domenica 8 luglio 2012

Lunedì Benedetto XVI a Nemi visita la casa dei verbiti dove nel 1965 lavorò alla stesura dell'«Ad gentes» (Biccini)


Lunedì Benedetto XVI a Nemi visita la casa dei verbiti dove nel 1965 lavorò alla stesura dell'«Ad gentes»


Foto di gruppo con giovane teologo


di Gianluca Biccini


Una foto di gruppo del lontano 1965 ritrae la plenaria della commissione conciliare delle missioni riunita a Nemi, nel centro della Società del Verbo Divino (Steyler Missionare), per la redazione dello schema del decreto Ad gentes del Vaticano II. Vi si riconosce tra gli altri, defilato, in piedi negli ultimi posti sul lato destro, il trentottenne teologo bavarese destinato a diventare Benedetto XVI. 
Quarantasette anni dopo Joseph Ratzinger torna da Papa in quegli stessi luoghi, sulle sponde del «vitreo lago» dallo «specchio ovale» descritto da Lord Byron. La visita -- come annunciato nei giorni scorsi -- si svolge lunedì mattina, 9 luglio. E avrà carattere privato come quelle precedenti di Giovanni XXIII il 23 agosto 1962 (esattamente cinquant'anni fa) e di Paolo VI il 6 settembre 1965: entrambi lasciarono in dono un calice. Dalla vicina residenza estiva di Castel Gandolfo, il Pontefice raggiungerà in automobile la struttura, che oggi si chiama Centro Ad Gentes, proprio in ricordo di quella storica riunione della commissione conciliare. 
Ad accoglierlo, ci saranno il superiore generale eletto dei verbiti, il tedesco Heinz Kulüke, e quello uscente, Antonio Pernia; il procuratore generale Giancarlo Girardi, la comunità della curia generalizia di Roma e i 150 partecipanti al diciassettesimo capitolo generale che, apertosi lo scorso 17 giugno, concluderà i lavori il 15 luglio prossimo. Giunti da tutto il mondo, appartengono a ben 65 province religiose della Società -- fondata da Arnold Janssen (1837-1939) in pieno Kulturkampf bismarckiano -- in rappresentanza dei 6.015 confratelli oggi presenti nei cinque continenti.
Con le sue quattro cappelle e la grande sala conferenze, la casa sulla via dei Laghi è un luogo di formazione permanente per i verbiti, per gli altri membri della famiglia religiosa, per i loro compagni di evangelizzazione, ma anche un centro di spiritualità per i ritiri formativi di altri gruppi religiosi e laicali di ispirazione missionaria. Esiste dal 1962 come casa del terziato della Società del Verbo Divino. Padre Fritz Bornemann, in una storia della congregazione («Analecta» 55, Roma, 1981) ne fa risalire l'idea originaria al 1898, quando il fondatore prescrisse un rinnovamento speciale di circa cinquanta giorni per i sacerdoti ordinati già da alcuni anni. 
Nel 1922, il superiore generale Wilhelm Gier stabilì una norma ad hoc nelle costituzioni, da applicarsi non solo ai preti ma a tutti i confratelli della Società missionaria. Ciò avvenne nel concreto solo due volte (nel 1928 e nel 1930) a Sankt Augustin, in Germania. 
Fu solo dopo la seconda guerra mondiale, nel 1947, che il capitolo generale richiamò di nuovo all'applicazione della norma delle Costituzioni, la quale rimase però lettera morta per oltre dieci anni. Bisognò attendere il 1958 quando il nuovo superiore generale Johannes Schütte decise di renderla effettiva, attraverso la costruzione di una casa centrale a Roma, aperta a tutti i membri della congregazione. L'anno seguente furono acquistati venti ettari di terreno presso la cittadina lacustre sui Colli Albani. E subito iniziò l'edificazione di una residenza per ottanta ospiti. Il primo corso si tenne, in lingua inglese, proprio nel 1962, da maggio a dicembre. Fu lo stesso padre Schütte a benedire la struttura alla presenza del cardinale verbita Thomas Tien e di 23 vescovi della congregazione che si trovavano a Roma per il concilio. Per questo l'attenzione dei primi corsi fu rivolta all'aggiornamento della teologia, della spiritualità, della missionologia e dell'attività pastorale nell'atmosfera del Vaticano II. 
Durante quegli anni i documenti conciliari -- in particolare il decreto Ad gentes -- divennero oggetto di studio e di dibattito. In pratica, i primi corsi costituirono una sorta di «ritorno alle origini» del documento conciliare, che era stato redatto proprio nella casa di Nemi. 
Una ricostruzione di quelle concitate giornate è stata offerta di recente dal verbita Stephen Bevans, coautore assieme a Jeffrey Gross di un libro intitolato Evangelization and Religious Freedom (New York, Paulist Press, 2009), dove si documenta la genesi del decreto sull'attività missionaria della Chiesa Ad gentes (Bevans), e quella della dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis humanae (Gross). Nel primo caso si trattò di una storia «inusitatamente turbolenta», poiché solo nella terza sessione del concilio (ottobre-dicembre 1964) il progetto dello schema approdò al dibattito dell'aula conciliare, ma fu rimandato dai padri alla commissione, che ricevette il mandato di elaborarne uno nuovo. Allo scopo fu costituita una sottocommissione guidata da padre Schütte e composta, oltre che da lui stesso, da quattro vescovi, con l'assistenza di cinque periti, tra i quali il sessantunenne Yves Congar e il giovane Joseph Ratzinger. Il gruppo (tranne quest'ultimo impossibilitato a essere presente) si riunì dal 12 al 26 gennaio 1965 nella casa dei verbiti a Nemi. Il futuro Pontefice fu invece presente a Nemi, durante la seduta plenaria della commissione che, riunitasi dal 29 marzo al 3 aprile, sotto la presidenza del cardinale armeno Gregorio Pietro Agagianian -- tra i suoi membri monsignor Fulton Sheen, allora vescovo ausiliare di New York, di cui lo scorso 28 giugno sono state riconosciute le virtù eroiche -- emanò lo schema del decreto poi presentato in aula dallo stesso padre Schütte e approvato dall'assemblea il successivo 7 dicembre. Con 2.394 voti favorevoli e solo 5 contrari, fece registrare il più ampio consenso tra i documenti del Vaticano II.


(©L'Osservatore Romano 8 luglio 2012)

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