domenica 22 luglio 2012

Sono stati concessi gli arresti domiciliari a Paolo Gabriele (Il Tempo)

VATILEAKS
CHIUSA L'ISTRUTTORIA. I DIFENSORI: «GABRIELE HA AGITO PER MOTIVI IDEALI, NON ESISTONO RETI O COMPLOTTI»


Ai domiciliari l'ex maggiordomo del Papa


Dopo due mesi trascorsi nelle camere di sicurezza della Città del Vaticano sono stati concessi gli arresti domiciliari a Paolo Garbiele, l'ex maggiordomo del Papa accusato di furto di documenti riservati.
La fase istruttoria guidata dal giudice Piero Antonio Bonnet, ha spiegato ieri sera il portavoce della S. Sede padre Lombardi, si è conclusa e Gabriele resta l'unico indagato. «Nel giro di qualche giorno ci saranno la requisitoria del promotore di giustizia sulle responsabilità per l'accusa di furto aggravato e la sentenza di rinvio a giudizio o di assoluzione da parte del giudice istruttore» ha spiegato padre Lombardi. E ieri hanno parlato per la prima volta anche i difensori dell'ex maggiordomo. «Gabriele ha collaborato molto ampiamente, fin dai primi momenti. Ha fatto chiarezza sugli atti che lo hanno coinvolto» hanno riferito gli avvocati Carlo Fusco e Cristiana Arru. I due legali hanno ribadito che «non ci sono reti né complotti interni o esterni al Vaticano che fanno riferimento a Gabriele». Ma cosa lo avrebbe spinto ad agire così? Certamente non i soldi, secondo gli avvocati. «Lo escludo nella maniera più assoluta» ha detto Fusco; «Non ha ricevuto né denaro né benefici personali indiretti» ha aggiunto la Arru.
«Le motivazioni che lo hanno portato a compiere determinati atti sono tutte di carattere interiore, Paolo ha ribadito a noi e al giudice che è stato sempre mosso dal desiderio di fare qualcosa che fosse di aiuto e di amore al Santo Padre. Ora - ha proseguito Fusco - le modalità sono ovviamente soggettive e valutabili ma rimane una motivazione di carattere ideale». Dunque una chiave di lettura della vicenda sarebbe quella di aver voluto aiutare il Papa nell'opera di pulizia nella Chiesa? «Questa è una chiave - ha risposto Fusco - Un'altra chiave di lettura è quella che fa riferimento a una persona che si vede sottoposta a forti pressioni e a forte stress nell'ambiente di lavoro». Inoltre, ha spiegato che «effettivamente Paolo ha potuto riflettere a lungo ed è arrivato alla conclusione che il metodo era sbagliato». E ora desidera chiedere perdono al Papa: «Ci ha manifestato questo desiderio, bisognerà valutare l'opportunità di tale gesto. È un uomo sereno, si affida alla Provvidenza» hanno concluso gli avvocati. Intanto la commissione cardinalizia ha fatto avere al Papa il suo rapporto conclusivo sulla vicenda e aspetta che Benedetto XVI decida se renderlo pubblico almeno in parte. An. Ac.


Copyright Il Tempo, 22 luglio 2012 consultabile online anche qui.

1 commento:

Eugenia ha detto...

Motivi ideali mah dicesse Paoletto cosa intende per ideale! Siamo all'apice dell'assurdo