domenica 15 luglio 2012

Messa del Papa a Frascati: l'annuncio di Cristo è per la verità non il consenso. I cristiani rileggano il Concilio (Radio Vaticana)


Messa del Papa a Frascati: l'annuncio di Cristo è per la verità non il consenso. I cristiani rileggano il Concilio


Annunciare Cristo “senza essere preoccupati di avere successo”, anzi con la consapevolezza che “gli inviati di Dio spesso non vengono accolti bene”. Lo ha affermato questa mattina Benedetto XVI all’omelia della Messa celebrata davanti alla cattedrale di Frascati. Il Papa ha anche invitato i cristiani a “rileggere il Concilio” per riscoprire la “bellezza dell’essere Chiesa”. Di seguito, ampi stralci dell’omelia pronunciata dal Pontefice:


“Nel Vangelo di questa domenica, Gesù prende l’iniziativa di inviare i dodici Apostoli in missione (cfr Mc 6,7-13). In effetti il termine «apostoli» significa proprio «inviati, mandati». La loro vocazione si realizzerà pienamente dopo la risurrezione di Cristo, con il dono dello Spirito Santo a Pentecoste. Tuttavia, è molto importante che fin dall’inizio Gesù vuole coinvolgere i Dodici nella sua azione: è una specie di «tirocinio» in vista della grande responsabilità che li attende. Il fatto che Gesù chiami alcuni discepoli a collaborare direttamente alla sua missione, manifesta un aspetto del suo amore: cioè, Egli non disdegna l’aiuto che altri uomini possono recare alla sua opera; conosce i loro limiti, le loro debolezze, ma non li disprezza, anzi, conferisce loro la dignità di essere suoi inviati. Gesù li manda a due a due e dà loro istruzioni, che l’Evangelista riassume in poche frasi. La prima riguarda lo spirito di distacco: gli apostoli non devono essere attaccati al denaro e alle comodità. Gesù poi avverte i discepoli che non riceveranno sempre un’accoglienza favorevole: talvolta saranno respinti; anzi, potranno essere anche perseguitati. Ma questo non li deve impressionare: essi devono parlare a nome di Gesù e predicare il Regno di Dio, senza essere preoccupati di avere successo. (...)


La prima Lettura proclamata ci presenta la stessa prospettiva, mostrandoci che gli inviati di Dio spesso non vengono accolti bene. Questo è il caso del profeta Amos, mandato da Dio a profetizzare nel santuario di Betel, un santuario del regno d’Israele (cfr Am 7,12-15). Amos predica con grande energia contro le ingiustizie, denunciando soprattutto i soprusi del re e dei notabili, soprusi che offendono il Signore e rendono vani gli atti di culto. Perciò Amasia, sacerdote di Betel, ordina ad Amos di andarsene. Egli risponde che non è stato lui a scegliere questa missione, ma il Signore ha fatto di lui un profeta e lo ha inviato proprio là, nel regno d’Israele. Pertanto, sia che venga accettato sia che venga respinto, egli continuerà a profetizzare, predicando ciò che Dio dice e non ciò che gli uomini vogliono sentirsi dire (…)


Similmente, nel Vangelo, Gesù avverte i Dodici che potrà accadere che in qualche località vengano rifiutati. In tal caso dovranno andarsene altrove, dopo aver compiuto davanti alla gente il gesto di scuotere la polvere sotto i piedi, segno che esprime il distacco in due sensi: distacco morale – come dire: l’annuncio vi è stato dato, siete voi a rifiutarlo – e distacco materiale – non abbiamo voluto e non vogliamo nulla per noi (cfr Mc 6,11). L’altra indicazione molto importante del brano evangelico è che i Dodici non possono accontentarsi di predicare la conversione: alla predicazione si deve accompagnare, secondo le istruzioni e l’esempio dati da Gesù, la cura dei malati (…) La missione apostolica deve sempre comprendere i due aspetti di predicazione della parola di Dio e di manifestazione della sua bontà con gesti di carità, di servizio e di dedizione.


