domenica 22 luglio 2012

Ieri sono stati concessi gli arresti domiciliari a Paolo Gabriele, ma l’inchiesta «Vatileaks» sembra ormai arrancare (Galeazzi)


Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:


PAOLO GABRIELE ORA È IN LIBERTÀ PROVVISORIA NEL SUO APPARTAMENTO IN VATICANO


Il maggiordomo del Papa agli arresti domiciliari


Dopo due mesi esce dal carcere: “Voglio chiedere scusa”


GIACOMO GALEAZZI


CITTÀ DEL VATICANO


Paolo Gabriele è accusato di aver portato fuori dall’appartamento del Papa carte segrete. Dopo sessanta giorni in isolamento, di certa c’è solo la «libertà provvisoria». 
Per il resto, il quadro di eventuali complicità e mandanti resta una nebulosa, malgrado nessuno in Curia ritenga che l’ex maggiordomo papale abbia agito da solo. 
Ieri sono stati concessi gli arresti domiciliari a Paolo Gabriele, ma l’inchiesta «Vatileaks» sembra ormai arrancare e, tra omertà e ricostruzioni parziali, l’auspicata operazione di pulizia appare sempre più un percorso ad ostacoli. Non c’è ancora traccia della «glasnost» annunciata nei sacri palazzi come reazione a infedeltà e tradimenti che hanno funestato il pontificato ratzingeriano della «purificazione». La Santa Sede si affida ad una nota. «Venute meno dopo l’interrogatorio le esigenze istruttorie per la permanenza dell’imputato in stato di arresto», il giudice istruttore Piero Bonnet «ha disposto il beneficio», con «idonee garanzie». 
L’aiutante di camera accusato di aver trafugato carte private del Pontefice «risiederà nella sua abitazione, con la famiglia, in Vaticano». E dovrà osservare «quanto disposto dal giudice» per i contatti con l’esterno. prossimi passi del procedimento, attesi «nello spazio di alcuni giorni», saranno la requisitoria del pm sul reato di furto aggravato e la sentenza di rinvio a giudizio o di assoluzione. Intanto la Commissione cardinalizia che indaga sullo scandalo «ha fatto avere nei giorni scorsi al Santo Padre il rapporto conclusivo dei suoi lavori». Per l’ex maggiordomo il primo termine di custodia cautelare, trascorsi i 50 giorni di detenzione, era scaduto il 12 luglio, ma il giudice aveva stabilito una proroga per arrivare alla chiusura dell’istruttoria formale.
Nell’ultima settimana Bonnet, insieme al procuratore di giustizia vaticano Nicola Picardi, ha raccolto altre testimonianze, ha fatto ulteriori verifiche sui documenti e, infine, ha sentito ieri Gabriele alla presenza degli avvocati difensori Carlo Fusco e Cristiana Arrù (che in serata hanno commentato: «Siamo pronti ad affrontare il processo»). «Paoletto», durante l’istruttoria, ha «ampiamente collaborato con gli inquirenti», che però si sarebbero limitati alle sue personali responsabilità, senza la ricerca di possibili complici, a cominciare dai naturali referenti per la pubblicazione dei documenti sui mass media e cioè i giornalisti. Parallelamente, con le audizioni, è stato ultimato anche il lavoro della Commissione cardinalizia, il cui rapporto è adesso nelle mani di Benedetto XVI, che ne deve trarre le conclusioni. Le audizioni hanno riguardato anche alcuni cardinali ed hanno compreso un colloquio con Gabriele. Il Pontefice ha l’ultima parola anche per quanto riguarda la vicenda penale: in qualsiasi momento, sia prima che dopo processo e sentenza, potrebbe balenare un provvedimento di grazia. Se si arriverà a un pubblico dibattimento, sarà non prima di ottobre.
Un processo storico, di risonanza mondiale, in cui l’imputato è un maggiordomo «infedele» e la parte lesa è niente meno che il Papa.I legali escludono «nella maniera più categorica» che Gabriele abbia agito per denaro: «Non ha ricevuto né soldi né benefici personali indiretti». Inoltre, «non ci sono reti né complotti interni o esterni al Vaticano che fanno riferimento a lui».Ha manifestato «il desiderio di chiedere perdono al Papa» (ma ora «bisognerà valutare l’opportunità di un tale gesto»). E «le motivazioni che lo hanno mosso sono tutte di carattere interiore». Quindi «ha agito da solo, senza l’aiuto di altre persone». I suoi legali «presumono» il rinvio a giudizio. In Curia molti sperano che tutto avvenga senza alzare troppa polvere, circoscrivendo il quadro delle responsabilità invece di approfondirlo. Intanto «Paoletto» ha il «divieto di comunicare con persone diverse da quelle con le quali coabita o lo assistono. "Ha collaborato con gli inquirenti ma si cercano ancora complici e mandanti"

Copyright La Stampa, 22 luglio 2012

6 commenti:

laura ha detto...

Non sarei così pessimista circa la possibilità di smascherare i colpevoli. IL Papa saprà come fare, anche se il Vaticano è un campo minato

mariateresa ha detto...

io ho visto arrancare sì, in questa vicenda. Soprattutto i giornalisti.
C'è un abuso di luoghi comuni tale che se ne potrebbero riempire degli interi silos. Quando non si sono raccontate delle balle.

Anonimo ha detto...

"«Paoletto», durante l’istruttoria, ha «ampiamente collaborato con gli inquirenti», che però si sarebbero limitati alle sue personali responsabilità, senza la ricerca di possibili complici"

Raffaella, sono io che comprendo male o qui si dice che i gli inquirenti si sarebbero limitati alle personali responsabilità di Gabriele, ma non avrebbero ricercato possibili complici.
Sto capendo male io?

Raffaella ha detto...

No, comprendi bene.
Non conosciamo pero' tutti gli atti e quindi non possiamo sapere che cosa sia stato detto durante gli interrogatori.
R.

Anonimo ha detto...

scusa: ma non significa che non gli hanno mai chiesto chi sono i loro complici?

Anonimo ha detto...

ma chi l'ha detto che gli inquirenti non hanno fatto domande su eventuali complici? Certo non l'hanno detto gli avvocati in conferenza stampa. E' una supposizione del giornalista, non basata sui documenti (che peraltro nessun giornalista conosce, essendo i verbali rigidamente coperti dal segreto istruttorio)