mercoledì 4 luglio 2012

Se il prete dà fastidio alla cultura mafiosa anticristiana. Il cardinale Angelo Amato parla dei recenti decreti approvati da Benedetto XVI (Gori)

Il cardinale Angelo Amato parla dei recenti decreti approvati da Benedetto XVI


Se il prete dà fastidio alla cultura mafiosa anticristiana


di Nicola Gori


La violenza, l'odio, il sopruso possono uccidere il corpo ma non l'anima. Il martirio di don Giuseppe Puglisi, prete palermitano ucciso nel 1993, ma anche quello di tanti sacerdoti, religiosi, religiose, laici e laiche di ogni epoca e di ogni nazionalità e cultura, sono l'esempio più eloquente che alla fine Cristo ha l'ultima parola. Don Puglisi è stato ucciso perché faceva il prete sul serio: predicava i valori evangelici senza annacquarli e le sue parole trovavano nei giovani interlocutori attenti e affascinati. Per questo dava fastidio alla mafia, la cui cultura è «intrinsecamente anticristiana». Tra i 16 decreti che lo scorso 28 giugno il Papa ha autorizzato a promulgare, quello che riguarda il martirio di don Puglisi ha certamente una valenza particolarmente esemplare. Ne abbiamo parlato con il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, in questa intervista al nostro giornale.


Il 28 giugno Benedetto XVI ha autorizzato la promulgazione di 16 decreti. Può parlarcene?


Questi decreti abbracciano tutta la Chiesa. Ci sono servi di Dio o venerabili dell'Europa -- in particolare dell'Italia, della Spagna, dell'Olanda -- ma anche dell'Asia e dell'America Latina e del Nord. Questo per significare che la santità è presente in modo capillare a tutte le latitudini e in tutte le situazioni culturali. A dimostrazione che il Vangelo può essere vissuto nelle diverse culture, perché rende buona la vita dell'umanità, rispondendo ai suoi aneliti di verità e di bontà. Ci sono anche categorie di persone: una laica brasiliana, come Francesca de Paula de Jesús, detta Nhá Chica; il cardinale italiano, Sisto Riario Sforza; l'arcivescovo statunitense, Fulton Sheen; il vescovo spagnolo, Álvaro del Portillo y Diez de Sollano. Ci sono martiri, confessori, testimoni eroici del Vangelo, che, con la loro santità rendono luminosa la Chiesa.


Molte di queste figure di santità sono piuttosto recenti, come ad esempio i martiri. C'è un filo comune tra di loro?


Anzitutto, c'è un gruppo consistente di martiri della guerra civile spagnola, morti tra il 1936 e il 1937. Quella guerra ha inciso profondamente nella vita della Chiesa in Spagna. È stato un conflitto molto cruento. Dodici vescovi sono stati uccisi, a volte in una maniera crudele. Nemmeno sotto gli imperatori romani si era arrivati a tanto! Numerosi sacerdoti, religiosi e religiose, per il solo fatto di essere consacrati, venivano uccisi spesso senza una parvenza di giudizio. Ma la figura sicuramente più nota in Italia è quella di don Giuseppe Puglisi, assassinato dalla mafia a Palermo nel 1993. Si tratta di una causa di martirio, perché è stato ucciso in odium fidei. Ovviamente, qui bisogna chiarire cosa significa in odium fidei, dal momento che la mafia viene descritta spesso come una realtà «religiosa», una realtà i cui membri sembrano apparentemente molto devoti. In effetti, noi abbiamo approfondito questo aspetto e abbiamo visto come, da una parte, abbiamo un'organizzazione che, più che «religiosa», è essenzialmente «idolatrica». Anche il paganesimo antico era «religioso», ma la sua religiosità era rivolta agli idoli. Nella mafia gli idoli sono il potere, il denaro e la prevaricazione. È quindi una società che, con un involucro pseudo religioso, veicola un'etica antievangelica, che va contro i dieci comandamenti e il Vangelo. La Scrittura dice: non uccidere, non dire falsa testimonianza. Nella ideologia mafiosa, invece, si fa esattamente l'opposto. Gesù ha detto di perdonare ai nemici e qui troviamo il contrario: la vendetta. La mafia è intrinsecamente anticristiana. Per di più, l'odio verso don Puglisi era determinato semplicemente dal fatto che si trattava di un sacerdote che educava i giovani alla vita buona del Vangelo. Dunque sottraeva le nuove generazioni alla nefasta influenza della malavita.