La seconda Lettura odierna ci mostra la fecondità della missione dei Dodici. Infatti, in questo stupendo inno che apre la Lettera agli Efesini l’apostolo Paolo rende grazie a Dio perché «ci ha benedetti con ogni benedizione spirituale nei cieli in Cristo» (1,3). L’esperienza dei Dodici in Galilea è stata l’anticipazione di una missione più vasta, che – come dicevamo – è avvenuta dopo la risurrezione di Gesù, e di una predicazione più ricca, che ha fatto prendere coscienza del grande disegno divino di salvezza. Dio non improvvisa i suoi doni, ma li prepara per tempo. Paolo ci ricorda che «in lui [Cristo] Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo» (v. 4). Il progetto originario di Dio è quello di comunicare all’uomo la sua grazia; per questo Egli ha creato il mondo e ha creato noi, per poterci comunicare il suo amore e farci vivere in comunione con Lui. Questo amore gratuito di Dio ha procurato la redenzione, la salvezza dei peccatori. Nel sangue di Cristo otteniamo la remissione dei peccati, secondo la ricchezza del suo amore generoso, abbondantemente riversato su di noi. La nostra esistenza cristiana è pertanto ricca di promesse e di speranza, perché siamo stati fatti eredi, siamo predestinati a vivere pienamente ed eternamente nella comunione con Dio.
Cari fratelli e sorelle, rendo grazie a Dio che mi ha mandato oggi a ri-annunciarvi questa Parola di salvezza! Una Parola che è alla base della vita e dell’azione della Chiesa, anche di questa Chiesa che è in Frascati. Il vostro Vescovo mi ha informato circa l’impegno pastorale che maggiormente gli sta a cuore, che è in sostanza un impegno formativo, rivolto prima di tutto ai formatori: formare i formatori. E’ proprio quello che ha fatto Gesù con i suoi discepoli: li ha istruiti, li ha preparati, li ha formati anche mediante il «tirocinio» missionario, perché fossero in grado di assumere la responsabilità apostolica nella Chiesa. E’ bello ed entusiasmante vedere che, dopo duemila anni, portiamo avanti ancora questo impegno formativo di Cristo! Nella comunità cristiana, questo è sempre il primo servizio che i responsabili offrono: a partire dai genitori, che nella famiglia compiono la missione educativa verso i figli; pensiamo ai parroci, che sono responsabili della formazione nella comunità, ma a tutti i sacerdoti, nei diversi campi di lavoro: tutti vivono una prioritaria dimensione educativa; e i fedeli laici, oltre al ruolo già ricordato di genitori, sono coinvolti nel servizio formativo con i giovani o gli adulti, come responsabili nell’Azione Cattolica e in altri movimenti ecclesiali, o impegnati in ambienti civili e sociali, sempre con una forte attenzione alla formazione delle persone. Sulla responsabilità dei laici insistette il Servo di Dio Papa Paolo VI quando venne qui a Frascati il 1° settembre 1963. Disse che essa non deriva «soltanto dalla necessità di allungare le braccia del sacerdote che non arriva a tutti gli ambienti e non riesce a sostenere tutte le fatiche. E’ data da un qualche cosa di più profondo e di più essenziale, dal fatto cioè, che anche il laico è cristiano» (Insegnamenti di Paolo VI, I [1963], 570). Tutti siamo responsabili, tutti siamo corresponsabili.


Il Signore chiama tutti, distribuendo diversi doni per diversi compiti nella Chiesa. Chiama al sacerdozio e alla vita consacrata, e chiama al matrimonio e all’impegno come laici nella Chiesa stessa e nella società. Importante è che la ricchezza dei doni trovi piena accoglienza, specialmente da parte dei giovani; che si senta la gioia di rispondere a Dio con tutto se stessi, donandola nella via del sacerdozio e della vita consacrata o nella via del matrimonio, due vie complementari che si illuminano a vicenda, si arricchiscono reciprocamente e insieme arricchiscono la comunità. La verginità per il Regno di Dio e il matrimonio sono entrambe vocazioni, chiamate di Dio a cui rispondere con e per tutta la vita. Dio chiama: occorre ascoltare, accogliere, rispondere. Come Maria: Eccomi, avvenga di me secondo la tua parola (cfr Lc 1,38).


Anche qui, nella comunità diocesana di Frascati, il Signore semina con larghezza i suoi doni, chiama a seguirlo e a prolungare nell’oggi la sua missione. Anche qui c’è bisogno di una nuova evangelizzazione, e per questo vi propongo di vivere intensamente l’Anno della Fede che inizierà ad ottobre, a 50 anni dall’apertura del Concilio Vaticano II. I Documenti del Concilio contengono una ricchezza enorme per la formazione delle nuove generazioni cristiane. Con l’aiuto dei sacerdoti e dei catechisti, rileggeteli, approfonditeli, e cercate di metterli in pratica nelle parrocchie, nelle associazioni e nei movimenti. Riscoprite la bellezza di essere Chiesa, di vivere il grande «noi» che Gesù ha formato intorno a sé, per evangelizzare il mondo: il «noi» della Chiesa, mai chiuso, mai ripiegato su di sé, ma sempre aperto e proteso all’annuncio del Vangelo. 


Cari fratelli e sorelle di Frascati! Siate uniti tra voi e al tempo stesso aperti, missionari. Rimanete saldi nella fede, radicati in Cristo mediante la Parola e l’Eucaristia; siate gente che prega, per rimanere sempre legati a Cristo, come tralci alla vite, e al tempo stesso andate, portate il suo messaggio a tutti, specialmente ai piccoli, ai poveri, ai sofferenti. In ogni comunità vogliatevi bene tra voi, non siate divisi ma vivete da fratelli, perché il mondo creda che Gesù è vivo nella sua Chiesa e il Regno di Dio è vicino. I Patroni della Diocesi di Frascati sono due Apostoli: Filippo e Giacomo, due dei Dodici. Alla loro intercessione affido il cammino della vostra Comunità, perché si rinnovi nella fede e ne dia chiara testimonianza con le opere della carità".


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5 commenti:

Fabiola ha detto...

Raffaella carissima, sei finita anche nella telecronaca da Frascati di TV 2000, anche qui citazione della "critica preventiva" del "dissenso cattolico". Di Giacomo non ha citato esplicitamente il blog ma ne ha parlato diffusamente e con toni di decisa riprovazione.
Sempre più essenziale, il vostro lavoro!

Raffaella ha detto...

Grazie Fabiola :-)
Se l'Angelus si fosse tenuto a Frascati la figuraccia sarebbe stata doppia...
R.

Anonimo ha detto...

Siete stati rimbrottati..fatemi capire i vostri enigmi e quelli di Di Giacomo...

Raffaella ha detto...

Eh?
R.

gemma ha detto...

l'unico enigna qua è il tuo commento, anonimo delle 17.04. Rimbrottati da chi?