venerdì 6 luglio 2012

Didascalia su Pio XII, Di Segni polemizza con lo Yad Vashem che risponde "per le rime": nessuna pressione, pubblicate nuove ricerche (Lomonaco)


Su segnalazione di Eufemia leggiamo:


ANSA/ SHOAH: PIO XII; POLEMICA FRA RAV DI SEGNI E YAD VASHEM


ISTITUTO, NESSUNA PRESSIONE; RABBINO, PUBBLICATE NUOVE RICERCHE
   
(di Massimo Lomonaco)  


(ANSA) - GERUSALEMME, 6 LUG 


La dichiarazione piu' articolata e sfumata sull'operato di Pio XII durante la Shoah che il Sacrario della memoria Yad Vashem di Gerusalemme ha appena collocato nel proprio museo continua ad alimentare discussioni: questa volta la contrapposizione e' fra l'istituzione e Riccardo Di Segni, rabbino capo della Comunita' di Roma, che nell'ottobre 1943 vide la razzia nazista di circa 1000 ebrei e il loro avvio verso l'annientamento di Auschwitz all'ombra di quello che continua a essere denunciato come 'il silenzio del Vaticano'.
In uno scambio di lettere la direzione di Yad Vashem - che riafferma la volonta' di rafforzare le relazioni con la Comunita' italiana che ''rispetta grandemente'' - ha criticato il commento polemico del rabbino, apparso dopo l'annuncio della riformulazione: negando ogni condizionamento politico e difendendo con fermezza la scelta in nome di una maggior chiarezza e di nuove acquisizioni storiche. Mentre Di Segni ha replicato, non senza irritazione, avanzando dubbi ed evidenziando ''l'impatto di quella decisione'' sulla Comunita'.
Dopo aver ricordato ''la reputazione mondiale'' della propria ''integrita' accademica'', Yad Vashem ha parlato di ''disinformazione'' e ha ribadito al rabbino che il cambiamento e' avvenuto senza ''alcuna pressione o accordo con il Vaticano'': supposizione, questa, definita ''totalmente infondata''. 
L'aggiornamento invece e' dovuto al ''riflesso di ricerche e raccolta d'informazioni in corso'', ha tagliato corto
l'istituzione di Gerusalemme. Elementi - curati dallo scomparso professor David Bankier, gia' capo del prestigioso Istituto di Ricerca sull'Olocausto di Yad Vashem - che avevano spinto fin dal 2009 a convocare a Gerusalemme un seminario internazionale di storici di vario orientamento volto ad approfondire e rivalutare l'azione di Pio XII durante la Shoah.
Proprio le risultanze del  seminario - i cui risultati saranno presto pubblicati, assicura Yad Vashem - hanno
costituito ''la base'' della nuova iscrizione. L'istituzione ha poi aggiunto che sono state tenute in conto le osservazioni dei visitatori del Museo, i quali chiedevano lumi e precisazioni sulle quelle che venivano nel vecchio testo veniva presentato come l'operato ''controverso'' di papa Pacelli.
Nella lettera di Yad Vashem - firmata dagli storici Dan Michman, Dina Porat e Bella Gutterman, massimi vertici scientifici dell'istituzione, e dal consulente Yehuda Bauman, autorita' accademica mondiale negli studi sulla Shoah - si ripercorre punto per punto il nuovo testo, rilevando come esso riporti in ogni modo le accuse sul silenzio imputato a Pacelli e sulla sua presunta ''mancanza morale'', accanto alle ragioni di chi invece lo difende.  E si ribadisce inoltre la sollecitazione di un piena apertura degli archivi vaticani.
Di Segni ribatte evidenziando che se c'e' stato qualche malinteso, esso e' dovuto non a disinformazione, ma alla ''mancanza d'informazioni'' pubbliche da parte di Yad Vashem sulle ultime ricerche: ''Sono passati tre anni'' dal seminario del 2009 e ancora nulla e' stato editato, deplora il rabbino.
''Se avete documenti (nuovi) - incalza - lasciate che anche altri studiosi e il pubblico sappiano. Altrimenti il pubblico, come e' avvenuto ora, restera' turbato da una decisione che appare unilaterale''. ''Prima pubblicate, fate comprendere e poi cambiate, se c'e' una ragione storica - e non politica - per farlo'', e' la sfida di Di Segni.
''Voi - prosegue il religioso - siete un Centro di riferimento per la memoria del popolo ebraico e dovete insegnare in modo chiaro...senza mettere sul medesimo piano critico e morale due opposti punti di vista su un cosi' tragico evento. Vi prego di capire l'impatto della vostra decisione sulle persone della nostra comunita'. Essi non sono storici, hanno sofferto a causa della storia. Possono mutare opinione, ma hanno bisogno - chiude il rabbino - di fatti e documenti''. 


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