È il primo sacerdote ucciso dalla mafia le cui virtù vengono riconosciute. Si apre la strada anche per altri?


Pur in un contesto nuovo, anche in don Puglisi si verifica il concetto tradizionale di martirio e cioè, appunto, un battezzato ucciso in odio alla fede. Don Puglisi è stato ucciso in quanto sacerdote, non perché immerso in attività socio-politiche particolari. Ucciso in quanto predicava la dottrina cristiana ed educava i giovani a vivere con coerenza il loro battesimo. Non per altro. Non andava contro nessuno. Per quanto riguarda altri casi, sono i vescovi che nelle varie diocesi operano il discernimento opportuno. Per don Puglisi si è fatta promotrice l'arcidiocesi di Palermo.


Tra i martiri non ci sono solo don Puglisi e gli spagnoli, ma anche un indiano.


Vorrei sottolineare appunto il decreto sul martirio che riguarda il servo di Dio Devasahayam Pillai, un laico, il quale fu ucciso nel 1752 in India. La storia di questo martire è veramente straordinaria: era un indù di una casta alta, quella dei guerrieri. Quando si convertì al cristianesimo ricevette critiche e persecuzioni da parte dei suoi connazionali indù, ma non solo. Fu imprigionato e torturato con ogni specie di supplizio, ma persistette eroicamente fino alla fine per non rinunciare mai alla sua fede battesimale. Quindi è una bellissima e grande figura di testimone per l'India di oggi, perché anche in questo tempo la Chiesa indiana è sottoposta a persecuzione, ma mantiene alta la fede in Cristo.


Questi decreti riguardano gente di ogni estrazione sociale, come la brasiliana Nhá Chica, una donna del popolo.


Era una laica molto semplice, una battezzata che rinunciò ai propri averi e a una propria famiglia per edificare il popolo e gli altri battezzati con la preghiera e la carità. Tutti la ritenevano santa già da viva e questa fama ha continuato a espandersi, tanto che l'anno scorso è stato approvato il decreto sulle sue virtù eroiche e subito dopo è stato riconosciuto il miracolo. Così il Signore ha provveduto con un sigillo dall'alto a decretare la santità di questa laica.


Da una donna umile a un cardinale di Santa Romana Chiesa. Chi era Sisto Riario Sforza?


È una figura di spicco molto importante del XIX secolo italiano e napoletano, che ha combattuto soprattutto certe deviazioni ideologiche socio-politiche. Promosse una pastorale capillare indicando al clero le coordinate di un apostolato efficace, dal punto di vista della catechesi e della predicazione. Era di estrazione nobile, ma visse in grande povertà, dando in carità ai poveri tutto quello che possedeva.


Un'altra figura molto nota è l'arcivescovo Fulton Sheen.


Era un personaggio famoso nella Chiesa intera per le sue trasmissioni sulle reti statunitensi, dove teneva delle rubriche religiose molto seguite non solo dai cattolici, ma da tutti gli americani. Era un predicatore brillante e nell'annuncio del Vangelo è stata una delle figure più significative della comunicazione pastorale. Credo sia un segno dei tempi che questa causa sia maturata proprio in prossimità dell'Anno della fede e del Sinodo sulla nuova evangelizzazione. Sheen mise i suoi talenti al servizio della comunicazione, rendendo il Vangelo gradevole e accessibile a tutti. Ha ottenuto molte conversioni con la sua predicazione, anche perché viveva in armonia tra quanto annunciava e quanto viveva personalmente. Fulton Sheen farà molto bene oggi alla Chiesa nordamericana.


