pronunciata dal giudice istruttore presso il Tribunale di Stato della Città del Vaticano, Piero Antonio Bonnet. Frutto delle perquisizioni contro Paolo Gabriele e ora sottoposti a sequestro, ci sono non solo documenti sottratti dall’appartamento papale, ma anche un assegno di centomila euro intestato al Papa, una pepita d’oro e una edizione dell’Eneide del 1581. Gli oggetti - si legge nel provvedimento che è stato pubblicato integralmente - erano regali fatti a Ratzinger. Nel corso delle indagini a carico di Gabriele è stata effettuata anche una perizia psichiatrica.
Come ha spiegato il direttore della sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi la richiesta è stata «avanzata dal promotore di giustizia, ma vi è associata anche la difesa di Gabriele. Il tutto per verificare se vi fosse una qualche patologia o anomalia alla base del contrasto tra le testimonianze su Gabriele, come «persona corretta e normale» e la sua confessione, e i riscontri investigativi, che invece indicavano che ha compiuto un «atto estremamente grave».
La magistratura vaticana con il rinvio a giudizio di Paolo Gabriele per furto aggravato e Claudio Sciarpelletti per favoreggiamento non ritiene affatto esaurita l’opera per l’accertamento della verità. Le indagini sulla fuga di documenti, dunque, continuano. Si tratta di una chiusura dell’istruttoria parziale. Secondo quanto si è appreso a carico dell’analista informatico era stati formalizzati diversi capi di imputazione per i reati di concorso nel reato di furto aggravato, violazione di segreto e favoreggiamento. Il rinvio a giudizio è arrivato soltanto per quest’ultimo “delitto” in quanto il giudice ha ritenuto non doversi procedere rispettivamente per insufficienza di prove e per carenza di prova. Con grande serietà la Santa Sede ha scelto di non rivelare i nomi dei testi e dei possibili complici.
Nel documento si fa ricorso a lettere che nascondono l’identità delle persone. I soli nominativi in chiaro della requisitoria del promotore di giustizia Nicola Picardi e della sentenza di rinvio a giudizio del giudice istruttore Piero Antonio Bonnet sono quelli di Paolo Gabriele e di Claudio Sciarpelletti. Restano segrete, invece, le risultanze della Commissione cardinalizia nominata dal Papa. Una scelta determinata, stando alla spiegazione di padre Lombardi, dalla esigenza di non condizionare il lavoro della magistratura. Ratzinger, comunque, «ha ricevuto questi documenti, ne ha preso conoscenza». Potrebbe anche avocare a sé la decisione, «ma finora non lo ha fatto». Il dibattimento è previsto in autunno.

© Copyright La Discussione, 14 agosto 2012  consultabile online anche qui.

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