domenica 1 luglio 2012

Don Puglisi, il postulatore: la verità è infine emersa (Izzo)

DON PUGLISI: POSTULATORE, LA VERITA' E' INFINE EMERSA


Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 1 lug. 



"Nei 19 anni che ci separano dall'assassinio di padre Pino Puglisi, da quel 15 settembre del 1993, la verita' e' infine emersa". Lo scrive su Avvenire il postulatore della causa di beatificazione del sacerdote palermitano ucciso dalla mafia, che e' l'arcivescovo di Catanzaro Vincenzo Bertolone. Nell'editoriale pubblicato dal quotidiano cattolico, il presule lega la verita' del martirio di Puglisi riconosciuta giovedi' scorso dal Papa a "quella giudiziaria, vergata con inchiostro indelebile dalla Cassazione", per la quale "l'omicidio fu deciso dai fratelli Giuseppe e Filippo Graviano per mettere a tacere un sacerdote scomodo, socialmente impegnato, che col suo ministero di pastore di anime, di formatore di coscienze cristiane, soprattutto di quelle dei fanciulli, li ridicolizzava sottraendo loro manovalanza, prestigio e potere, come del resto sprezzantemente li rimproverava uno dei capi indiscussi di Cosa Nostra, Leoluca Bagarella".
"Chi diede l'ordine di ucciderlo - spiega monsignor Bertolone - lo fece non per eliminare un pericoloso nemico, alla stregua di magistrati, giornalisti, esponenti delle forze dell'ordine e della societa' civile, ma per cercare di fermare un luminoso testimone di fede". E "adesso, dopo un lungo e complesso processo canonico" arriva, il decreto con cui Papa Benedetto "riconosce il martirio in odium fidei del sacerdote e ne autorizza l'auspicata beatificazione".
"Puglisi - commenta l'arcivescovo postulatore - era persona tutta di un pezzo, agiva umilmente, con semplicita', senza cercare visibilita', antieroe: annunciava e proclamava l'Unico Necessario, il Padre Nostro. E fu proprio l'essere un uomo libero, armato della sola forza della Parola, a costargli la vita, giustiziato dall'odio che i mafiosi nutrivano verso il suo munussacerdotale". "La sua figura - conclude Bertolone sul quotidiano della Cei - riveste un ruolo di grande importanza per la societa' civile, per la Chiesa universale, in particolare per la Chiesa palermitana e siciliana e per tutte quelle che si confrontano sul proprio territorio con le organizzazioni criminali, perche' il suo sacrificio ha svelato il grande inganno della mafia, sedicente portatrice di religiosita'. Il suo esempio e' stato ed e' cosi' forte da aver attraversato il tempo: nei 19 anni trascorsi, Brancaccio, Palermo, la Sicilia, l'Italia, il mondo non lo hanno dimenticato. Centinaia sono le strade, le scuole, le piazze che portano il suo nome". 



© Copyright (AGI)

Nessun commento: