venerdì 27 luglio 2012

I Papi del Novecento e le Olimpiadi: un secolo di ammirazione per i valori etici dello sport

I Papi del Novecento e le Olimpiadi: un secolo di ammirazione per i valori etici dello sport

L’interesse planetario suscitato gradualmente in epoca moderna dalla ripresa dei Giochi Olimpici non poteva essere ignorato dalla Chiesa. E la prima testimonianza di questa attenzione la si trova nelle parole dei Papi. Da Atene 1896 a Londra 2012, molto spesso l’avvicinarsi della scadenza olimpica ha indotto i Pontefici del Novecento ha dedicare ampie riflessioni ai Giochi in sé e più in generale alla visione cristiana dello sport. Alessandro De Carolis ne ricorda alcune, nel giorno in cui le Olimpiadi di Londra hanno ufficialmente inizio:  

“Non sapete che nelle corse allo stadio tutti corrono, ma uno solo conquista il premio? Correte anche voi in modo da conquistarlo”. È un fatto ben noto che il grande annunciatore del Vangelo fosse un competente conoscitore delle discipline olimpiche della sua epoca e che da esse ne ricavasse metafore di pronta presa per far comprendere ai primi cristiani in che modo tendere all’“alloro” della fede. San Paolo è, a ragione, il primo a creare un legame fra sport e Chiesa, quando il primo non si chiamava ancora così e la seconda viveva la sua alba. Con il Novecento, secolo in cui lo sport, grazie anzitutto alle Olimpiadi, comincia ad accendere passioni globali, anche i Papi iniziano a soppesarne la portata di fenomeno sociale di massa. Ma non ne tralasciano mai la dimensione etica più elevata, come sottolineerà ad esempio Giovanni XXIII nell’udienza agli atleti di 83 nazioni che riceve nell’agosto 1960, quando su Roma, assieme alla Cupola di San Pietro, svettano i cerchi olimpici:

“Olympiorum certaminum decursu omnibus vos…

Nello sviluppo delle competizioni olimpiche darete a tutti un esempio di sana competizione, senza invidia e spirito di contesa, nella lotta che mostrerà la costanza e allegria serena, modesta vittoria, anche, consegnato nel lato successo, le difficoltà tenaci e si rivelerà come atleti veri e vedrete gli spettatori innumerevoli la verità del vecchio proverbio che ha raccomandato: una mente sana in corpo sano”. (Udienza agli atleti olimpici, 24 agosto 1960)

Un ammonimento paterno, quasi da saggio allenatore quello del “Papa Buono”, ma pieno di un’ammirazione analoga a quella che mostrerà Paolo VI, nel luglio 1976, a Olimpiadi di Montréal appena iniziate. Una conferma che San Paolo ha fatto scuola e che duemila anni dopo il magistero più alto continua a considerare la sport fonte di efficaci parallelismi tra agone del corpo e quello dell’anima:

“La sfera delle virtù naturali penetri quella degli esercizi fisici e conferisca loro un valore umano superiore, quello morale, fino a raggiungere quello sociale, internazionale, facendo delle Olimpiadi quasi una celebrazione dell’amicizia fra i Popoli, una festa di Pace”. (Angelus, 18 luglio 1976)

Il giovane Giovanni Paolo II, altro uomo di Chiesa che sa bene cosa sia lo sport, non si distacca ovviamente dall’offrire una lettura cristiana del fenomeno, ma la sua è una visione più vicina ai nostri tempi, in cui esaltazione delle virtù sportive e denuncia di ciò che può corromperle sono facce della stessa medaglia. È il 1982 e davanti a lui sono i vertici del Comitato olimpico internazionale:
““Comme manifestation de l’agir de l’homme…Come manifestazione dell’agire dell’uomo, deve essere una scuola autentica e un’esperienza continua di lealtà, sincerità, fair-play, sacrificio, coraggio, tenacia, solidarietà, disinteressamento, rispetto! Quando, nelle competizioni sportive, vincono la violenza, l’ingiustizia, la frode, la sete di guadagno, le pressioni economiche e politiche, le discriminazioni, allora lo sport è relegato al rango di uno strumento di forza e denaro”. (Discorso al Comitato olimpico internazionale, 27 maggio 1982)

Il suggello più recente è di Benedetto XVI con il suo augurio a Londra e ai suoi Giochi all’ombra del Big Ben. È lo scorso 22 luglio:

“Le Olimpiadi sono il più grande evento sportivo mondiale, a cui partecipano atleti di moltissime nazioni, e come tale riveste anche un forte valore simbolico. Per questo la Chiesa Cattolica guarda ad esse con particolare simpatia e attenzione. Preghiamo affinché, secondo la volontà di Dio, i Giochi di Londra siano una vera esperienza di fraternità tra i popoli della Terra”.

Copyright Radio Vaticana

1 commento:

mariateresa ha detto...

ot il Vaticano non intende abbozzare e darla su in merito all'università peruviana
http://www.periodistadigital.com/religion/educacion/2012/07/27/el-vaticano-amenaza-con-demandar-a-peru-ante-el-tribunal-de-la-haya-religion-pucp-educacion-universidad.shtml


beh, c'è un'arietta più frizzantina non c'è che dire da un po' di tempo