venerdì 13 luglio 2012

Gabriele resta in cella. La commissione cardinalizia dal Papa la prossima settimana (TMNews)

Indagine Vatileaks prosegue,maggiordomo resta in cella


Se ci sarà un processo non avverrà prima di ottobre prossimo


Città del Vaticano, 12 lug. (TMNews)


Il maggiordomo del Papa resta in cella nonostante oggi siano scaduti i primi cinquanta giorni di carcerazione preventiva per furto aggravato di documenti riservati della Santa Sede. E' quanto ha deciso il giudice istruttore vaticano Piero Antonio Bonnet. La motivazione - ha spiegato il portavoce vaticano Federico Lombardi, che pure ha smentito l'individuazione di complici - è che sono necessarie ulteriori indagini che coinvolgono altre persone.
La carcerazione preventiva nello Stato della Città del Vaticano può essere lunga al massimo 50+50 giorni, come ha spiegato in un briefing con i giornalisti che si è svolto all'inizio della vicenda il giudice vaticano Paolo Papanti Pelletier. Per le fattispecie di reato sinora individuate - furto aggravato - l'accusato rischia al massimo otto anni di detenzione, da scontare verosimilmente in un istituto di pena italiano. Il Pontefice può intervenire in qualsiasi momento per concedere la grazia.
Arrestato lo scorso 23 maggio, oggi scadevano 50 giorni ma - ha spiegato Lombardi ai giornalisti - la magistratura vaticana deve raccogliere ancora "testimonianze" e, solo alla fine, ascoltare ancora una volta l'assistente di camera del Pontefice. I termini della detenzione preventiva sono stati dunque prolungati e il giudice prevede che l'istruttoria potrebbe durare ancora "una decina di giorni". Successivamente - forse ai "primi di agosto" - verrà pubblicata la "sentenza di fine istruttoria" (rinvio a giudizio o proscioglimento) e "un eventuale processo avrà luogo dopo l'estate, da ottobre in poi". Quanto a Paolo Gabriele, chiuso in una delle quattro celle che si trovano nella caserma dei gendarmi vaticani, nei giorni scorsi erano circolate voci di segni di squilibrio psicologico e di perizia psichiatrica. Ma è stato il suo avvocato, Carlo Fusco, a smentire. Il legale, che non ha mai incontrato i giornalisti e si è sempre limitato a parlare tramite sala stampa vaticana (ossia, l'ufficio informazione dello Stato che rappresenta l'accusa nel processo), oggi ha fatto sapere, per bocca di padre Lombardi, che Gabriele "è sereno, è tranquillo e trova conforto nella preghiera".
Nel frattempo la commissione cardinalizia incaricata dal Papa di una parallela indagine - guidata dal cardinale Julian Herranz e composta dai cardinali Slvatore De Giorgi e Jozef Tomko - prevede di concludere le proprie riservate audizioni questa settimana e incontrare il Papa la "prossima settimana" per presentargli le risultanze delle indagini. Le persone ascoltate, una trentina sinora, sono, oltre al maggiordomo del Papa, superiori e impiegati, chierici e laici, nonché altre persone informate dei fatti. Il Vaticano non ha reso nota la loro identità. Il portavoce vaticano, più in generale, ha smentito notizie di stampa circa l'individuazione di tre complici di Gabriele (due funzionari laici della segreteria di Stato e un giornalista), spiegando: "Non credo corrisponda alla esatta descrizione della situazione, si sono sentite delle testimonianze, ma che questo sia perché sono ritenute complici è un altro discorso. Tra l'altro - ha aggiunto Lombardi - allo stato attuale non credo siano stati sentiti giornalisti". Paolo Gabriele rimane l'unico formalmente indagato e non sono partite rogatorie per l'Italia al fine di accertare la posizione di cittadini italiani che possano essere coinvolti nel caso Vatileaks. Padre Lombardi, infine, non ha escluso che, alla fine della vicenda, il Papa decida di rivolgersi direttamente ai fedeli di tutto il mondo analogamente a quanto fatto con i cattolici irlandesi sul caso dello scandalo pedofilia o con i vescovi di tutto il mondo dopo il caso Williamson, il vescovo lefebvriano negazionista a cui fu rimessa la scomunica.


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5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ma padre Lombardi, invece di smentire tutto e di più (facendo talvolta brutte figure), perché non dice semplicemente che non può commentare alcuni fatti che si trovano sotto segreto istruttorio e/o si tratta di informazioni riservate a cui non ha accesso?

Ha già smentito che i complici siano dei cardinali, dei chierici e dei laici! Ci rimangono i gatti e gli alieni.
Qualcuno dovrà pur essere!

Raffaella ha detto...

La sensazione e' che si stia prendendo tempo ed e' particolarmente spiacevole oltre che irritante.
I problemi non si risolvono MAI da soli.
Alcuni documenti trafugati non sono usciti dall'Appartamento Papale ma dalla Segreteria di Stato.
Gabriele non puo' essere, quindi, l'unico colpevole.
Se davvero l'inchiesta arranca e non si trovano i veri responsabili non resta che l'unica, drastica, soluzione: l'azzeramento totale della curia.
R.

Anonimo ha detto...

Non credo l'inchista arranchi, Raffy. Parliamo della Santa Sede non di un gruppetto di dilettanti allo sbaraglio. Secondo me è più probabile siano saltate fuori responsabilità di persone di cui si preferisce tenere nascosto il nome. Insomma, regolamento di conti tutto interno, come da tempo immemore.
Alessia

Raffaella ha detto...

Puo' darsi ma e' un modo di agire che dovrebbe essere superato.
R.

Anonimo ha detto...

Diciamo che ha fatto nomi innominabili di alte sfere e che quindi,per la sua incolumità,deve restare in carcere,per ciò che riguarda i veri colpevoli,perchè lui è solo un esecutore di ordini manipolato,sarà difficile,a mio avviso,fare luce,sono troppi e troppo grossi i pesci della rete e francamente a nessuno conviene vengano fuori(temo)dura lex sed lex,ubi maior minor cessat.