lunedì 23 luglio 2012

Fuga di documenti riservati. Riprovazione della Segreteria di Stato per le false accuse di complicità. Dura nota di padre Lombardi (Radio Vaticana)


Fuga di documenti riservati. Riprovazione della Segreteria di Stato per le false accuse di complicità. Dura nota di padre Lombardi


La Santa Sede reagisce in modo durissimo alle false accuse di complicità sulla fuga di documenti riservati vaticani apparse su due quotidiani. La Segreteria di Stato esprime ferma e totale riprovazione. Dura nota di padre Lombardi contro il quotidiano La Repubblica. Il servizio di Sergio Centofanti.   


Il quotidiano La Repubblica copia quasi letteralmente un servizio apparso più di una settimana fa sul giornale tedesco Die Welt e non ripreso da altre testate per l’evidente infondatezza delle interpretazioni che insinuano gravi sospetti di complicità da parte di alcune persone vicine al Santo Padre. La Segreteria di Stato esprime “ferma e totale riprovazione per tali pubblicazioni, non fondate su argomenti oggettivi e gravemente lesive dell’onorabilità delle persone interessate, da molti anni al fedele servizio del Santo Padre. Il fatto che non siano stati ancora resi noti i risultati delle indagini da parte delle autorità a ciò deputate – afferma la Segreteria di Stato - non legittima in alcun modo la diffusione di interpretazioni e tesi non fondate e false. Non è questa l’informazione a cui il pubblico ha diritto”. 


Padre Lombardi, a sua volta, è molto duro sull’ennesima uscita del quotidiano italiano. L’articolo indica tre persone come corresponsabili della vicenda: il cardinale Paolo Sardi, mons. Josef Clemens e la signora Ingrid Stampa. Se queste persone sono state ascoltate durante le indagini – sottolinea il portavoce vaticano – “non significa in alcun modo” che siano sospettate. Ed è un “fatto di estrema gravità” “gettare simili sospetti – con il rimando in prima pagina del giornale – su persone degne di rispetto, che hanno svolto con impegno molti anni di servizio totalmente dedicato alla persona del Santo Padre”.


“La mia prudenza nel parlare delle indagini e delle persone – prosegue il direttore della Sala Stampa vaticana - è sempre stata motivata dalla stessa ragione: il rispetto del segreto sulle indagini e della comunicazione dei risultati da parte delle legittime istanze nel tempo e nel modo debito, opponendomi ad indiscrezioni parziali e incontrollate i cui risultati deleteri sono sempre evidenti. Certamente non ha alcun senso mettere in collegamento la mia prudenza con quanto affermato oggi in questo articolo”.


Padre Lombardi definisce poi “ipocrita” la seguente affermazione – “fatta per dovere” - che si legge nell’articolo: “Com’è ovvio, per tutti vale la presunzione di innocenza”. “Quanto a un loro ‘allontanamento’ dai loro incarichi – si precisa - il card. Sardi ha terminato il suo compito in Segreteria di Stato quando aveva ormai compiuto i 75 anni, la signora Stampa continua a lavorare in Segreteria di Stato, e Sua Ecc. Clemens è Segretario del Pontificio Consiglio dei Laici da diversi anni ed è falso che abbia ricevuto dal Papa una lettera come quella descritta nell’articolo di Die Welt (lettera a cui Repubblica fa riferimento solo indirettamente)”.


“A questo punto – sottolinea il portavoce vaticano - è giusto far notare come l’informazione data in articoli di Repubblica su tutta questa vicenda sia stata particolarmente – e direi inspiegabilmente – caratterizzata da interventi che ho dovuto ripetutamente e pubblicamente smentire”. Si ricordano alcune occasioni più evidenti: “La presunta intervista (mai esistita) con la moglie di Paolo Gabriele poco dopo l’arresto (27 maggio); l’intervista con un monsignore non identificato in cui si affermava l’esistenza di una (assolutamente inesistente) équipe di ‘relatori’ coordinata da una donna, che doveva riferire direttamente al Papa (28 maggio); l’articolo su un presunto ‘hacker’ (assolutamente inesistente) consulente informatico del Vaticano improvvisamente scomparso (14 giugno); l’indicazione di tre nomi di cardinali che sarebbero stati interrogati dalla Commissione cardinalizia (falso in tutti e tre i casi) (19 giugno). Ora – afferma padre Lombardi - questo articolo copiato in modo praticamente letterale dal tedesco una settimana dopo, che addita intenzionalmente come ‘complici’ tre persone degne di stima e rispetto sembra colmare la misura. In un tema complesso e delicato come questo – conclude il direttore della Sala Stampa vaticana - mi sembra che i lettori di uno dei più diffusi quotidiani italiani meritassero ben altro rispetto della correttezza e della deontologia dell’informazione”.


Copyright Radio Vaticana

4 commenti:

mariateresa ha detto...

questa infilata di palle di Repubblica me la ricordavo in parte. Però.
Bisogna ammettere che siamo in presenza di una vera friggitoria di aria a quanto sembra.
Stamattina alla rassegna stampa di Radio Radicale l'ottimo Bordin notava "lo scoop" di Ansaldo e sottolineava che su Repubblica sul corvo erano usciti degli articoli con argomenti non trattati da nessun altro e da nessuna'altra parte.
Ehehehehe , proprio questo avrebbe dovuto suggerire cautela...

Anonimo ha detto...

Sappiamo che Ansaldo adora inventare i dialoghi in privato del Papa e l'articolo è evidentemente plagiato (Giornalettismo tradusse il Welte già il 16 luglio). Oltretutto, c'è la sfacciataggine di espressioni come «è celebre fre le Mura leonine la sua gelosia...»; «anche i passeri sul tetto del Vaticano sanno dell'invidia nutrita da...»; «sono infine ben note le relazioni di lavoro e di amicizia tra...». Se tutto era così arcinoto, caro Ansaldo, perché avete blaterato per mesi contro Sodano e solo dopo l'articolo di Badde questi emeriti sconosciuti diventano famosissimi?

Fatta la premessa, resta da dimostrare che i sospetti siano infondati. Izzo aveva ipotizzato una persona verso cui Gabriele avesse debito di gratitudine (Sardi?). Nuzzi ha detto che uno dei corvi è l'autore di alcuni documenti da lui raccolti (Clemens?).

JP

Alberto ha detto...

Un fantasma si aggire per l'Occidente...troppo glorioso sarebbe apparso il Pontificato di Pap Benedetto XVI che in sette anni di governo ha messo mano a problemi irrisolti ...ecco perché la guerra contro il Papa e i suoi fedeli collaboratori.
In questi anni Il Papa ha governato in una foresta inselvatichita da cinquant'anni di malgoverno.
Da storico faccio una analisi veritiera:Giovanni XXIII si preoccupava solo del volemose bene,l'amletico Paolo VI si barcamenava ma non decideva,Giovanni Paolo II coi suoi vagabondaggi pensava ad altro e lasciava governare la camarilla polacca...questi tre han lasciato a Benedetto solo spazzatura e macerie!
Il Papa andrebbe non solo difeso,ma i giornalisti non hanno coscienza, e ammirato per quel che ha fatto e fa!

Eugenia ha detto...

completamente condivido e sottoscrivo il tuo post Alberto