Molto conosciuto è anche il vescovo Álvaro del Portillo, primo successore di san José Maria Escrivà de Balaguer alla guida dell'Opus Dei.


È riconosciuto da tutti che del Portillo fosse una persona di grande semplicità, umiltà, intelligenza, ma soprattutto santità. Non dimentichiamo che tra i sacerdoti c'è anche un parroco olandese: Ludovico Tijssen. E l'Olanda ha bisogno come non mai di esempi positivi sacerdotali. Ovviamente si tratta ancora del decreto riguardante la venerabilità, ma è importante sottolineare le sue virtù eroiche. Tra l'altro, c'è anche un miracolo attribuito all'intercessione di don Luca Passi, sacerdote diocesano, fondatore della congregazione delle suore maestre di santa Dorotea. Volevo anche citare le virtù eroiche di Maria Giuseppa del Sacro Cuore, una suora canadese fondatrice delle ancelle del Cuore Immacolato di Maria. I decreti riguardano altre religiose. Tra queste, Maria Angelina Teresa, al secolo Brigida Teresa McCrory, fondatrice delle suore carmelitane per gli anziani e gli infermi.


Come si spiega la differenza tra i tempi di maturazione delle diverse cause?


La spiegazione tecnica può essere molteplice. Tante cause iniziano tardi per vari motivi. Oggi, ad esempio, una causa può essere iniziata anche cinque anni dopo la morte del servo di Dio. Altre volte dipende, ci sono ritardi di varia natura.


Il 21 ottobre prossimo, durante il Sinodo del vescovi e proprio all'inizio dell'Anno della fede il Papa canonizzerà sette nuovi santi. Che significato avrà quella celebrazione?


A questo proposito, volevo segnalare soprattutto due figure di giovani che saranno canonizzati in quella circostanza. Una nativa americana, di 24 anni, Caterina Tekakwhita, figlia di un capotribù pagano, vissuta dal 1656 al 1680. Sua madre era cristiana e lei, nonostante le sofferenze e le persecuzioni, mantenne integra la sua identità battesimale, diventando esemplare non solo per i cattolici, ma per tutti i nativi americani. Lo stesso si può dire di un giovane catechista filippino, Pietro Calungsod, anch'egli vissuto nel 1600 e morto martire a 18 anni. Due testimonianze che mostrano come i giovani -- sia uomini che donne -- siano esponenti a pieno titolo della santità cristiana, a qualsiasi cultura appartengano. Sono capaci di vivere il Vangelo in modo integrale fino a donare la propria vita. Ma nel mese di ottobre ci sarà anche un'altra celebrazione importante.


Di che cosa si tratta?


Il 7 ottobre, all'apertura del Sinodo, nella basilica di San Pietro saranno proclamati due nuovi dottori della Chiesa: san Giovanni d'Ávila, un grande formatore di sacerdoti conosciuto soprattutto in America Latina, e Ildegarda di Bingen, una badessa benedettina, grande mistica e personaggio dalla cultura enciclopedica. Molto conosciuta in Germania, soprattutto per gli aspetti più comprensibili alla cultura laica, come la musica o la conoscenza delle piante. Per la Chiesa è importante la sua esemplarità di vita e la sua dottrina spirituale e teologica. Veramente una bella figura. 
La sua richiesta di dottorato fu avanzata dall'episcopato tedesco alla fine degli anni Settanta. Abbiamo anche ritrovato nell'archivio uno scritto firmato da tutti i vescovi tedeschi: la terza firma è quella dell'allora cardinale Joseph Ratzinger. 
Il Papa, il 10 maggio, ha promulgato il decreto della canonizzazione equipollente di Ildegarda, cioè dell'estensione del suo culto liturgico a tutta la Chiesa.


(©L'Osservatore Romano 4 luglio 2012)

Nessun commento: